Il naufragio della nave dei dolia: un tuffo nella storia vinaria di duemila anni fa

Il naufragio della nave dei dolia: un tuffo nella storia vinaria di duemila anni fa

Ritrovata una nave oneraria romana affondata duemila anni fa, carica di dolia per il vino e reperti storici, che offre nuove prospettive sulla vita marittima e commerciale dell’antica Roma.
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Il naufragio della nave dei dolia: un tuffo nella storia vinaria di duemila anni fa - Gaeta.it

Un naufragio avvenuto circa duemila anni fa ha riportato alla luce preziosi reperti storici che raccontano la vita marittima e commerciale dell’antica Roma. La nave oneraria, risalente al periodo di Augusto, è stata ritrovata a poco meno di un miglio dalla Torre Flavia, un sito che oggi rappresenta un importante punto di riferimento archeologico. Questo articolo esplorerà i dettagli di questo affascinante ritrovamento, analizzando la tipologia della nave e le scoperte effettuate nel corso dei lavori di recupero.

Il naufragio della nave oneraria e il suo carico

Un’imbarcazione, lunga circa 25 metri, ha fatto ritorno alla luce dopo essere affondata nel mare antistante l’attuale Torre Flavia. Gli archeologi navali hanno determinato che la nave era un tipico esemplare del suo tempo, progettato per il trasporto di vino. A dispetto della qualità, questo tipo di nave venne presto abbandonata in favore di modelli più agili e capienti, verso la metà del primo secolo dopo Cristo. Le indagini, condotte tra il 1983 e il 1985, hanno messo in evidenza una nave a fondo semipiatto, idonea a navigare sia per mare che per fiumi.

La nave trasportava circa cinquanta tonnellate di carico, composto principalmente da dolia, grandi recipienti usati per il vino. Quattro dolia, rinvenuti integri, erano di forma sferica e potevano contenere fino a 2.500 litri, mentre il dolio cilindrico aveva una capacità di mille litri. Il recupero di questi oggetti avvenne su un fondale di circa 12 metri, ricoperto da sabbia, e su un’area di quasi 400 metri quadrati. La Soprintendenza dell’Etruria Meridionale, in collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma, ha diretto il progetto, sotto la supervisione di rinomati archeologi.

Oggetti ritrovati e il loro significato

Oltre ai dolia, il sito ha restituito un interessante assortimento di reperti. Tra questi, spiccano oggetti in ceramica, come piatti decorati, sui quali i marinai avevano inciso le loro iniziali. Un piatto, in particolare, riporta l’incisione “medeor“, suggerendo un legame con un membro dell’equipaggio che si occupava della salute a bordo. Sono stati scoperti anche contenitori di legno contenenti semi di coriandolo e cumino, usati verosimilmente per scopi medicinali.

L’importanza di questi reperti è evidente. La presenza di un braccetto decorato a forma di becco d’anatra, appartenente probabilmente al letto del comandante, identifica il livello e il tipo di vita a bordo. Inoltre, i bolli impressi sui dolia, rappresentanti Caius Piranus Sotericus, forniscono informazioni utili riguardo al commercio vinario all’epoca, evidenziando il porto di Minturno come uno dei principali centri di cantieraggio e spedizione di vino.

La presentazione dei reperti al Museo del Mare e della Navigazione Antica

Dal 2011, i reperti sono esposti al Museo del Mare e della Navigazione Antica, situato nel castello di Santa Severa. Questo museo, voluto dal noto archeologo Flavio Enei, ha lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale marittimo. Lo spazio è stato progettato per ospitare i dolia e altri oggetti ritrovati, offrendo una visione completa della vita di bordo nel periodo romano.

La mostra offre anche una ricostruzione dettagliata di una stiva navale, completa di disegni e fotografie alla scoperta delle tecniche di navigazione dell’epoca. I visitatori possono immergersi in un’esperienza sonora che simula le condizioni di navigazione in tempesta, rendendo il percorso museale interattivo e coinvolgente.

Ipotesi sul naufragio e riflessioni sulle perdite commerciali

Il naufragio solleva numerose domande riguardo alle circostanze che hanno portato alla perdita dell’imbarcazione. Le ipotesi variano, con la possibilità che la nave sia affondata a causa di marosi violenti o che l’equipaggio sia stato attaccato da pirati. È incerto se l’imbarcazione stesse tornando da un lungo viaggio o se si sia trovata in difficoltà durante un cabotaggio costiero.

L’impatto economico di questo naufragio per l’armatore è difficile da valutare, ma si può immaginare che la perdita di una nave carica di vino, un bene così prezioso, abbia avuto conseguenze significative. Non resta che ammirare i reperti recuperati, attraverso i quali possiamo ricostruire il passato e comprendere le storie di coloro che navigavano nei mari dell’antichità.

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