Hollywood cambia rotta: i nuovi rapporti con Trump stupiscono i fan e gli esperti

Hollywood cambia rotta: i nuovi rapporti con Trump stupiscono i fan e gli esperti

Hollywood sta vivendo un cambiamento significativo nelle sue relazioni con Trump, passando da una forte opposizione a una crescente acquiescenza, influenzata da interessi economici e nuove strategie narrative.
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Hollywood cambia rotta: i nuovi rapporti con Trump stupiscono i fan e gli esperti - Gaeta.it

Negli ultimi decenni, Hollywood è stata spesso associata a posizioni progressiste, in particolare al Partito Democratico. Molti artisti e registi hanno espresso critiche aperte nei confronti delle politiche di Donald Trump durante il suo primo mandato. Tuttavia, a sorprendere e destare interrogativi è il recente riassetto delle relazioni tra i principali studi di produzione e Trump stesso, evidenziando una svolta inaspettata nell’atteggiamento di una realtà conosciuta per la sua avversione alle ideologie conservatrici.

L’evoluzione degli studi di produzione

Nel corso del primo mandato di Trump, le aziende di intrattenimento, da Warner Bros. a Disney, hanno preso posizioni chiare contro le sue politiche. Questa opposizione non si limitava a dichiarazioni pubbliche; molti progetti cinematografici, come il film “Don’t Look Up”, mettevano in ridicolo il presidente e la sua amministrazione. L’attuale cambiamento di atteggiamento è divenuto persino più evidente seguendo il secondo insediamento presidenziale di Trump.

Qualche mese prima delle elezioni, Hollywood ha mostrato una notabile ritrosia a produrre opere incentrate sulla figura di Trump. Ad esempio, il film “The Apprentice”, che narra l’ascesa imprenditoriale del presidente, è stato accolto con un silenzio assordante da parte degli studi. Questa mancanza di interesse è proseguita con l’immediato aumento da parte di Amazon di un’offerta stratosferica per una docuserie su Melania Trump, un segnale chiaro di come le aziende stiano cercando vie per avvicinarsi al potere, un fatto assai raro e nuovo nel panorama produttivo.

Gli interessi economici dietro le nuove collaborazioni

Le motivazioni dietro questa nuova strategia si intrecciano con rapporti di potere e timori economici. Jeff Bezos, proprietario di Amazon e del Washington Post, ha mostrato segni di avvicinamento a Trump, scegliendo discrezione per il suo quotidiano. Allo stesso modo, Paramount si trova sotto la nuova proprietà di David Ellison, il quale non ha mai nascosto il suo supporto al presidente. Questi legami evidenziano un pattern in cui le aziende, temendo ritorsioni, si trovano costrette a riallacciare relazioni con l’amministrazione, fornendo così un ulteriore legame tra il business e la politica.

L’associazione di Amazon con il presidente, poi, dedotta dall’acquisto della docuserie, getta ulteriore luce su come le produzioni intendano non solo riflettere le politiche in atto, ma anche costruire narrazioni che possano essere accolte con favore dal presidente stesso. Le tensioni tra aziende di intrattenimento e l’amministrazione Trump si stanno quindi stemperando, trasformando l’atteggiamento, che fino a oggi era caratterizzato da un’accesa opposizione, in una sorta di acquiescenza.

Cambiamenti nel panorama narrativo

Le produzioni legate a Melania Trump non rappresentano solo un cambio di coerenza, ma aprono a una riflessione più profonda sull’narrativa e la rappresentazione mediatica. Il mondo del cinema, che da sempre gioca un ruolo cruciale nel plasmare le opinioni pubbliche, ora si ritrova a raccontare storie che avvicinano i protagonisti alla figura presidenziale. Dalla scelta di interviste a indagare la vita della First Lady al rientro di Brett Ratner, regista precedentemente escluso per accuse di molestie, il messaggio è forte: Hollywood è pronta ad abbracciare il potere politico, anche a scapito di precedenti posizioni.

La docuserie su Melania Trump, che include interviste e una rappresentazione benevola della vita presidenziale, rappresenta non solo un cambiamento nel tema dei contenuti, ma un affermarsi di un’industria cinematografica sempre più intrecciata con la politica e i suoi attori. Con l’agenzia di sicurezza del presidente allertata sul trattamento riservato al personale governativo, è chiaro che le dinamiche interne di produzione si fanno sempre più complicate e interrelate con il tessuto politico.

L’opposizione del passato e le nuove dinamiche di Hollywood

Nonostante questo spostamento di rotta, resta da chiedersi quale futuro avrà fondamentalmente la narrazione cinematografica americana. Durante il primo mandato di Trump, Hollywood si era eretta frontalmente come bastione contro qualsiasi attacco democratico, usando il suo potere narrativo per esporre le criticità dell’amministrazione. Ora il silenzio di importanti figure dello spettacolo, unito alla rinuncia a posizioni forti, ci pone di fronte a un panorama inedito.

L’Hollywood Reporter ha tentato di chiarire questo gap, evidenziando come pochi rappresentanti del mondo dello spettacolo si siano espressi negativamente riguardo alla rielezione di Trump. A differenza della forte mobilitazione vista otto anni fa, la sensazione è che le celebrità temano repercussioni veicolate da studi legati al potere politico. Questo potrebbe dar vita a una strategia di appeasement, dove le aziende cercano di rendere le proprie produzioni accettabili agli occhi dell’amministrazione per evitare conflitti indesiderati.

La prossima stagione di focus narrativo che Hollywood vorrà intraprendere potrebbe riflettere le sue nuove alleanze e, ancor più, il desiderio di rimanere rilevante nonostante le mutate condizioni di collaborazione con l’amministrazione, evidenziando una riconfigurazione totale del panorama cinematografico e la sua infrastruttura narrativa.

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