Il monologo 'Accabadora' di Michela Murgia in scena al teatro Menotti di Milano dal 18 al 23 marzo

Il monologo ‘Accabadora’ di Michela Murgia in scena al teatro Menotti di Milano dal 18 al 23 marzo

Dal 18 al 23 marzo, il teatro Menotti di Milano presenta “Accabadora”, un monologo di Anna Della Rosa ispirato al romanzo di Michela Murgia, esplorando maternità e morte attraverso relazioni familiari complesse.
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Il monologo 'Accabadora' di Michela Murgia in scena al teatro Menotti di Milano dal 18 al 23 marzo - Gaeta.it

Il teatro Menotti di Milano ospiterà dal 18 al 23 marzo ‘Accabadora’, un monologo ispirato al romanzo di Michela Murgia. Interprete della pièce è Anna Della Rosa, la regia è affidata a Veronica Cruciani. Questo lavoro teatrale nasce da un’opera vincitrice del Premio Campiello nel 2010, dimostrando come la letteratura possa essere trasposta efficacemente sul palcoscenico.

Fondamenti e origini di ‘Accabadora’

‘Accabadora’ è un testo che mette in luce la complessità delle relazioni familiari, intrecciando il concetto di maternità con quello della morte. Michela Murgia ambienta la sua storia in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria, la protagonista, viene accolta da Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e ricopre il ruolo di accabadora. Queste figure, per la comunità locale, sono responsabili dell’assistenza ai morenti, un compito che riveste grande significato e complessità emotiva.

Maria cresce rapportandosi con Bonaria, una figura materna che la conquista grazie alla propria cultura e attenzione, qualità che contrastano con la freddezza della madre naturale. Tuttavia, l’idillio viene rotto quando Maria scopre la verità sulla professione di Bonaria, una rivelazione che la spinge a fuggire verso il continente. La sua ricerca di libertà e di nuove esperienze è una fuga dal passato, che sembra però tornare a galla nel momento in cui Maria si ritrova di nuovo di fronte a Bonaria sul letto di morte. Questo momento di riconfronto rappresenta l’essenza del dramma e della ricerca interiore della protagonista.

Il dialogo tra madre e figlia: un conflitto interiore

Il fulcro della drammaturgia, curata da Carlotta Corradi su richiesta della regista Cruciani, è rappresentato dall’interazione tra Maria e Tzia Bonaria. Questo scambio non è soltanto fisico ma diventa un riflesso del conflitto interno di Maria: da una parte la bambina che desidera l’affetto e la protezione di una madre, dall’altra la donna che deve affrontare la realtà della perdita. Cruciani descrive questa dinamica come un dialogo tra diverse parti della stessa persona.

Per rappresentare questo conflitto, la regista ha concepito uno spazio scenico astratto, che evoca una dimensione mentale, permettendo così a Maria di rielaborare il lutto e il lascito della sua madre adottiva. Si crea quindi un confronto tra la sua parte infantile e quella adulta, portando il pubblico ad esplorare le complessità delle emozioni legate alla maternità e alla morte. Il ritorno di Maria per assistere agli ultimi istanti di Bonaria si rivela non solo un atto di pietà, ma anche un momento fondamentale per la sua crescita personale.

Un viaggio emotivo attraverso il lutto e il ricordo

Veronica Cruciani descrive lo spettacolo come una “rêverie”, un sogno che si ripete ciclicamente, evidenziando il processo di accettazione che Maria deve affrontare. La ripetizione del gesto finale diventa un modo per liberarsi dall’ossessione che tiene legata Maria al suo passato. Quest’interpretazione offre al pubblico un viaggio emotivo profondo, in cui ogni spettatore può rivedere le proprie esperienze relative alla perdita e alla memoria.

La scelta di trasformare un romanzo in un monologo nasce non solo dall’intenzione di portare la storia sul palco, ma anche dal desiderio di scavare in profondità nelle relazioni umane e nei legami che ci uniscono. La figura dell’accabadora e il suo significato all’interno della cultura sarda si pongono come sfondo di una narrazione che è testimonianza di come e quanto l’amore, anche nei momenti di maggiore sofferenza, possa avere un impatto duraturo e trasformativo sulla vita delle persone.

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