La tragedia del Vajont, uno degli eventi più gravi della storia italiana, continua a vivere nella memoria collettiva grazie all’importante decisione di custodire i 5205 documenti processuali presso l’Archivio di Stato di Belluno. Questo annuncio, fatto dal sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, segna un passo significativo nella preservazione della memoria storica legata al disastro avvenuto il 9 ottobre 1963, che costò la vita a 1910 persone. Con la digitalizzazione imminente, il materiale sarà accessibile a tutti, garantendo che la lezione della tragedia non venga dimenticata.
La custodia dei documenti a Belluno
L’importanza della decisione
È stato il sottosegretario Mazzi a comunicare che i documenti processuali relativi alla strage del Vajont resteranno permanentemente a Belluno. In un contesto in cui la memoria storica spesso viene trascurata, questa notizia rappresenta un’opportunità unica per riflettere su quanto accaduto e per fornire un luogo fisico dove la storia può essere vissuta. Il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, ha accolto con favore questa novità, affermando che si tratta di un modo efficace per coltivare la memoria della comunità, specialmente per coloro che hanno subito le conseguenze dirette di quel drammatico evento.
Il processo di digitalizzazione
Dopo un lungo iter di digitalizzazione durato 17 anni, i documenti saranno resi disponibili in rete entro poche settimane. Questo progetto non solo faciliterà l’accesso a informazioni cruciali per studiosi e cittadini, ma permetterà anche a chiunque di avvicinarsi e comprendere meglio la complessità dell’evento e il suo impatto sulla comunità. La digitalizzazione dei documenti è un passo avanti fondamentale, poiché rende possibile una riappropriazione della memoria storica, garantendo che i fatti non vengano mai dimenticati e che si possa continuare a discutere e apprendere da quanto accaduto.
Il contesto storico della tragedia
La catastrofe del 1963
Il disastro del Vajont si verificò il 9 ottobre 1963 a seguito della rottura della diga del Vajont, provocando una catastrofica ondata di fango e acqua che devastò il paese di Longarone. L’evento causò una perdita incalcolabile in termini di vite umane e distruzione materiale. Di 1910 persone decedute, 1.450 erano residenti nel solo abitato di Longarone. Questo trauma collettivo segna profondamente la comunità locale e contribuisce a formare un’identità collettiva che si basa sulla memoria e sulla ricostruzione.
Il processo legale
Il procedimento giudiziario legato al disastro si sviluppò tra novembre 1968 e ottobre 1970 a L’Aquila. Qui, il materiale probatorio raccolto fu oggetto di un’importante opera di archivio e digitalizzazione. Tuttavia, questo processo venne interrotto a causa del terremoto del 2009, che colpì gravemente la città abruzzese. La documentazione, che conta 257 buste provenienti dal Tribunale di Belluno e dal Tribunale e Corte di Appello dell’Aquila, era stata trasferita temporaneamente all’Archivio di Stato di Belluno per garantire la prosecuzione dei lavori archivistici. Con il completamento della digitalizzazione, questi documenti significativi rimarranno fisicamente nella regione e saranno facilmente accessibili.
L’importanza della memoria collettiva
Un patrimonio da preservare
Il dibattito sulla memoria collettiva è centrale quando si parla di tragedie come quella del Vajont. La memoria non è solo un concetto astratto, ma un impegno attivo per le comunità e gli individui. Secondo Mazzi, è essenziale dare un luogo fisico alla storia, affinché le future generazioni possano apprendere e confrontarsi con il passato. In questo contesto, la digitalizzazione del fascicolo processuale rappresenta non solo un’opportunità di studio, ma anche una chiave per mantenere vivo il ricordo di quanto accaduto.
Coltivare la sensibilità dei territori
Il sindaco Padrin ha insistito sul fatto che coltivare la memoria significa anche rispettare la sensibilità dei territori coinvolti, in particolare per i superstiti e le famiglie delle vittime. Questo passo verso la custodia dei documenti è il risultato di una sinergia tra la Fondazione Vajont, il Comune di Longarone e l’Archivio di Stato di Belluno, creando una rete istituzionale fondamentale per tramandare la memoria e proteggere il patrimonio culturale legato al disastro.
In un mondo in cui spesso la storia è trascurata, la decisione di mantenere questi documenti a Belluno assicura che le lezioni del passato continuino a vivere, permettendo una riflessione profonda su temi di responsabilità, comunità e resilienza.