Il Movimento 5 Stelle sta vivendo un momento cruciale nella sua storia, dove una possibile revisione del nome e del simbolo è in cima all’agenda. Mentre si avvicina l’assemblea costituente di fine novembre, emergono notizie significative riguardo alla gestione del contrassegno del partito. A un anno dal diniego alla registrazione del logo con la scritta “2050”, le discussioni interne sembrano intensificarsi su come procedere in merito alla propria identità.
Le difficoltà legali sul simbolo del M5S
La questione dell’attuale simbolo del Movimento 5 Stelle ha preso una piega inaspettata. A partire dal primo agosto dell’anno scorso, l’Ufficio brevetti e marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha respinto la richiesta di registrazione dell’attuale logo, presentata dal M5S nel luglio 2021. Questo contrassegno, che include la dicitura “2050” a rappresentare la visione di una ‘neutralità climatica’, era stato adottato sotto la leadership di Giuseppe Conte. Tuttavia, il Ministero dell’Interno ha bocciato la registrazione, sostenendo che il simbolo non poteva essere depositato poiché già utilizzato da un partito politico presente in Parlamento, ovvero dal Movimento stesso. Questa apparente contraddizione ha sollevato interrogativi sul futuro del logo.
Secondo le informazioni ottenute, il Ministero ha chiarito che l’impedimento alla registrazione risiederebbe nella sua natura di simbolo politico, rendendo impossibile l’uso esclusivo da parte di un soggetto. Tale decisione è stata considerata controversa, definita come “kafkiana” da alcuni esponenti pentastellati, data l’assurdità di non poter utilizzare un simbolo di cui il Movimento è già titolare. La richiesta iniziale di registrazione era stata fatta nella classe 41, categoria legata ai servizi educativi e culturali.
Questo scenario ha portato i vertici del M5S a decidere di non impugnare la decisione del Ministero, interpretando il diniego come una conferma della titolarità del simbolo. “Nessuno può utilizzare questo simbolo perché è di nostra competenza”, è stata la posizione assunta da alcune figure chiave del movimento, segnalando una chiara intenzione di proteggere l’identità visiva del partito.
Verso una nuova identità? Le richieste degli iscritti
Durante la fase di ascolto del processo costituente, è emersa una crescente pressione tra gli iscritti per considerare una modifica del nome o del simbolo del Movimento. Molte opinioni raccolte indicano la necessità di un rinnovamento dell’immagine, che si allineerebbe con le prospettive strategiche attuali del partito. Questa è una questione delicata considerando la struttura interna del M5S, dove la modifica del nome e del simbolo deve essere proposta dal presidente e concordata con il garante, Beppe Grillo.
In questo dibattito, il costituzionalista Michele Ainis ha sollevato preoccupazioni. Egli ha sottolineato come il processo decisionale dovrebbe, in ultima analisi, appartenere alla comunità degli iscritti, e non solo ai vertici del partito. La questione delle modifiche identitarie ha sorretto anche il conflitto tra Grillo e Conte. Mentre Grillo tiene a salvaguardare il logo come un patrimonio intoccabile, Conte si schiera a favore dell’idea che la base dovrebbe essere chiamata a esprimersi su una questione tanto cruciale.
Questa tensione all’interno della leadership del M5S è solo uno degli aspetti da considerare mentre il partito si prepara all’assemblea costituente. L’idea di modificare il nome o il simbolo si interseca con il desiderio di evoluzione e di adattamento di fronte a un panorama politico in continua mutazione.
Le decisioni che verranno prese nelle prossime settimane potrebbero avere un impatto profondo sull’identità del Movimento 5 Stelle, segnando un possibile punto di svolta nella sua esistenza. Tuttavia, la direzione finale non è ancora chiara, lasciando i membri e gli osservatori in attesa di chiarimenti durante i prossimi incontri decisionali.