Al Meeting di Rimini, un’importante occasione di confronto e dialogo, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, discute del ruolo fondamentale dei cristiani come costruttori di pace in un mondo lacerato dalla violenza e dai conflitti. In un’intervista ai media vaticani, Paglia sottolinea la necessità di una profonda conversione spirituale e di un impegno collettivo affinché le Chiese possano unire i popoli in un abbraccio di fraternità .
Il messaggio di pace di monsignor Paglia
Spirito di solidarietà e responsabilità collettiva
Monsignor Vincenzo Paglia, nel suo intervento al Meeting di Rimini, ha sottolineato quanto sia cruciale affrontare le sofferenze altrui per costruire una pace autentica. La pace, ha affermato, non è un concetto astratto, ma una realtà che richiede un impegno attivo e una conversione spirituale profonda. In questo contesto, ha citato le encicliche del Papa, “Laudato si’” e “Fratelli tutti“, che propongono una visione globale e universale in cui ogni essere umano è parte di un unico grande disegno.
Secondo Paglia, la mancanza di una visione condivisa è uno dei problemi principali del nostro tempo. In un’epoca in cui le nazioni e gli individui tendono a isolarsi, il Papa invita a guardare oltre i propri confini e a riconoscere che conviviamo in una casa comune. La necessità di percepire il mondo come un’unica entità è urgente, specialmente quando si considera la dimensione delle guerre attualmente in corso: ben 59 conflitti armati nel mondo, di cui solo due dominano i titoli dei giornali.
La conversione spirituale: un passo necessario
Paglia ha poi messo in evidenza la necessità di una conversione spirituale, una chiamata a comprendere che ciascuno ha una responsabilità collettiva nella salvaguardia della pace. Vivendo in quella che Papa Francesco definisce una “terza guerra mondiale a pezzi“, è imperativo che le persone trovino una motivazione per contribuire attivamente alla costruzione della pace. La riflessione di Paglia è chiara: la vera profezia evangelica consiste nel riconoscere che tutti siamo chiamati a operare per il bene comune.
L’umanesimo come risposta ai conflitti
Dal conflitto alla pace: un impegno condiviso
Rispondendo a chi sostiene di essere impotente di fronte ai conflitti globali, Paglia ha sottolineato che ognuno di noi, indipendentemente dalle circostanze, può contribuire alla pace. Pregare per chi soffre, collaborare con iniziative di solidarietà , e sensibilizzare l’opinione pubblica sono tutte azioni che possono essere intraprese. Occorre abbandonare l’egotismo di cui parla frequentemente Papa Francesco e adottare un approccio più comunitario e fraterno.
La divisione tra le Chiese rappresenta un ulteriore aspetto che Paglia ha voluto evidenziare. “Se le Chiese sono divise, come possono essere uniti i popoli?” è una domanda provocatoria che invita a riflettere sull’importanza dell’unità . Citando l’arcivescovo Atenagora, che promosse l’abbraccio ecumenico con Paolo VI, ha ribadito che solo con Chiese sorelle è possibile costruire legami di fraternità tra i popoli.
Ogni individuo ha un ruolo attivo
La battaglia contro l’individualismo è un tema ricorrente in questa riflessione. Paglia ha descritto la necessità di passare da un “io” egoista a un “noi” inclusivo. Sottolineando che la vera rinascita spirituale avviene attraverso il Vangelo, l’arcivescovo incoraggia tutti a riscoprire la propria fede e a tradurla in azioni pratiche per generare cambiamenti nella società .
Il valore della pace nelle comunitÃ
Costruire la pace in famiglia
Infine, allargando la riflessione sul concetto di pace, Paglia ha evidenziato l’importanza di iniziare dalla famiglia. Le guerre e i conflitti nascono spesso da relazioni tese all’interno delle famiglie. Per essere artigiani di pace, è indispensabile portare amore e reciprocità all’interno della propria casa. “Prendiamoci cura gli uni degli altri e sconfiggeremo anche gli scontri più gravi,” ha affermato, sottolineando la responsabilità che ogni individuo ha nei confronti della propria comunità .
A Rimini, il meeting si configura quindi non solo come un momento di discussione, ma come un’importante opportunità di interazione tra diverse realtà , compresi coloro che non si identificano necessariamente con la fede cattolica. È questa apertura a diverse esperienze e visioni che potrebbe rivelarsi essenziale per la costruzione di ponti di fede e comprensione tra i popoli.