Viviamo in un’epoca segnata da conflitti che sembrano non aver fine, con le parole del Cardinal Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che risuonano semplici ma profonde. Durante un’intervista con Filippo Vendemmiati, capo redattore della Rai Tgr Emilia-Romagna, Zuppi ha messo in luce la drammaticità della guerra, descrivendola come una vera e propria sconfitta per tutti. Le sue dichiarazioni non sono solo riflessioni personali ma rappresentano il grido di una Chiesa che chiede pace in un mondo insanguinato.
La guerra e le sue conseguenze devastanti
Il Cardinal Zuppi ha espresso chiaramente il suo pensiero riguardo alla guerra, sottolineando che essa non è una soluzione temporanea, ma porta con sé ferite che rimangono nel tempo. La guerra, ha detto, implica la morte e lascia cicatrici indelebili, non solo nelle vite di chi perde ma anche di chi vince. Chi esce vittorioso da un conflitto spesso si illude di aver acquisito potere, mentre in realtà si porta dietro le conseguenze devastanti di un’azione che dà solo illusioni di forza. Secondo il Cardinal Zuppi, la pace non può essere solo un obiettivo da raggiungere attraverso armistizi o accordi temporanei; essa deve diventare un valore condiviso e ricercato con determinazione da tutte le parti coinvolte.
Zuppi ha inoltre notato che gli appelli della Chiesa, tramite la voce del Papa, per una cessazione dei combattimenti in vari conflitti nel mondo, non trovano l’ascolto che meritano. I conflitti in Terra Santa e in Ucraina sono solo alcuni dei numerosi esempi in cui la richiesta di pace è spesso ignorata. In un mondo governato dalla logica della forza, le parole di portatori di speranza, come quelle dei leader religiosi, vengono sovente messe da parte o strumentalizzate.
L’eterna speranza della Chiesa
Il Cardinal Zuppi ha messo in evidenza che la missione della Chiesa è quella di rimanere imparziale e concentrata sull’obiettivo della pace. Questa imparzialità è fondamentale per garantire che il suo messaggio arrivi chiaro: la guerra non favorisce nessuno, e l’unico risultato è la distruzione. La Chiesa è un’entità che, come ha sottolineato Zuppi, è sempre dalla parte della pace ed è piuttosto preoccupata delle conseguenze che un conflitto porta anche a chi crede di uscirne vincitore. La speranza è un tema centrale nelle sue parole; Zuppi ha esortato a non smettere di sognare in un mondo che sembra sempre più disilluso.
L’inquietudine della speranza e il futuro che inizia ora
Con uno sguardo al passato, il presidente della Cei ha espresso il rammarico per le speranze non realizzate, dicendo che “abbiamo bruciato tanta speranza”. Questa riflessione non è solo un’invettiva contro il presente, ma un invito a riflettere sul futuro. Il messaggio del Cardinal Zuppi è chiaro: nonostante tutto, è fondamentale continuare a nutrire sogni e speranze. Per lui, la speranza è sinonimo di vita e futuro, e senza di essa, l’esistenza diventa priva di significato.
Ha invitato le persone a liberarsi dall’inimicizia e dalla violenza, sottolineando come ascoltare le indicazioni evangeliche possa realmente fare la differenza. Il cambiamento non è un’utopia, ma inizia oggi, a partire dalla volontà di costruire ponti invece di erigere muri. L’auspicio del Cardinal Zuppi è che ognuno possa prendere coscienza della propria responsabilità nel creare un domani migliore, dove il sogno di pace diventi realtà.
Proseguendo il suo discorso, il Cardinal Zuppi ha concluso citando l’importanza di “ragionare con gli occhi aperti”. La speranza, per lui, è più di un sogno; è un impegno attivo contro la violenza e la divisione, un lavoro che richiede coraggio e determinazione da parte di tutti noi.
Ultimo aggiornamento il 31 Dicembre 2024 da Armando Proietti