I cardinali a roma preparano il conclave puntando su cristianità, dialogo e attenzione agli ultimi

I cardinali a roma preparano il conclave puntando su cristianità, dialogo e attenzione agli ultimi

A Roma, 135 cardinali si preparano al conclave del 7 maggio con la guida spirituale di dom Donato Ogliari, che invita a mettere Cristo al centro della missione della Chiesa cattolica, promuovendo dialogo, umiltà e attenzione ai poveri.
I Cardinali A Roma Preparano I I Cardinali A Roma Preparano I
A Roma, i cardinali si preparano al conclave per eleggere il successore di papa Francesco, guidati dalla meditazione di dom Donato Ogliari che invita a mettere Cristo al centro, promuovere dialogo, umiltà e attenzione ai poveri, affrontando le sfide interne ed esterne della Chiesa con speranza e pazienza. - Gaeta.it

Nel cuore di Roma, si svolge in questi giorni un momento cruciale per la Chiesa cattolica: i cardinali sono riuniti per l’ultima fase di preparazione in vista del conclave che il 7 maggio eleggerà il successore di papa francesco. In una meditazione tenuta dall’abate benedettino dom donato ogliari, si è sottolineata la necessità di riportare al centro della scelta la figura di cristo, affinché la chiesa si presenti come spazio aperto al dialogo e impegnata nel contrasto all’ingiustizia e alla povertà. Tra le sfide più pressanti, non mancano i problemi interni alla chiesa e le grandi tensioni del mondo contemporaneo.

La sesta congregazione generale: un appello a lasciare che lo spirito guidi i cardinali

Lo scorso 29 aprile, nell’aula nuova del sinodo in Vaticano, dom donato ogliari ha aperto la sesta congregazione generale con una meditazione che ha fissato il tono del confronto tra i porporati. Ha invitato i cardinali presenti a concepire il conclave non come un luogo chiuso e isolato ma come un cenacolo aperto a tutto il mondo, dove lo spirito santo diventa “il protagonista principale”. Per dom ogliari lo spirito rinnova e purifica e deve illuminare la discussione tra i cardinali. Il suo intervento ha richiamato i presenti a mantenere la libertà dello spirito come leva per pensare al bene della chiesa e dell’umanità, evitando le lusinghe del potere e delle scorciatoie.

La presenza di 135 cardinali rappresenta una vasta comunità di voci, età e culture diverse, che si apprestano a sostenere un passaggio delicato. È proprio in questa molteplicità che la meditazione ha ripetuto di vedere un’opportunità per generare un dialogo sincero e rispettoso, chiamato ad essere fertile, non un’occasione per scontri o egocentrismi.

La centralità di cristo come fondamento della missione ecclesiale

Don ogliari ha introdotto il suo discorso richiamando l’urgenza di orientare mente e cuore alla figura di cristo. La chiesa, ha spiegato, se perde questa ancoratura diventa solo una struttura vuota, “fredda e sterile”. Cristo deve essere “respiro, bussola e stella polare” per il collegio cardinalizio, in modo che ogni scelta risponda a una missione autentica di annuncio e testimonianza. Il riferimento al rischio di lasciarsi distrarre da “facili vie di fuga” allude al pericolo di trasformare la chiesa in un’istituzione rigida o autoreferenziale.

Questa insistenza sulla centralità di cristo impone anche una disponibilità costante a riposizionarsi, perché l’adesione a questa certezza consente di mantenere vivi lo sguardo e la missione in un tempo denso di sfide e trasformazioni.

Fraternità, umiltà e dialogo: la chiesa come spazio aperto e inclusivo

Durante la meditazione è stata ribadita l’importanza di una chiesa capace di rifarsi a gesti e parole di mitezza, umiltà e misericordia insegnati da gesù. Una chiesa così costituita risulta aperta al confronto, coraggiosa nel farsi voce di chi è invisibile o oppresso, e profetica nel denunciare le ingiustizie. Questi elementi formano un volto della comunità ecclesiale distante da ogni violenza verbale o simbolica, e capace di promuovere “la cultura dell’incontro”, come spesso ricordato da papa francesco.

