Il rientro del cervo nei Monti Sibillini, avvenuto vent’anni fa, rappresenta un significativo traguardo per la biodiversità del Parco Nazionale. Dopo un’assenza durata quasi due secoli, l’iniziativa ha ridato vita a un importante ecosistema, permettendo agli esperti di monitorare da vicino la rinascita di questo grande ungulato europeo. La storia del cervo sibillino inizia nel 1825 con l’ultima testimonianza documentata, chiudendo un capitolo di estinzione e aprendo un nuovo periodo di recupero ecologico.
La reintroduzione del cervo: un passo fondamentale per la fauna selvatica
L’Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con sede a Visso, celebra con orgoglio il ventesimo anniversario di questo progetto di reintroduzione faunistica. Il primo intervento di liberazione ha avuto luogo a Castelsantangelo sul Nera, nel contesto suggestivo di un paesaggio innevato, dove sono stati rilasciati 15 esemplari di cervo provenienti dalla foresta demaniale di Tarvisio. Dieci di questi cervi sono stati dotati di radiocollare, consentendo un monitoraggio costante che ha permesso agli esperti e al Corpo Forestale di seguire da vicino l’adattamento degli animali al nuovo habitat.
L’iniziativa non è solo un esperimento di reintroduzione, ma un’importante strategia per ripristinare gli equilibri ecologici che sono stati compromessi nel tempo. Secondo Andrea Spaterna, presidente dell’Ente Parco, il recupero degli ecosistemi originari offre opportunità non solo per la fauna, ma anche per il territorio in generale. L’arrivo del cervo non solo arricchisce la biodiversità della zona, ma contribuisce attivamente alla sensibilizzazione sulla necessità di proteggere la fauna selvatica e di mantenere un ecosistema bilanciato.
L’impatto ecologico e socio-economico della reintroduzione
Dal 1998, quando è cominciato il progetto, sono stati rilasciati un totale di 79 cervi, anche provenienti da altre aree protette come il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e la riserva del Monte Peglia. L’obiettivo primario è stata la ricostituzione degli ecosistemi naturali, con un occhio di riguardo per le interazioni tra diverse specie. Infatti, il ritorno dei cervi ha creato opportunità per altre specie di carnivori, come il lupo e l’orso bruno marsicano, che possono trarre vantaggio dalla presenza di una preda abbondante.
D’altro canto, questo progetto ha anche un forte risvolto socio-economico. L’aumento della biodiversità contribuisce a valorizzare il territorio, attirando un numero crescente di turisti attratti dalla possibilità di osservare i cervi nel loro habitat naturale. In autunno, i bramiti dei maschi in amore risuonano tra le valli dei Sibillini, offrendo ai visitatori un’esperienza unica che segna un legame profondo con la natura.
Un futuro promettente per il cervo e il Parco Nazionale
Oggi, la popolazione di cervi nei Monti Sibillini è finalmente consolidata, e il loro richiamo riecheggia come un simbolo di rinascita e speranza per la fauna e la flora locale. Gli sforzi messi in campo dall’Ente Parco hanno dimostrato di essere efficaci, permittendo non solo il recupero di una specie, ma anche la valorizzazione e la promozione del patrimonio naturale dell’area. Con un’attenzione costante alla tutela e alla gestione sostenibile degli ecosistemi, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini continua a lavorare per un futuro in cui la fauna e il turismo convivano in armonia.