Ogni anno, in Italia, si registrano circa 120mila nuovi casi di ictus, una patologia che ha ripercussioni significative sulla qualità della vita dei pazienti. Di questi, circa 45mila sviluppano spasticità, un disturbo neurologico caratterizzato da contrazioni muscolari che rendono complessi anche i più semplici gesti quotidiani. Con una diagnosi ancora carente e un trattamento spesso inadeguato, è cruciale informare e sensibilizzare sull’importanza del riconoscimento tempestivo della condizione.
La spasticità post-ictus: un fenomeno sottovalutato
La spasticità si manifesta variabilmente nel tempo, con circa il 19% dei pazienti che ne soffre a tre mesi dall’episodio acuto e fino al 38% a un anno. Tuttavia, sorprendentemente solo il 18% di coloro che superano la fase acuta ricevono una diagnosi adeguata e un ridotto numero di circa 5mila ottiene un trattamento efficace. La carenza di informazione sulle conseguenze post-ictus è un’emergenza che necessita di attenzione e intervento.
Una recente indagine condotta da Elma Research ha evidenziato come la maggior parte dei pazienti non sia stata informata della possibilità di sviluppare spasticità post-ictus. Infatti, più della metà degli intervistati ha dichiarato di non aver ricevuto preventivamente indicazioni in merito, mentre solo un quarto si ritiene sufficientemente informato sulla condizione. Questa mancanza di conoscenza influisce negativamente sulla qualità della vita, costringendo i pazienti a fare i conti con difficoltà pratiche quotidiane.
La voce dei pazienti: bisogni e aspettative
Il tema della Giornata mondiale dell’ictus cerebrale, che si celebra il 29 ottobre, è rappresentato dall’hashtag #GreaterThanStroke, che sottolinea l’importanza di supportare i pazienti in ogni fase del percorso riabilitativo. Andrea Vianello, presidente della Federazione A.L.I.Ce. Italia ODV, sostiene l’importanza di informare efficacemente i pazienti per evitare ritardi nella gestione della spasticità, che possono compromettere l’autonomia e il benessere unico del nucleo familiare.
Nel corso dell’indagine, è emerso che oltre la metà dei pazienti si è rivolta a diverse figure sanitarie per affrontare la spasticità, evidenziando una forte domanda di chiarezza. Quasi il 70% degli intervistati ha sottolineato la necessità di un riconoscimento precoce della spasticità post-ictus. Molti hanno manifestato anche il desiderio di ricevere informazioni dettagliate sulle opzioni terapeutiche disponibili e sui percorsi di assistenza.
Un approccio multidisciplinare per la gestione della spasticità
La spasticità post-ictus richiede un intervento coordinato e personalizzato, che combini terapie farmacologiche e riabilitative. Antonio Suppa, professore del Dipartimento di Neuroscienze umane della Sapienza Università di Roma, spiega che la tossina botulinica rappresenta una delle opzioni farmacologiche più efficaci, poiché riduce temporaneamente la trasmissione neuro-muscolare e facilita il recupero funzionale.
Un altro aspetto cruciale emerso dall’indagine è l’importanza di un approccio collaborativo tra professionisti della salute. I pazienti hanno evidenziato la necessità di ricevere supporto per gestire le varie fasi del percorso sanitario, tra cui visite ed esami. Anche le attività quotidiane, come la pulizia della casa o la spesa, sono punti critici per molti di loro. Le statistiche parlano chiaro: il 70% dei pazienti ha dichiarato di aver bisogno di aiuto nel gestire le attività quotidiane, mentre il 60% non è autonomo nella cura di sé.
L’impatto psicologico e sociale della spasticità
Dalle interviste condotte emerge un quadro complesso e sfumati riguardo al vissuto dei pazienti, che si confrontano con difficoltà quotidiane e un impatto psicologico considerevole. La spasticità non solo influisce sull’autonomia, ma ha anche ripercussioni sul benessere emotivo. Ansia e depressione sono fenomeni comuni tra coloro che devono affrontare questa nuova realtà, portando a una perdita delle attività sociali e delle passioni di un tempo.
La situazione diventa ulteriormente complicata quando si considera l’aspetto economico. La riduzione delle capacità lavorative porta spesso alla necessità di ricorrere a prestazioni sanitarie private, aumentando così il carico finanziario per il paziente e la sua famiglia. Questo ciclo di necessità e mancanza di risorse contribuisce a rendere ancor più complessa la gestione della spasticità post-ictus.
Azioni future e impegno collettivo
È evidente che c’è bisogno di maggiore attenzione e interventi coordinati per garantire che chi è colpito da ictus e spasticità riceva il supporto necessario. Patrizia Olivari, presidente di Ipsen Italia, sottolinea la responsabilità collettiva nel garantire un’informazione precisa e tempestiva, affinché le persone possano affrontare il proprio percorso di recupero con maggiore consapevolezza e speranza.
L’impegno nel settore della ricerca e sensibilizzazione è essenziale. È necessario continuare a promuovere interventi educativi e informativi per favorire la diagnosi precoce e il trattamento efficace della spasticità, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.