Il richiamo alla costruzione di ponti invece di muri richiama anche un’attenzione globale, tra popoli e sensibilità diverse, in cui la chiesa non si chiude in se stessa ma si confronta e si rende disponibile alla trasformazione attraverso il dialogo.

Gli ultimi al centro: un imperativo teologico e sociale

Don ogliari ha posto al centro del discorso una questione di grande rilievo: la preferenza verso i poveri e gli esclusi. La chiesa deve presentarsi come “madre e non matrigna” e non perdere il contatto con chi è ai margini. La concettualizzazione della povertà, fatta da papa bergoglio, viene ricordata come dimensione dottrinale e non soltanto sociale o etica.

Questa visione indica che la chiesa, per essere autentica, deve mantenere la capacità di guardare agli ultimi con cuore aperto, anche quando ciò sembra difficile o impossibile da realizzare. Il richiamo riguarda soprattutto i fratelli e sorelle “in umanità” che restano ai bordi delle comunità e meriterebbero maggiore attenzione e solidarietà.

La sinodalità come strada di partecipazione e trasformazione

Nel corso della meditazione non è mancata una riflessione sul cammino sinodale, spesso visto con qualche perplessità ma comunque fonte di partecipazione e rinnovamento in molte realtà del mondo. Per dom ogliari, il processo sinodale è un’occasione per fondere in modo fecondo la chiesa gerarchica con la comunità dei fedeli laici.

Questo percorso può rendere la chiesa più aperta e capace di missione se sorretto da un impegno condiviso e da circoli virtuosi di comunione e dialogo. L’unità tra diversità è vista come un modo per superare tensioni interne e dare voce a una molteplicità di esperienze.

Sfide globali e interne: una chiesa chiamata a confrontarsi con i tempi

Dom ogliari ha dedicato grande attenzione agli ostacoli e problemi che la chiesa deve affrontare. Ha citato la frammentazione antropologica, le guerre, i nazionalismi e le forme di politico-economia fondate sul profitto esclusivo, che minacciano la pace e la stabilità sociale.

Non ha trascurato la devastazione dell’ambiente e i rischi associati alle nuove tecnologie, così come le migrazioni e le difficoltà nella politica a garantire accoglienza e solidarietà. Lo sviluppo di una secolarizzazione forte nei paesi occidentali è uno degli altri fattori di difficoltà segnalati.

Allo stesso tempo ha sottolineato le sfide interne alla chiesa, come gli abusi, la diminuzione delle vocazioni, la difficoltà a parlare un linguaggio comprensibile oggi, e questioni irrisolte sul ruolo delle donne e sul clericalismo. È un quadro complesso, ma il riferimento finale alla presenza del risorto fa capire l’intento di mantenere viva la speranza anche fra le difficoltà.

La pazienza e la speranza come strumenti per guardare al futuro

Un’immagine usata da dom ogliari ha rappresentato la chiesa come argilla plasmata da un vasaio, un lavoro paziente e continuo, capace di produrre qualcosa di significativo anche a partire da forme imperfette. Questa metafora invita a perseverare nonostante le difficoltà e a guardare con speranza al futuro.

La pazienza diventa così parte integrante della speranza, una virtù che non si arrende e mantiene vivo il desiderio di cambiamento. La chiesa, dunque, è chiamata a portare avanti questa attitudine, rimanendo attenta alle sfide senza perdere la fiducia in un domani migliore.

Il richiamo a santa caterina da siena come esempio di dedizione alla chiesa

Nel giorno della festa liturgica di santa caterina da siena, dom ogliari ha invitato i cardinali a prendere come modello la figura della santa. Caterina si è impegnata intensamente per la riforma e l’unità della chiesa, per promuovere la pace e sostenere il papa in momenti difficili.

La sua passione per cristo e la sua tenacia rappresentano un esempio storico di dedizione che può ispirare chi oggi sta preparando il futuro della chiesa. La sua vita testimonia una strada percorsa con amore e dedizione, anche nei momenti di crisi.

Change privacy settings
×