Il cardinale Zenari in Italia: un appello urgente per la Siria martoriata dalla guerra
Le sofferenze del popolo siriano sono tornate al centro dell’attenzione durante l’omelia del cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, che ha celebrato la Messa a Roma. In un contesto in cui il conflitto siriano è in gran parte dimenticato dall’opinione pubblica, le parole del cardinale richiamano a una riflessione profonda sulla crisi umanitaria in corso e sulla fragilità della vita quotidiana in Siria, ormai devastata da oltre quattordici anni di guerra.
La situazione attuale in Siria
La Siria, un Paese che un tempo era un crocevia di culture e civiltà, ora si trova in una situazione drammatica a causa di un conflitto che ha causato la perdita di oltre 500.000 vite umane. Questa cifra, già allarmante, si unisce a statistiche preoccupanti: più di sette milioni di sfollati interni e oltre cinque milioni di rifugiati che cercano salvezza in altri Stati. Le Nazioni Unite hanno lanciato allarmi su scala mondiale, affermando che ben 16,7 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria, mentre quasi 13 milioni di cittadini siriani si trovano in condizioni di grave insicurezza alimentare.
Le conseguenze della guerra non si fermano ai numeri. La vita quotidiana per i siriani si è trasformata in una continua lotta per la sopravvivenza, segnata da privazioni e incertezze. Il cardinale Zenari ha descritto l’umanità di un popolo che cerca di resistere, pur rimanendo schiacciato dal peso del conflitto e dalla crescita esponenziale della povertà. La mancanza di beni di prima necessità come cibo e medicine è diventata una realtà drammatica che attraversa tutte le fasce della popolazione.
Le esperienze vissute dal cardinale
Nella sua omelia, il cardinale Mario Zenari ha condiviso ricordi toccanti e dolorosi, illustrando esperienze che toccano profondamente la coscienza collettiva. Ha evocato la potente immagine di oltre un milione di siriani costretti a fuggire in cerca di salvezza, affrontando i rigori del clima, dalla pioggia alla neve, portando con sé tutto ciò che potevano. Questo cammino disperato è stato descritto come una lunga Via Crucis, un simbolo di sofferenza e speranza che ha caratterizzato la vita di molte famiglie siriane.
In un passaggio particolarmente toccante del suo discorso, Zenari ha raccontato di un Venerdì Santo in cui la distruzione echeggiava intorno alla città di HOMS. In quel contesto desolato, un sacrestano chiedeva al sacerdote dove dovesse avvenire la liturgia in mezzo alla devastazione. La risposta del sacerdote, padre Michele, è stata una proposta incredibilmente simbolica: disporre una corda attorno ai quartieri distrutti per segnare un “Calvario” che, oggi, si è espanso a chilometri e chilometri, toccando tutto il Medio Oriente.
Le conseguenze della guerra e delle sanzioni
La devastazione della guerra è stata seguita da un’emergenza economica che ha colpito duramente la popolazione siriana. Il cardinale Zenari ha sottolineato come la povertà sia esplosa negli ultimi anni, ponendo sfide insormontabili per i cittadini. I blackout e l’assenza di servizi essenziali sono solo alcuni dei sintomi di una crisi che non sembra avere fine. Zenari ha dichiarato che un medico guadagna solo 20 euro al mese, una cifra che evidenzia la miseria in cui vivono molti professionisti del Paese.
Le sanzioni imposte al regime siriano sono state evidenziate dal cardinale come un fattore aggravante della situazione economica. Sebbene queste misure siano concepite per esercitare pressione sul governo, gli effetti sui civili sono stati devastanti. Mentre la guerra infuriava, la popolazione poteva eventualmente trovare qualche forma di sostegno, ma ora le luci sono spente e il buio avvolge il Paese. Molti siriani sono costretti a emigrare in cerca di migliori opportunità, con circa 500 persone che lasciano il Paese ogni giorno.
Il ruolo della Chiesa e l’appello per la pace
In questo contesto di crisi, la Chiesa ha un ruolo cruciale nel fornire sostegno e conforto alle persone in difficoltà. Il cardinale Zenari ha descritto gli sforzi della Chiesa nel rispondere agli appelli umanitari, sottolineando l’importanza di un impegno collettivo per affrontare questa realtà drammatica. Le organizzazioni ecclesiastiche non solo offrono aiuti materiali, ma cercano anche di promuovere iniziative diplomatiche per trovare una soluzione duratura alla crisi.
La richiesta del cardinale di non voltare le spalle a questa emergenza rappresenta un appello forte e chiaro. In un mondo lacerato da conflitti, è fondamentale costruire un dialogo aperto e rispettoso, capace di guidare verso una pace duratura. La sua voce, che risuona da Damasco, è un richiamo a tutti affinché non dimentichino la sofferenza degli altri e si impegnino per un futuro migliore, avendo al centro dell’azione l’essere umano e la sua dignità.