Il recupero dei vitigni autoctoni: un'alleanza tra tradizione e sostenibilità in Emilia-Romagna

Il recupero dei vitigni autoctoni: un’alleanza tra tradizione e sostenibilità in Emilia-Romagna

Il recupero delle varietà autoctone di vite, sostenuto dai vignaioli biodinamici, valorizza le tradizioni regionali e promuove la biodiversità, contribuendo a un futuro vitivinicolo più sostenibile in Italia.
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Il recupero dei vitigni autoctoni: un'alleanza tra tradizione e sostenibilità in Emilia-Romagna - Gaeta.it

Il recupero delle varietà autoctone di vite riveste un’importanza cruciale per la valorizzazione delle tradizioni regionali e la tutela dell’ambiente. Questi vitigni, frutto di una lunga storia di adattamento agli specifici terreni e climi locali, non solo rafforzano l’identità culturale delle aree vinicole italiane ma rappresentano anche un’opzione sostenibile nel modo di coltivare la vite. In questo contesto, i vignaioli biodinamici della denominazione Demeter si impegnano attivamente nel recupero di varietà meno conosciute, contribuendo a preservare la biodiversità del patrimonio vitivinicolo italiano. La conferenza “Viti dimenticate: la passione dei vignaioli biodinamici Demeter recupera le varietà autoctone“, tenutasi durante la Slow Wine Fair, ha offerto un’importante occasione di dialogo e approfondimento.

L’importanza della biodiversità nel settore vinicolo

Durante la tavola rotonda, Francesco Bordini, agronomo e vignaiolo biodinamico, ha sottolineato l’importanza delle antiche vigne, che possono essere considerate come “Arche di Noè” della biodiversità. In particolare, Bordini ha messo in evidenza le vigne pre-fillossera, che hanno conservato un importante patrimonio genetico minacciato dalla crisi fitosanitaria di oltre un secolo fa. “Recuperare e reintrodurre queste varietà ci consente di garantire una stabilità ai vigneti, migliorando la loro resistenza ai cambiamenti climatici,” ha affermato. La diversità genetica non solo offre una maggiore complessità nel profilo dei vini prodotti, ma facilita anche l’adattamento a nuove sfide ambientali.

Il concetto di viticoltura monovarietale, diffuso solo di recente, non era prassi comune in passato; le varietà venivano coltivate in sinergia. Bordini ha citato vitigni storici come il Trebbiano e il Ciliegiolo, che, pur avendo rese alcoliche inferiori, oggi possono giocare un ruolo fondamentale nella creazione di vini meno alcolici e più equilibrati, frutto di un approccio analitico e sostenibile.

Un patrimonio culturale da riscoprire

Danila Mongardi, titolare dell’azienda “Al di là del Fiume“, ha richiamato l’attenzione sulla pletora di varietà autoctone presenti nell’area bolognese durante l’Ottocento, sottolineando la perdita di oltre 80 varietà a causa dell’arrivo della fillossera. “Riscoprire questi vitigni significa ripristinare la nostra storia e connetterci con le tradizioni contadine,” ha spiegato. Mongardi ha menzionato varietà come l’Albana e la Barbera, nonché ecotipi minori come Montuni e Aglionza, riscoprendo sapori che arricchiscono i vini di aromi distintivi. Tornare a queste varietà non è solo un atto di recupero, ma anche una testimonianza di resilienza e di connessione con il territorio.

La biodiversità delle varietà autoctone non è solo un valore agronomico ma un tesoro culturale e sociale che parla di storie di vita, di pratiche agricole tradizionali e di legami identitari.

Le opportunità di mercato nel recupero dei vitigni autoctoni

Paride Benedetti, agronomo e titolare della Tenuta Santa Lucia, ha sottolineato l’importanza economica del recupero delle varietà locali. Questi vitigni, distintivi e unici, offrono un’opportunità per il mercato del vino, caratterizzandosi come prodotti senza concorrenza diretta. Benedetti ha condiviso il suo impegno per il recupero del vitigno “Famoso”, una varietà a bacca bianca preziosa che ha trovato nuova vita e riconoscimento sul mercato. Presentare un vino autoctono all’estero non significa solo vendere un prodotto, ma veicolare una storia e un’identità, rendendo il vino un emblema delle origini e della cultura italiana.

L’impegno dei viticoltori biodinamici, dunque, rappresenta un’evoluzione della tradizione, unendo pratiche agricole rispettose dell’ambiente a filosofie che pongono il benessere del terreno e la salute del sistema viticolo al centro dell’attività. Giovanni Buccheri, Direttore di Demeter Italia, ha enfatizzato come la conservazione delle varietà autoctone non sia solo un obiettivo agricolo ma un modo per mantenere vive le storie, i paesaggi e la cultura delle comunità locali.

Il movimento dei viticoltori biodinamici rappresenta un esempio concreto di come sia possibile coniugare tradizione e innovazione, creando un tessuto agricolo sostenibile che riflette l’identità dell’Italia vinicola.

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