Identificati quattro scomparsi del 'triangolo della morte' a Campagnola Emilia: novità dopo 80 anni

Identificati quattro scomparsi del ‘triangolo della morte’ a Campagnola Emilia: novità dopo 80 anni

La Procura di Reggio Emilia identifica quattro vittime di un caso irrisolto del dopoguerra, riaccendendo l’attenzione su una delle pagine più oscure della storia italiana e offrendo risposte ai familiari.
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Identificati quattro scomparsi del 'triangolo della morte' a Campagnola Emilia: novità dopo 80 anni - Gaeta.it

Otto decenni dopo la loro scomparsa, la Procura di Reggio Emilia ha finalmente identificato quattro delle diciotto persone ritrovate nel 1991 nei ‘Cavon’ di Campagnola Emilia. Il caso, che ha origine in un periodo segnato da vendette e repressioni nel periodo post-bellico, riaccende l’attenzione su una delle pagine più buie della storia italiana, permettendo ai familiari di avere finalmente delle risposte sui loro cari.

Le nuove identità emergono dal passato

I quattro individui identificati sono Giovanni Caviola, Luigi Rossi, Silvio Davoli e Aristide Ganassi. L’identificazione è stata possibile grazie all’analisi genetica condotta dal Ris di Parma, dopo anni di ricerche e scavi nel passato. Queste persone furono vittime di un contesto di violenza che colpì la regione del Reggio Emilia alla fine di aprile 1945, durante i tumultuosi giorni che seguirono la Liberazione. In questo frangente storico, il ‘triangolo della morte’ divenne testimone di atrocità e omicidi politici, un capitolo oscuro che ha lasciato cicatrici profonde nella memoria collettiva.

I familiari di queste vittime sono stati informati delle identificazioni. Anche il Ministero della Giustizia è stato reso partecipe della scoperta, dopo che diverse interrogazioni parlamentari avevano sollecitato chiarimenti su questo drammatico episodio della nostra storia.

La ricerca che riaccende i ricordi di un passato difficile

La recente svolta nelle indagini è stata spinta dall’intervista rilasciata da Ada Bizzarri, una 86enne che ha raccontato di aver fatto un test del Dna nel 2009 per cercare di identificare i suoi genitori, Carlo Antonio Bizzarri e Maria Bocedi, senza però ricevere ulteriori notizie. Questo spunto ha riattivato un interesse nel caso, permettendo alla Procura di riesaminare i documenti storici. È interessante notare che l’inchiesta preliminare era stata archiviata nel 1992, lasciando a lungo nel buio questa drammatica vicenda.

Durante la revisione dei documenti, è emerso che le analisi medico-legali fatte nel 1991 avevano già portato a identificare nove delle diciotto persone coinvolte, tra cui il padre di Ada Bizzarri. Tuttavia, gran parte dei resti non identificati era rimasta in attesa di verità. Grazie ai nuovi accertamenti, effettuati dai carabinieri di Campagnola, è stata avviata una nuova fase di indagini sulla identità di queste persone, depositando presso il Ris le cassette contenenti i resti.

Sviluppi futuri e continuità delle indagini

Le analisi genetiche più recenti hanno confermato altre tre compatibilità, portando dunque a un numero totale di sette identificazioni. Il caso di Ada Bizzarri ha colpito l’immaginazione collettiva e ha messo in luce il valore della ricerca della verità. Gli accertamenti relativi ai resti degli altri sfortunati continuano, alimentando la speranza di una completa identificazione delle vittime.

Il cammino verso la verità si snoda lungo sentieri di dolorosa memoria e ricerca, mostrando come il passato continui a influenzare il presente. La risposta a queste storie di vita segnate dalla violenza aiuterà certamente a lenire almeno in parte il dolore dei familiari. La consapevolezza e la memoria rimangono essenziali per affrontare il futuro, accompagnando il bisogno di giustizia e serenità per chi ha vissuto queste perdite.

Ultimo aggiornamento il 23 Dicembre 2024 da Armando Proietti

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