I campi Flegrei: rischi e storia di un complesso vulcanico sotto osservazione

I campi Flegrei: rischi e storia di un complesso vulcanico sotto osservazione

Preoccupazione per i Campi Flegrei dopo le scosse sismiche a Pozzuoli; il monitoraggio evidenzia un’instabilità della caldera, con storici eventi eruttivi che influenzano la geografia e le comunità locali.
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I campi Flegrei: rischi e storia di un complesso vulcanico sotto osservazione - Gaeta.it

La situazione dei Campi Flegrei continua a destare preoccupazione, specialmente dopo le recenti scosse sismiche che hanno scosso la zona di Pozzuoli. Con l’ultimo evento di magnitudo 4,2 registrato il 13 marzo 2025, il monitoraggio di questo complesso vulcanico è tornato in primo piano. Scopriamo le caratteristiche di questo straordinario territorio e il suo passato tumultuoso.

Che cosa sono i campi Flegrei?

I Campi Flegrei rappresentano un sistema vulcanico situato nella regione campana, precisamente nei pressi di Pozzuoli. Questo complesso ha una storia geologica che risale a oltre 60.000 anni. Tra gli eventi che hanno plasmato questi luoghi, si ricordano principalmente due episodi di eruzione catastrofica: l’Ignimbrite Campana, avvenuta circa 39.000 anni fa, e il Tufo Giallo Napoletano, risalente a circa 15.000 anni fa.

Queste due eruzioni sono cruciali nella storia geologica della zona poiché hanno dato origine a una caldera complessa, il cui sviluppo continua a essere sottoposto a studi e discussioni tra gli esperti. La caldera è una depressione che si forma quando il suolo collassa dopo che il magma è stato espulso da un vulcano, dando vita a una conca che può raggiungere diversi chilometri di diametro. Quella dei Campi Flegrei è tra le più grandi al mondo e rappresenta un’importante risorsa per la ricerca vulcanologica.

L’ignimbrite campana: un evento catastrofico

L’eruzione che ha dato origine all’Ignimbrite Campana è considerata la più violenta dell’intera area mediterranea. Quest’evento ha generato enormi correnti piroclastiche che hanno ricoperto netto quasi tutto il territorio campano di una coltre di tufi e ceneri. Questa massa di materiale vulcanico ha fatto sì che l’area di Pozzuoli e il territorio circostante subissero un corposo sprofondamento, creando così la caldera che oggi possiamo osservare. Con il tempo, il mare ha invaso parte di questa depressione, cambiando radicalmente la geografia del luogo.

Nei millenni successivi, l’attività vulcanica si è concentrata all’interno di questa caldera, portando alla nascita di nuovi centri eruttivi e modifica dell’ecosistema locale. Tali cambiamenti non sono solo di rilevanza scientifica, ma hanno anche un impatto significativo sulla vita delle persone che risiedono nella zona, influenzando la loro storia e cultura.

Il tufo giallo napoletano: le conseguenze di un’altra eruzione

Il Tufo Giallo Napoletano ha rappresentato un’altra eruzione di grande impatto, coinvolgendo un’area di circa 1.000 km². Questa eruzione ha dato origine a una caldera più piccola all’interno di quella formata dall’Ignimbrite Campana, ma significativa per le sue conseguenze dirette sull’ambiente circostante. I successivi fenomeni di risorgenza, durati oltre 10.000 anni, hanno portato a un sollevamento del suolo di circa 90 metri.

Questi eventi hanno influito anche sul comportamento dei vulcani nella zona, generando una serie di attività esplosive. È interessante notare che, nel corso della storia recente, sono state registrate oltre 70 eruzioni, per lo più esplosive e intervallate da fasi di tranquillità. Questo susseguirsi di eventi ha avuto ripercussioni sia sul piano geologico che su quello sociale, creando un legame indissolubile tra il vulcano e le comunità.

L’attività vulcanica e il monitoraggio attuale

Attualmente, l’area dei Campi Flegrei è caratterizzata da fenomeni noti come bradismo, che si manifestano attraverso periodici innalzamenti e abbassamenti del suolo. Episodi di sollevamento nette sono stati osservati tra il 1969 e il 1972 e nuovamente tra il 1982 e il 1984, causando l’evacuazione di alcuni residenti.

Nel novembre 2005, si è registrato un incremento significativo nell’innalzamento del suolo, che ha raggiunto circa 115 centimetri, con una velocità di circa 15 mm al mese. Da allora, il livello di allerta nella zona è stato innalzato a giallo, a indicare una preoccupante instabilità della caldera. Le reti di monitoraggio attivate dall’INGV hanno messo in evidenza che il sollevamento presenta una geometria radiale, evidenziando come Pozzuoli resti l’epicentro delle attività vulcaniche. Gli studiosi rimangono vigili, attenti a qualsiasi cambiamento che potrebbe indicare un risveglio dell’attività eruttiva. Ulteriori aggiornamenti seguiranno man mano che la situazione evolverà.

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