Il quartetto di Cremona porta l'arte della fuga di Bach sul palcoscenico romano

Il quartetto di Cremona porta l’arte della fuga di Bach sul palcoscenico romano

Il Quartetto di Cremona si esibirà il 1 marzo a Roma, presentando “L’arte della fuga” di Bach con un ensemble innovativo, celebrando la musica da camera e l’eredità del compositore.
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Il quartetto di Cremona porta l'arte della fuga di Bach sul palcoscenico romano - Gaeta.it

Il quartetto di Cremona, un nome di spicco nel panorama della musica da camera, torna a proporre il suo talento a Roma con un concerto imperdibile. Il 1 marzo, alle 17:30, l’Aula Magna della Sapienza ospiterà l’esecuzione de “L’arte della fuga” di Johann Sebastian Bach. In questo evento, il quartetto non solo si esibirà con i suoi musicisti, ma arricchirà il pezzo con un’ensemble di sette strumenti, per una reinterpretazione che promette di affascinare gli spettatori. Questo concerto segna un ulteriore passo nel legame consolidato tra il quartetto e la Istituzione Universitaria dei Concerti, una collaborazione che dura da oltre dieci anni, contribuendo a rendere la capitale un centro vibrante per la musica classica.

L’arte della fuga: una delle ultime opere di Bach

L’arte della fuga” è una delle opere più significative di Bach, scritta tra il 1749 e il 1750. Questo lavoro, concepito nelle fasi avanzate della vita del compositore, rappresenta un accumulo di tutta la sua vasta esperienza riguardo al contrappunto e alla fuga. L’opera è caratterizzata da un’intensa esplorazione delle possibilità musicali attraverso un dialogo tra quattro voci, un’interazione che richiede non solo abilità tecnica, ma anche una profonda comprensione del linguaggio musicale.

La composizione è rimasta incompiuta, influenzata dalle difficoltà di salute dell’autore, ma si distingue come uno dei vertici della polifonia contrappuntistica. “L’arte della fuga” è notevole perché Bach non specifica il numero e i tipi di strumenti coinvolti, lasciando alla libertà interpretativa dei musicisti la scelta di trascrivere l’opera per vari ensemble, spaziando da formazioni ridotte a orchestre complete.

Un’interpretazione unica e ricca di sfumature

Il quartetto di Cremona si propone di restare fedele all’intenzione originale di Bach, evitando trascrizioni che possano alterarne la complessità. I musicisti stanno studiando attentamente le partiture per mantenere l’integrità delle voci così come concepite dall’autore. Un aspetto distintivo dell’esecuzione prevede l’uso di una viola al posto del secondo violino e una viola tenore in place di un normale violino. Questa scelta non è casuale: mirano ad arricchire il profilo sonoro dell’esecuzione e a dare vita a nuove colorazioni.

Paolo Andreoli, nel ruolo di secondo violino, ha intrapreso il difficile compito di apprendere a suonare la viola, alternando tra i due strumenti durante l’esibizione. Questo cambio di timbro non solo amplifica l’espressività musicale, ma dimostra anche l’impegno e la versatilità dei membri del quartetto. Simone Gramaglia ha inoltre fatto costruire una viola tenore su misura per poter affrontare alcune sezioni dell’opera con un flauto dolce, offrendo così un ulteriore elemento di richiamo nel concertato.

Un evento che celebra la musica da camera

Il concerto del quartetto di Cremona è molto più di un semplice evento musicale: rappresenta una celebrazione della musica da camera e del contributo che il proprio lavoro offre al repertorio classico. La scelta di eseguire una composizione così accessibile e al contempo complessa coincide con la volontà di rendere omaggio a un autore che ha segnato la storia della musica occidentale. Un pubblico attento potrà apprezzare non solo la maestria tecnica dei musicisti, ma anche l’interpretazione che il quartetto offre di una delle opere più elevate di Bach.

L’unione di diverse competenze e abilità strumentali, insieme alla scelta di un repertorio così impegnativo, farà di questo evento un’esperienza senza precedenti, con l’attesa di una risposta emotiva forte da parte di chi ascolta. In un periodo in cui la musica dal vivo è sempre più preziosa, quest’interpretazione dell’arte di Bach promette di essere un’illuminante riflessione sulla bellezza della musica classica.

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