Il coraggio dei religiosi in Ucraina: la testimonianza di padre Tomaž Mavrič

Il coraggio dei religiosi in Ucraina: la testimonianza di padre Tomaž Mavrič

La visita di padre Tomaž Mavrič in Ucraina evidenzia la resilienza delle comunità religiose, impegnate ad alleviare le sofferenze e a mantenere viva la speranza nonostante il conflitto.
Il Coraggio Dei Religiosi In U Il Coraggio Dei Religiosi In U
Il coraggio dei religiosi in Ucraina: la testimonianza di padre Tomaž Mavrič - Gaeta.it

Tra marzo e aprile 2025, il superiore generale della Congregazione della Missione e della Compagnia delle Suore della Carità di San Vincenzo de Paoli, padre Tomaž Mavrič, ha visitato le comunità religiose in Ucraina. La situazione nel Paese, segnato da tre anni di conflitto e sofferenza, non ha smorzato la determinazione e il coraggio di chi ha scelto di restare. Questo articolo esplora l’importante lavoro che queste comunità fanno per continuare a portare aiuto e sostegno a chi è in difficoltà.

La visita alle comunità religiose

Dal 10 al 22 marzo 2025, padre Tomaž ha percorso le diverse comunità dell’istituto in un Paese straziato dalla guerra. Ha visitato luoghi chiave come Kyiv, Odesa e Kharkiv, evidenziando non solo il sostegno spirituale fornito, ma anche la forza e la determinazione dei membri della congregazione. Durante il suo soggiorno, il religioso ha avuto l’opportunità di incontrare numerosi confratelli e laici, tutti impegnati in azioni concrete per alleviare le sofferenze degli altri. La decisione di non farsi intimorire dai pericoli rappresentati dai droni e dai continui bombardamenti parla da sé della forza interiore e della fede profonda che anima gli ucraini.

Padre Tomaž ha affermato che il suo scopo principale era quello di essere presente, per dimostrare che i religiosi non sono stati dimenticati. Nonostante il rischio, ha fatto visita a sei comunità per imparare, ascoltare e confrontarsi con le esperienze di vita quotidiana dei suoi membri. A questo proposito, ha dichiarato di non aver avuto paura durante la sua visita, ma di aver sentito una pace interiore che lo ha accompagnato in ogni momento, anche davanti ai suoni delle sirene d’allerta e dei droni.

La generosità della Chiesa

Durante i suoi incontri, padre Tomaž ha notato l’incredibile generosità di sacerdoti, suore e laici, che non risparmiano sforzi per aiutare i bisognosi. In un contesto di grave crisi, questi individui mettono da parte le proprie preoccupazioni e si dedicano ad alleviare le difficoltà altrui, distribuendo generi di prima necessità come cibo, medicine, indumenti e coperte. Le loro azioni dimostrano quanto sia forte il legame comunitario, che supera le difficoltà quotidiane.

“Io ho visto – racconta padre Tomaž – le persone seguire la loro chiamata a servire, non solo per i propri cari, ma per chiunque avesse bisogno di aiuto.” Queste testimonianze parlano non solo della resilienza degli ucraini, ma anche della loro fiducia in un futuro migliore. La continuità della preghiera e della partecipazione alle celebrazioni eucaristiche, anche nei momenti più bui, è un segno tangibile di speranza. Il loro atteggiamento positivo nei confronti della sofferenza è straordinario; è una dimostrazione della loro ferma convinzione che il bene prevalerà.

I sacrifici e le sfide

Nel corso delle sue conversazioni, padre Tomaž è stato testimone delle sfide quotidiane che si trovano ad affrontare i membri della famiglia vincenziana. Gli aiuti umanitari ricevuti rimangono fondamentali e il supporto spirituale da parte dei religiosi di altri Paesi è essenziale. I sacerdoti e le suore continuano a lavorare con dedizione, rispondendo alle richieste di aiuto che provengono da molti angoli del Paese.

La testimonianza di padre Tomaž fa emergere quanto sia cruciale la loro presenza in relazione alla stabilità morale delle persone. Molti laici affermano che se i religiosi decidessero di andare via, anche loro seguiranno l’esempio. Contrariamente, la determinazione dei membri religiosi a restare offre un forte stimolo per la popolazione locale a non abbandonare le proprie radici e il proprio territorio. Inoltre, chi aveva lasciato il Paese nei primi giorni dell’invasione ha scelto di tornare, rendendo omaggio alla loro fede e al desiderio di prendere parte alla ricostruzione della loro comunità.

Narrazioni personali e realtà vivide

Durante la visita, padre Tomaž ha ascoltato le storie delle persone coinvolte nel conflitto. Queste narrazioni non appaiono nei rapporti dei media, che spesso si concentrano su numeri e statistiche per riassumere un conflitto complesso. Ogni incontro ha permesso al superiore di comprendere più a fondo quanto la guerra abbia segnato non solo l’ambiente, ma anche i cuori e le menti della gente. “La vera dimensione della sofferenza è difficile da esprimere – riflette il sacerdote – le persone portano con sé il peso delle perdite e delle esperienze traumatiche quotidiane.”

La complessità delle storie raccontate permette di cogliere il dolore e la resilienza di una nazione che lotta non solo sul piano materiale, ma anche per la propria identità e dignità. Gli ucraini considerano il loro territorio una parte fondamentale della loro cultura e della loro esistenza. “Questa è la nostra terra – affermano – e perderla significherebbe perdere ciò che siamo.”

Una chiamata alla pace

Rientrando dalla sua visita, padre Tomaž porta con sé l’importanza della testimonianza e della presenza di una fede radicata e viva tra gli ucraini. Ha sottolineato il senso di appartenenza che unisce le persone e come, anche in tempi di crisi, ci sia spazio per la speranza e la preghiera. Queste comunità non sono solamente custodi della fede, ma strumenti di solidarietà e aiuto nelle difficoltà.

La sua esperienza sottolinea che la guerra non è la soluzione, ma esige una riflessione profonda sul senso di connessione tra le persone e il valore del vivere in armonia. Attraverso gli sforzi della famiglia vincenziana, si guarda a un futuro dove il dialogo e la comprensione siano fondamentali per costruire una pace duratura.

Change privacy settings
×