Il possibile impatto dei dazi del 25% sul vino italiano: perdite per quasi un miliardo di euro

Il possibile impatto dei dazi del 25% sul vino italiano: perdite per quasi un miliardo di euro

L’introduzione di dazi del 25% sul vino italiano negli Stati Uniti potrebbe causare perdite dirette di 470 milioni di euro, minacciando il mercato e l’export vinicolo italiano.
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Il possibile impatto dei dazi del 25% sul vino italiano: perdite per quasi un miliardo di euro - Gaeta.it

L’ipotesi di un’introduzione di dazi del 25% nei confronti del vino italiano da parte dell’amministrazione statunitense genera forti preoccupazioni nel settore viti-vinicolo. L’Unione Italiana Vini ha precisato, attraverso un’analisi dettagliata del suo Osservatorio, che i danni diretti previsti potrebbero ammontare a circa 470 milioni di euro. Questa cifra, escludendo gli effetti indiretti sull’export mondiale, potrebbe avvicinarsi al miliardo di euro, un vero e proprio campanello d’allarme per un comparto che ha trovato nella domanda americana uno dei suoi principali mercati.

La struttura del mercato del vino italiano verso gli Stati Uniti

L’analisi della Uiv mette in evidenza una situazione preoccupante per l’80% del vino italiano, il quale rappresenta il cuore delle esportazioni verso gli Stati Uniti. Nel complesso, si parla di circa 2,9 milioni di ettolitri di vino, in un contesto di esportazioni totali che toccano i 3,6 milioni di ettolitri. Quasi 350 milioni di bottiglie di vino tricolore, che appartengono principalmente alla fascia popolare, sono vendute a un prezzo franco cantina di 4,18 euro al litro. Una volta giunti al mercato americano, con i costi di trasporto e dazi inclusi, il prezzo al dettaglio non supera i 13 dollari per bottiglia. Questi dati non solo evidenziano quanto il vino italiano sia essenziale per il mercato statunitense, ma anche la vulnerabilità delle fasce di prezzo più basse.

Dall’altro lato, esiste una nicchia di vini di lusso, che pur rappresentando solo il 2% delle esportazioni in volume, arriva a coprire l’8% del totale in termini di valore. Questa porzione del mercato, sebbene possa affrontare con maggiore resilienza eventuali riduzioni di acquisto, non compensa le potenziali perdite che il segmento popolare potrebbe subire.

Le parole del presidente Uiv e le dinamiche del mercato americano

Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Uiv, ha reso note le sue preoccupazioni sottolineando l’importanza del vino italiano negli Stati Uniti, dove il valore delle esportazioni si attesta intorno ai 2 miliardi di euro, corrispondenti al 24% del totale delle spedizioni italiane nel mondo. Questo successo è attribuibile a un forte legame identitario dei prodotti, che insieme a un rapporto qualità-prezzo vantaggioso ha determinato il successo del vino italiano all’estero.

Secondo l’Osservatorio Uiv, le statistiche confermano che il prezzo medio di esportazione del vino italiano negli Stati Uniti è di 5,35 euro al litro. Tuttavia, è preoccupante rilevare che solo il 30% della fascia popolare si colloca in un range di prezzo accettabile di 5,26 euro, mentre oltre metà risulta sotto la soglia dei 3,53 euro. Se i dazi dovessero andare a regime, il prezzo di questi vini salirebbe, spostandoli verso la fascia premium. Questo incremento di prezzo non è sostenibile per la maggior parte delle produzioni italiane, che spaziano dal Pinot Grigio al Prosecco, dal Chianti al Lambrusco, fino ai vini della Sicilia.

Ripercussioni e scenari futuri per l’export vinicolo

Il rischio maggiore è che il segmento premium, attualmente rappresentante il 17% in volume delle esportazioni, non sarà in grado di ricevere un quantitativo di produzione così elevato proveniente dal segmento popolare. Il prezzo medio franco cantina di 8,80 euro al litro e il conseguente prezzo al dettaglio che può variare da 13 a 30 dollari rendono difficile l’assorbimento di un cambio diretto che imporranno al mercato. La situazione si fa sempre più complessa, e la preoccupazione per gli effetti dei potenziali dazi si amplifica, portando a riflessioni sulle strategie da adottare per tutelare l’industria viti-vinicola italiana.

Il destino del vino italiano negli Stati Uniti è quindi appeso a un filo, e le misure che potrebbero essere adottate hanno il potenziale di cambiare radicalmente il panorama delle esportazioni, con conseguenze che potrebbero estendersi ben oltre i confini americani.

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