Il nuovo sistema 4+2 nella scuola italiana: meno anni ma quali vantaggi?

Il nuovo sistema 4+2 nella scuola italiana: meno anni ma quali vantaggi?

Il governo italiano introduce il modello educativo 4+2 per gli istituti tecnici e professionali, riducendo la durata dei corsi a quattro anni, ma solleva preoccupazioni sulla qualità dell’istruzione e dispersione scolastica.
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Il nuovo sistema 4+2 nella scuola italiana: meno anni ma quali vantaggi? - Gaeta.it

Il governo italiano promuove fortemente il nuovo modello educativo 4+2 nella filiera tecnico-professionale, destinato a stravolgere la durata dei corsi negli istituti tecnici e professionali. Quest’anno il numero di scuole aderenti a questa iniziativa è raddoppiato, suscitando discussioni accese sulle reali implicazioni di queste modifiche per il futuro degli studenti. L’idea centrale del 4+2 è quella di ridurre il ciclo di studi da cinque a quattro anni, mentre i successivi due anni sarebbero dedicati all’istruzione superiore in ambito ITS . Tuttavia, la questione suscita interrogativi, sia sui reali benefici del sistema, sia sull’impatto della dispersione scolastica in questo settore.

Un cambiamento significativo: la riforma dei corsi

La riforma del sistema scolastico italiano ha portato alla creazione di ben 173 istituti tecnici e professionali che offriranno un programma ridotto a quattro anni. Questa modifica rappresenta una diminuzione del 20% della durata della formazione, lasciando aperta la discussione su come questo intervento possa realmente supportare gli studenti nella loro carriera professionale. Il +2 del programma non è altro che un allungamento per il conseguimento di una specializzazione attraverso i corsi ITS, una fase che dovrebbe garantire un collegamento più agevole tra il mondo della scuola e quello del lavoro.

È fondamentale analizzare quanti studenti abbiano accesso a questa opportunità. Attualmente, quasi 10 mila giovani frequentano gli ITS in Italia, mentre coloro che si diplomano negli istituti tecnici e professionali ammontano a un milione e trecentomila. Il confronto tra questi numeri suggerisce che l’introduzione di un programma come il 4+2 potrebbe non raggiungere l’impatto desiderato per mille motivi, tra cui la paura che questo percorso formativo faccia scivolare verso un’istruzione di valore inferiore, piuttosto che una crescita reale delle competenze.

Dispersione scolastica: un problema da affrontare

Un aspetto chiave da considerare è il tasso di dispersione scolastica negli istituti tecnici e professionali, che è tristemente superiore rispetto a quello dei licei. Le statistiche parlano chiaramente: la dispersione tra tecnici e professionali è fra il triplo e il quadruplo rispetto a quella registrata nei percorsi liceali. In questo contesto, la validità del programma 4+2 viene messa in discussione, specialmente da chi, come lo scrittore e docente Christian Raimo, evidenzia come l’abbreviazione del tempo scolastico potrebbe rappresentare una penalizzazione per molti studenti.

Aumentare il tempo di formazione non dovrebbe apparire come un’opzione impossibile, anzi il quinto anno costituisce per molti studenti un’opportunità fondamentale. In quest’ottica, il governo dovrebbe riflettere attentamente sull’efficacia di tale riforma e considerare come bilanciare le esigenze del mercato del lavoro con i diritti formativi di ogni studente. La costruzione di un percorso formativo adeguato non può prescindere dalla necessità di garantire a tutti la possibilità di apprendere e crescere in modo equo.

La critica al sistema educativo attuale

Il dibattito attorno al 4+2 si lega strettamente alla questione della qualità dell’istruzione. Come sottolineato da Raimo, i cambiamenti attuali sembrano orientati a creare sempre più distinzioni tra diversi livelli di preparazione, favorendo una parte del sistema educativo a discapito di un’altra. Si prospetta la creazione di filiere separate: una privilegiata, legata ai lavori specializzati e altre meno prestigiose, destinate a formare manodopera a basso costo.

Il tempo dedicato all’insegnamento è diminuito drasticamente negli ultimi anni, con sempre più impegni tra attività extracurriculari e orientamento che scompongono l’efficacia delle ore di lezione. Educazione e formazione dovrebbero tornare a essere al centro delle politiche scolastiche, con l’obiettivo chiaro di garantire a tutti gli studenti un percorso di studi completo e denso di significato. La semplificazione dei percorsi educativi, senza un adeguato supporto, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione già critica delle scuole tecniche italiane.

La riforma 4+2 merita un’accelerazione di riflessione e una seria valutazione di quanto possa realmente contribuire alla formazione di futuri professionisti e alla riduzione della dispersione scolastica. Assicurare un’istruzione di qualità è la vera scommessa su cui si gioca il futuro del sistema formativo italiano.

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