Il passaggio all’ora legale in Italia, programmato per la notte tra il 29 e il 30 marzo, suscita un acceso dibattito tra esperti e cittadini. I comandi degli orologi si sposteranno in avanti di un’ora, portando a una perdita di sonno di sessanta minuti. Questo cambiamento, definito uno ‘switch’, trova divisioni a livello scientifico e tra la popolazione. Soprattutto negli Stati Uniti, dove il cambio è già avvenuto il 9 marzo, un sondaggio ha rivelato che oltre la metà della popolazione desidererebbe abolire questa pratica. Ma cosa succederebbe se l’ora legale venisse eliminata? Diverse proposte legislativa, come il Sunshine Protection Act, mirano a rendere l’ora legale il nuovo standard annuale. Al contempo, alcuni ricercatori avvertono dei rischi connessi a questa idea, sostenendo che il passaggio a una luce prolungata potrebbe influenzare negativamente il riposo degli individui.
La posizione degli scienziati
Il dibattito tra scienziati è acceso e non manca di provocazioni. Recentemente, un articolo pubblicato su ‘Royal Society Open Science‘ ha sollevato interrogativi sulla validità dell’attuale sistema di cambio ora. Riferendosi al lavoro del fisico José María Martín-Olalla dell’Università di Siviglia, viene evidenziato che i cambi di ora rappresentano una risposta pratica a un problema reale: la difficoltà di riconciliare gli orari rigidi della vita moderna con il variare delle ore di luce durante l’anno. Nelle società preindustriali, le persone regolavano le loro attività in base alla disponibilità di luce naturale, mentre oggi i nostri impegni, come lavoro e scuola, non tengono conto di queste variabili stagionali.
Martín-Olalla mette in luce una discrepanza tra i ritmi naturali del nostro corpo e l’orologio sociale. Queste differenze diventano particolarmente evidenti nei luoghi più a nord, dove la durata della luce diurna può variare drasticamente nel corso delle stagioni. Tuttavia, la questione rimane se il cambiamento di ora sia impercettibile o abbia un costo. La luce solare, come ha osservato la neurologa Joanna Fong-Isariyawongse dell’Università di Pittsburgh, è cruciale per il nostro benessere. Essa regola i ritmi circadiani e una cattiva gestione di questo ritmo potrebbe portare a problemi di salute. Molti esperti, come quelli dell’American Academy of Sleep Medicine, avversano l’idea di bloccare l’orologio sull’ora legale per tutto l’anno, sostenendo che gli effetti avversi possono superare i benefici.
L’importanza della luce e il sonno
Un aspetto critico del dibattito è il rapporto tra luce, sonno e salute. Secondo Fong-Isariyawongse, un’elevata esposizione alla luce la sera può tuttavia rendere difficile l’addormentamento. Avere orari di lavoro che costringono le persone ad alzarsi prima dell’alba porta spesso a un affaticamento significativo, con un conseguente aumento del rischio di incidenti stradali. Ulteriori studi suggeriscono che i cambi di ora possono comportare impatti significativi sulla salute, contribuendo a un incremento nel numero di infarti, ictus e infortuni sul lavoro. La neurologa avverte che la privazione cronica del sonno rappresenta una problematica seria, con costi sanitari che si accumulano ogni anno, a causa della perdita di produttività associata.
Tuttavia, l’opinione di alcuni scienziati, come Martín-Olalla, contesta l’efficacia delle evidenze che collegano il cambiamento di ora a problemi di salute. Egli evidenzia che distinguere tra gli effetti dell’ora legale e quelli delle stagioni non è semplice, e che i dati potrebbero essere interpretati in modo fazioso. Anche Derk-Jan Dijk, neuroscienziato dell’Università del Surrey, suggerisce che i rischi associati all’ora legale potrebbero essere esagerati rispetto alla reale entità del problema.
Un futuro senza cambi di ora?
Il dibattito si concentra su quale sia l’alternativa migliore. Fong-Isariyawongse avanza l’idea che piuttosto che alterare gli orari con cambi stagionali, si potrebbe dare maggiore flessibilità ai luoghi di lavoro e alle scuole, permettendo una maggiore adattabilità alle condizioni di luce naturale. Questa proposta mira a ridurre gli effetti negativi che il cambiamento di ora ha sulle routine quotidiane.
Dijk, però, fa presente che una implementazione di orari flessibili potrebbe risultare più difficile rispetto ai cambi semestrali attuali. L’idea di mantenere l’ora solare in modo permanente solleverebbe complessità, come sottolineato dalla neurologa Karin Johnson dell’Università del Massachusetts. Ogni individuo ha un proprio orologio biologico interno, e ciò che funziona per uno potrebbe non andar bene per un altro. Con gli esperti che si allineano nel sostenere che abolire i cambi di ora avrebbe un impatto positivo sulla salute pubblica, la discussione può dirsi tutt’altro che conclusa.