Una mucca è stata recentemente salvata a Ronco Canavese, precisamente nella frazione di Forzo, grazie all’intervento di escursionisti e ai Vigili del Fuoco, ma il racconto nasconde una realtà ben più complessa del previsto. Questo evento, inizialmente percepito come un lieto fine, solleva interrogativi scomodi sull’assegnazione di responsabilità per la cura degli animali in montagna, sull’abbandono e sull’operato di chi è preposto alla loro custodia.
La scoperta sconcertante della mucca “dispersa”
Quando la mucca è stata trovata, era sola, abbandonata a quasi 2.000 metri di altitudine, in un alpeggio chiuso da anni. La situazione appariva subito tragica: danneggiata dalla gravidanza, l’animale stava per partorire, ma in realtà era in procinto di abortire. Il vitellino non ha mai visto la luce del giorno, morendo ancor prima di nascere in un contesto di totale abbandono. Le immagini di questo dramma sono strazianti: una madre senza aiuto, esposta a condizioni avverse e senza alcun riparo, ha lottato inutilmente per la sopravvivenza.
Sorprendentemente, nessuno si era preoccupato della sua scomparsa. Nessuna segnalazione era stata fatta riguardo alla mandria perduta, che era stata riportata a valle un mese prima, con l’eccezione di questa mucca dimenticata. Questo solleva interrogativi inquietanti: è stata abbandonata deliberatamente? Era troppo lenta per seguire il gruppo? O si desiderava semplicemente sbarazzarsene? Sembra che l’animale fosse considerato solo un numero da contabilizzare, principalmente in relazione ai contributi per i pascoli e alle nascite, che vengano richiesti dai proprietari.
Il suo caso è stato risolto per coincidenza, grazie all’intervento di un escursionista che ha notato la situazione critica. Se non fosse intervenuto, l’animale sarebbe morto di parto sotto la neve, con il rischio di essere dimenticato e magari di attribuire la sua morte ai lupi, facili capri espiatori per eventi tragici in montagna.
L’intervento dei soccorsi e le conseguenze economiche
Per recuperare la mucca è stata necessaria un’operazione complessa. I Vigili del Fuoco hanno mobilitato un elicottero, attrezzato con un verricello e una squadra di soccorso, un’operazione costosa e significativa. Tuttavia, solleva ulteriori domande su chi debba sostenere i costi di tali operazioni. Nessuna sanzione sembrerebbe esserci per il proprietario della mucca, e il margaro sembra sfuggire alle responsabilità, mentre la collettività è chiamata a farsi carico di negligenze che non dovrebbero essere tollerate.
La legge italiana punisce l’abbandono di animali domestici con sanzioni severe. Tuttavia, questo sembra non applicarsi agli animali da reddito. L’abbandono di una mucca in un Parco Nazionale come il Gran Paradiso, quindi, sembra non incorrere nelle stesse segnalazioni o nel rispetto delle normative vigenti.
Un tempo, possedere una mucca comportava la necessità di una stalla, un sistema che garantiva la cura e la protezione dell’animale. Oggi, invece, i bovini vagano liberamente, spesso lasciati soli per giorni, senza una supervisione. Se un problema si verifica, come un aborto difficile o un malore, spesso nessuno interviene. Non si può ignorare la gravità di questa situazione nei pascoli alpini.
La questione dell’abbandono e il mistero della gestione
Le domande sulla gestione degli animali in montagna rimangono aperte: chi controlla la situazione degli animali al pascolo? Ci sono normative chiare per le pratiche di allevamento all’interno di un Parco Nazionale? È accettabile che animali domestici siano lasciati a vivere in condizioni così precarie, mentre un caso simile con un cane abbandonato avrebbe già portato a denunce e sanzioni?
Alcuni osservatori sollevano preoccupazioni su un presunto sistema corrotto, un “mercato nero” nella gestione degli animali in alta quota. Queste accuse, sussurrate tra chi è addetto ai lavori, indicano una mancanza di responsabilità e cura da parte di chi gestisce questi allevamenti.
In questo contesto, emerge la figura dell’escursionista che, grazie alla sua attenzione, ha evitato una tragedia. Senza il suo intervento, il racconto sarebbe stato ben più tragico, e oggi avremmo forse visto solo i resti di una mucca abbandonata, con la colpa attribuita ai lupi per un evento che non avremmo mai dovuto subire.
Resta quindi da interrogarsi: chi cura questi animali? La montagna non è solo un luogo affascinante ma comporta anche responsabilità e rispetto. Ignorare situazioni come questa significa tradire i principi di un Parco Nazionale e il legame di umanità che ci unisce a ogni creatura vivente.
Ultimo aggiornamento il 21 Novembre 2024 da Sara Gatti