L’8 ottobre 2024, le strade di Genova hanno ospitato un evento inusuale ma significativo: il funerale del Buridda, un centro sociale storicamente importante per la vita culturale della città. Con l’azione di sgombero avvenuta nelle settimane precedenti, quest’iniziativa ha messo in evidenza le tensioni tra il desiderio di espressione culturale e le difficoltà imposte dalle istituzioni. La manifestazione ha visto la partecipazione di centinaia di persone unite nel ricordo e nella celebrazione di un luogo che ha rappresentato un pilastro per la comunità.
Un corteo funebre simbolico
Il cammino verso via Balbi
Il corteo funebre, solitamente associato a momenti di lutto e addio, ha assunto un significato particolare in questa occasione. La bara nera, ornata con tre rose rosse, ha fatto da sfondo a un gruppo di manifestanti che indossavano abiti scuri. A guidare il corteo, un giovane vestito da prete, simbolo di una cerimonia ricca di significato emotivo e culturale. Gli organizzatori hanno scelto di dirigersi verso via Balbi, un’area di particolare rilevanza poiché ospita il rettorato dell’Università di Genova.
L’apertura della bara all’interno dell’atrio
All’arrivo in via Balbi 5, una delle sedi principali dell’istruzione superiore, il momento culminante si è verificato con l’apertura della bara. Da questo gesto, che richiamava simbolicamente la morte di una parte della cultura cittadina, sono fuoriusciti palloncini arcobaleno. Questo atto scenico ha rappresentato un modo di dare voce a un sentimento di perdita e di protesta, con l’intento di riportare l’attenzione sul valore della cultura alternativa e degli spazi sociali.
Messaggi dalla ‘città di sotto’
La voce di chi resiste
Durante la cerimonia, una delle portavoce del movimento ha preso la parola per esprimere il dolore e la rabbia della comunità. Ha evidenziato come il Buridda, vero e proprio laboratorio di idee e creatività, fosse considerato un’entità viva, che ha nutrito e ispirato la cultura genovese. “La cultura non è trionfo stucchevole del folklore,” ha dichiarato, delineando un concetto di cultura più inclusiva e lontana da logiche di profitto e commerciabilità. Questo discorso, letto da chi si esibiva su trampoli, ha avuto un impatto visivo e emotivo forte, rappresentando la resistenza della cultura contro le forze che cercano di silenziarla.
Critica all’azione del rettore
Le parole hanno poi mirato contro il rettore Delfino, ritenuto responsabile della chiusura del laboratorio sociale. Il messaggio ha indicato come il Buridda fosse un simbolo di creatività e ispirazione, capace di illuminare momenti di oscurità e incertezza. La manifestante ha descritto la situazione come un’ingiustizia perpetrata da un “gruppo di gente spregevole” che evidentemente non comprende il significato di conflitto tra cultura e potere, mettendo in luce una divisione netta tra la comunità e le istituzioni.
L’importanza della cultura per la comunità
Il ruolo del Buridda nella vita cittadina
Nel cuore di Genova, il Buridda ha rappresentato molto più di un semplice luogo di incontro. È stato un incubatore di idee e un punto di riferimento per artisti, musicisti e per chiunque fosse alla ricerca di uno spazio per esprimere la propria creatività. Negli anni, ha ospitato numerosi eventi, concerti e iniziative culturali che hanno contribuito a rendere la città un mosaico di voci e colori. Con la sua chiusura, non solo scompare un centro di aggregazione, ma viene minato il tessuto sociale che ha unito diverse generazioni e culture.
La reazione della comunità
Questa manifestazione ha creato un’importante leva di mobilitazione. La reazione della comunità genovese, infatti, riflette una consapevolezza crescente del valore della cultura non commerciale. La partecipazione massiccia e l’emozione palpabile tra i partecipanti mostrano come la cultura sia percepita non solo come un insieme di eventi o spettacoli, ma come un diritto fondamentale e condiviso dalla cittadinanza. La richiesta di spazi liberi per la cultura continua a risuonare tra le vie della città, segnando un’aspettativa di cambiamento e di lotta contro le forze che tentano di spegnere queste voci.
Il funerale del Buridda non segna dunque un epilogo, ma piuttosto l’inizio di una nuova fase di resistenza culturale a Genova, con la speranza che questa forma di protesta possa galvanizzare ulteriormente la comunità. La cultura, come simbolo di vita e di aggregazione, continuerà a diventare la protagonista nella lotta per spazi inclusivi e per la libertà di espressione.