Il Consiglio di Stato ha annullato il recente referendum che intendeva modificare il Codice Deontologico degli Psicologi, accogliendo il ricorso presentato da un gruppo di professionisti. Questo esito pone interrogativi significativi sulle procedure adottate dal Consiglio Nazionale degli Psicologi e sulla trasparenza del processo decisionale. La sentenza, pubblicata il 24 dicembre, rappresenta un punto cruciale nella tutela della legalità e della corretta informazione tra i professionisti della psicologia.
La decisione del Consiglio di Stato
La sentenza del Consiglio di Stato, che segue un lungo contenzioso legale, ha affermato la nullità del referendum indetto dal Consiglio Nazionale degli Psicologi . Nel ricorso, patrocinato dall’Avvocato Vincenzo Sparti, sono stati evidenziati vizi di forma e sostanza che hanno portato alla richiesta di annullamento dei risultati del referendum. La legge istitutiva della professione di psicologo, la Legge 56/89, stabilisce che ogni modifica al Codice Deontologico debba avvenire attraverso un processo di voto che includa tutti gli iscritti. Tuttavia, il referendum in questione ha introdotto una “premessa etica” che non è stata sottoposta al voto, creando un meccanismo di approvazione che non rispetta i protocolli previsti.
Il Consiglio di Stato ha ribadito che l’assenza di un Codice Deontologico completo e la mancata consultazione su elementi cruciali per la professione invalidano l’intera procedura referendaria. Tra i punti contestati c’era l’affermazione di notizie fuorvianti diffuse prima e durante il referendum, come riportato nelle comunicazioni ufficiali dell’ente. La decisione del Consiglio di Stato di dare ragione ai ricorrenti sottolinea l’importanza della trasparenza e della corretta informazione all’interno della professione.
Il ruolo del CNOP e le critiche alle procedure adottate
Il Consiglio Nazionale degli Psicologi si è trovato al centro di aspre critiche riguardo alla gestione della comunicazione relativa al referendum. Secondo quanto emerso dal ricorso, le modalità con cui gli Psicologi sono stati informati delle votazioni sono risultate inadeguate e poco trasparenti. Molti professionisti non hanno ricevuto neppure avvisi formali, con una comunicazione limitata a newsletter generiche e non specifiche, potenzialmente escludendo almeno ventimila Psicologi dal processo di voto.
Inoltre, il CNOP è stato accusato di non voler dialogare con la comunità professionale, ignorando richieste di confronto e non convocando formalmente gli iscritti. Questo approccio ha suscitato forte preoccupazione tra coloro che si sentono rappresentanti della categoria e teme che tali decisioni possano avere ripercussioni sulla professione, compromettendo il rispetto e la fiducia verso le istituzioni.
Le ripercussioni per la professione di psicologo
L’esito del referendum ha sollevato dibattiti accesi sull’importanza di un processo decisionale più democratico e inclusivo per la categoria. Le modalità adottate durante il referendum, che hanno permesso un’adesione solo del 6% degli Psicologi, evidenziano quanto possa essere compromessa la rappresentatività e l’approvazione di norme deontologiche fondamentali per la professione. La mancanza di una consultazione più estesa mette in discussione l’intero processo di riforma del Codice Deontologico e suggerisce la necessità di rivedere le modalità di coinvolgimento degli iscritti.
Gli Psicologi hanno il diritto di essere informati in modo chiaro e tempestivo sulle questioni che riguardano le loro pratiche professionali. Le criticità emerse dalla vicenda pongono l’accento sulla necessità di stabilire un dialogo costruttivo e continuo tra le istituzioni rappresentative e i professionisti stessi. L’auspicio è che da questo episodio si possa avviare una riforma delle procedure di consultazione e approvazione che garantiscano una maggiore partecipazione e coinvolgimento.
Prospettive future per la categoria
La vicenda del referendum e l’annullamento delle modifiche al Codice Deontologico possono rappresentare un’opportunità per la categoria degli Psicologi. Un ritorno alla legalità e alla trasparenza potrebbe aprire la strada a un nuovo modello di gestione delle questioni deontologiche e professionali. Con oltre 130.000 Psicologi iscritti ai vari ordini, il potere collettivo della categoria è significativo e merita di essere investito in attività e decisioni che riflettano le reali esigenze e preoccupazioni della professione.
Ci si aspetta che questo episodio stimoli una maggiore consapevolezza tra i professionisti, spingendo a un maggior attivismo e partecipazione. Magari la mobilitazione attuale darà vita a un’associazione che possa rappresentare adeguatamente la categoria e portare avanti le istanze condivise da tutti gli Psicologi. Inoltre, un richiamo all’unità potrebbe rivelarsi fondamentale per rilanciare il ruolo della psicologia nella società e per affrontare le sfide moderne con visione e determinazione.
La sentenza del Consiglio di Stato rappresenta quindi un importante giro di boa per il collegio professionale, un invito a riflettere sulla propria rappresentanza e sulle sue modalità di operare. Restare informati, attivi e uniti senza dubbio sarà cruciale per il futuro della professione.
Ultimo aggiornamento il 8 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano