Un importante evento si preannuncia per il 13 gennaio, quando i metalmeccanici delle Marche si mobiliteranno per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Una protesta che ha l’intento di richiamare l’attenzione sui gravi cambiamenti in atto nel settore, soprattutto per quanto concerne la Beko di Fabriano, dove i lavoratori si ritroveranno davanti allo stabilimento a partire dalle 5:30. Gli sviluppi futuri della compagnia potrebbero avere ripercussioni significative sull’occupazione locale, con la possibilità di quasi 400 esuberi.
Il piano industriale di Beko e le sue conseguenze
Il Piano industriale presentato da Beko, con la nuova società in cui Arcelik detiene il 75% e Whirlpool il restante 25%, prevede un significativo ridimensionamento dell’occupazione. Secondo quanto riportato, i lavoratori operai colpiti dalla ristrutturazione sarebbero 66 solo a Melano, mentre il numero di impiegati e dirigenti potrebbe arrivare a circa 300 su un totale di 550, a causa della razionalizzazione degli uffici e della chiusura dell’unità Ricerca e Sviluppo. L’impatto non si fermerebbe qui: si segnalano infatti 320 esuberi anche a Comunanza, Ascoli Piceno, con la chiusura dello stabilimento prevista entro il 2025.
Questi cambiamenti non riguardano solo i numeri, ma si intrecciano estremamente con il futuro socio-economico delle Marche. La regione, già provata da anni di crisi, potrebbe veder crescere la propria vulnerabilità di fronte all’eventualità di una desertificazione industriale. Le rappresentanze sindacali stanno con forte determinazione cercando di alzare il livello di attenzione su una situazione che richiede assolutamente una risposta adeguata da parte del governo.
Le rivendicazioni sindacali e l’importanza della mobilitazione
Le Rsu Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil della Beko Europe hanno espresso attraverso un comunicato come la manifestazione sia volta a ottenere maggiore risonanza per la vertenza, che ad oggi non è stata ancora oggetto di convocazione presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, contrariamente a quanto preannunciato durante l’incontro di dicembre. I rappresentanti sindacali sottolineano la necessità di un intervento tempestivo, affinché i lavoratori ricevano il supporto necessario nei prossimi mesi.
Le osservazioni delle Rsu non si limitano però alla situazione di Beko. Viene richiamata anche la recente vertenza della Fedrigoni, con la chiusura della società Giano e più di 100 lavoratori a rischio, attualmente protetti da un anno di cassa integrazione straordinaria in attesa di essere ricollocati. Questa è un’ulteriore testimonianza delle difficoltà che il mondo del lavoro sta affrontando nel comparto metalmeccanico e oltre. La mobilitazione dei metalmeccanici non è solo rappresentativa di un singolo stabilimento; è un grido di attesa di sicurezza e stabilità in un contesto lavorativo che si fa sempre più critico.
L’interlocuzione con le istituzioni e sguardo al futuro
Con un incontro fissato per la metà di gennaio presso il Ministero, le attese sono alte rispetto agli sviluppi della questione. I sindacati affinano la propria strategia, mantenendo aperti i canali di comunicazione con le istituzioni per cercare di ottenere una risposta a un problema che, da un punto di vista economico e sociale, riguarda non solo i lavoratori coinvolti direttamente ma l’intero ecosistema produttivo marchigiano.
Il movimento dei metalmeccanici si staglia quindi come un segnale chiaro della necessità di un impegno collettivo per garantire che le future decisioni aziendali non portino a conseguenze irreversibili sul benessere della comunità e sul mondo del lavoro. La protezione dell’occupazione e la salvaguardia dei posti di lavoro diventeranno punti cruciali nelle trattative che seguiranno.
Ultimo aggiornamento il 10 Gennaio 2025 da Armando Proietti