Questa settimana, il governo Meloni si riunirà per affrontare questioni fondamentali relative alla nomina del nuovo commissario italiano per la Commissione europea. Alle prese con la scadenza fissata per il 31 agosto, l’esecutivo dovrà definire il proprio candidato per un ruolo importante sotto la leadership di Ursula von der Leyen. L’incontro, previsto per il 30 agosto, coinvolgerà i principali esponenti del governo, tra cui Meloni, Salvini e Tajani.
Il summit di governo: focus sul nuovo commissario europeo
Il contesto della riunione
Il 30 agosto, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni convocherà un summit con i leader di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, per definire l’identità del candidato italiano da presentare a Bruxelles. Questo incontro si inserisce in un contesto politico in cui il governo è chiamato a rispondere alle richieste europee per un’importante posizione nella nuova Commissione. La scadenza assegnata da von der Leyen richiede che il governo italiano indichi il nome entro il termine stabilito, non solo per rispettare i vincoli temporali, ma anche per garantire una rappresentanza adeguata e influente in ambito europeo.
Il ministro Fitto in pole position
Attualmente, il nome di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, è in cima alle preferenze del governo. Tuttavia, si era anche discussa la possibilità di nominare Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, una scelta che pare ora meno probabile. L’approccio del governo italiano sembra orientato verso la scelta di un singolo candidato, seguendo una strategia che, a detta di alcuni esperti, potrebbe non rispondere adeguatamente alle istanze di parità di genere sollevate dalla presidente della Commissione.
La parità di genere nel governo europeo: un obiettivo mancato
Le richieste di von der Leyen
Ursula von der Leyen ha messo in evidenza l’importanza della parità di genere in Europa, chiedendo agli Stati membri di proporre un equilibrio tra uomini e donne nelle nomine. Tuttavia, pur avvicinandosi alla scadenza di fine agosto, la realtà italiana e quella di altri paesi europei sembra smentire tali auspici. Infatti, l’analisi delle nomination rivela che, su un totale di 22 candidati finora presentati, 16 sono uomini. Questo dato è emblematico di un problema più ampio, che evidenzia l’inefficienza nel capitale umano a rappresentare le donne nelle istituzioni europee.
La situazione in Europa
Il contesto è complicato anche da altre nomination recenti, includendo le scelte di Cipro e Lituania, ben lontane dall’includere figure femminili. A reagire a questa situazione, diversi Paesi, tra cui Romania e Lussemburgo, hanno già proposto solamente candidati maschili. Tra le nazioni che non hanno ancora avanzato proposte ci sono anche Belgio, Bulgaria, Danimarca e Portogallo. La Commissione europea uscente era riuscita a raggiungere una proporzionalità di genere quasi perfetta, con un 50% di donne e uomini. Questo risultato va a contraddire il trend attuale, molto più sbilanciato, che potrebbe ostacolare i lavori della nuova Commissione.
Le prossime pertinenze e le sfide politiche
L’approvazione del Parlamento europeo
Una volta presentate le nomination per la nuova Commissione, sarà compito del Parlamento europeo esaminare i vari candidati. Questo processo, che prevede audizioni individuali, potrebbe riservare sorprese sia nella fase di valutazione che in quella del voto finale. È importante comprendere se von der Leyen intenderà affrontare tensioni con gli Stati membri relativamente al tema della parità di genere all’inizio del suo secondo mandato.
L’opinione della Commissione
Secondo le dichiarazioni del portavoce della Commissione, Eric Mamer, non è opportuno giudicare le dinamiche interne adottate dai vari Stati nella scelta dei loro commissari. Mamer ha sottolineato che la Commissione non opererà nella funzione di “telecronista” delle decisioni statali, rimarcando la natura diplomatica e politica dell’intero processo. Von der Leyen, all’indomani del suo insediamento nel 2019, aveva già espresso la volontà di garantire pari opportunità nella composizione del collegio. Tuttavia, resta da vedere come questa posizione influenzerà le scelte future e quale sarà la reazione degli Stati membri di fronte a tali richieste.