Nel podcast di Giulia Salemi, Noemi si racconta senza filtri: tra Sanremo, il peso della maternità mancata e la lotta contro la derealizzazione, emerge il ritratto sincero di una donna che ha scelto di salvarsi.
C’è qualcosa di magico in certe memorie che restano vive, anche quando tutto il resto sembra sfocato. Quando Noemi parla del suo Sanremo del 2012, quello in cui ha cantato “Sono solo parole” scritta da Fabrizio Moro, la voce le si fa più calda. Dice che è stato il suo Sanremo più bello, e lo si capisce da come lo racconta. C’era un podio tutto al femminile, un’immagine forte, potente. Tre donne, ognuna con la propria storia, ma con la stessa forza negli occhi. Quel momento è rimasto inciso non solo nella sua carriera, ma anche nel suo cuore.
E poi arriva il confronto con il presente, con l’ultimo Festival. A Sanremo 2024 le donne in finale erano sparite, come se si fossero sciolte nel tempo. E Noemi non può far finta di niente. Lo dice chiaro: “Vince la canzone, sì, ma a volte il televoto può giocare brutti scherzi alle donne.” Non è rabbia la sua, è consapevolezza. E anche quando ricorda che Vasco Rossi è arrivato ultimo, la sua voce non vacilla: vuole solo dire che Sanremo non può essere la misura del talento. Non sempre.
La maternità che fa male quando non arriva
Parlare di maternità per Noemi non è semplice. E lo ammette con una sincerità che colpisce. Racconta che a trent’anni immaginava già un bambino nella sua vita. Un figlio. Una culla. Invece stava male, dentro. Non si sentiva pronta, e non era solo una questione di tempo, era una questione di equilibrio. Non ce l’aveva. E per questo ha detto di no. Non solo a se stessa, ma anche a Gabriele, l’uomo con cui è sposata dal 2018. “Gli ho negato la paternità,” dice piano. E sono parole che lasciano un’eco.
Quel “no” pesa ancora oggi. Se lo porta addosso come un pensiero che ritorna, soprattutto adesso che la voglia di un figlio sembra più viva di prima. Vorrebbe riprendersi quel sogno, riacciuffarlo con le mani, ma il tempo e il corpo a volte non collaborano. Eppure, anche in questo dolore, Noemi riesce a parlare con un pudore che commuove. Non cerca giustificazioni, solo verità. Una verità che tante donne conoscono e che, detta ad alta voce, diventa conforto.
Quando ti senti un fantasma e non riesci a uscirne
Il 2018, per Noemi, è stato un anno difficile. Sul palco di Sanremo ha cantato “Non smettere mai di cercarmi”, ma dentro si stava spegnendo. L’ultima sera del Festival è crollata in lacrime, sopraffatta da una tristezza che non aveva parole. Si sentiva svuotata, distante da tutto, come se la realtà fosse diventata un sogno opaco. Racconta di aver vissuto una forte derealizzazione, quella sensazione straniante di non essere più dentro alla propria vita. “Ero come un fantasma,” sussurra. La sua mente si era spenta, come per proteggersi da qualcosa di troppo grande.
Ricorda quei giorni come un tempo sospeso, in cui la memoria si perde e l’ansia prende il sopravvento. Ma da lì è iniziata la risalita. Ha chiesto aiuto, si è affidata a uno psichiatra, ha fatto terapia. Non è stato facile, anzi. C’erano giorni bui, pensieri spaventosi, domande dolorose come “Che vivo a fare?”. Eppure, lentamente, la luce è tornata. Noemi ha riscoperto la vita, l’ha ritrovata nella sua musica, nel respiro dei giorni che sembravano persi. E ora lo dice forte: si può uscire dal buio, si può tornare a sentirsi vivi.
Oggi Noemi è una donna che si guarda allo specchio e vede tutte le sue cicatrici, ma non le nasconde più. Le racconta. E proprio questo la rende più forte, più vicina a chi ascolta. Perché nella sua voce c’è una verità che non ha bisogno di filtri: che anche quando ti senti rotto, puoi ricominciare. E che la musica, certe volte, ti salva davvero.