Il settore ortofrutticolo italiano fronteggia nuove sfide tra dazi e cambiamenti climatici

Il settore ortofrutticolo italiano fronteggia nuove sfide tra dazi e cambiamenti climatici

La crisi del settore ortofrutticolo italiano si aggrava tra nuovi dazi statunitensi e cambiamenti climatici, con operatori che chiedono misure urgenti per salvaguardare le produzioni e il futuro dell’export.
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Il settore ortofrutticolo italiano fronteggia nuove sfide tra dazi e cambiamenti climatici - Gaeta.it

La crisi che attanaglia il settore ortofrutticolo italiano si fa sempre più pressante, con l’arrivo di nuovi dazi imposti dal governo statunitense e le sfide globali legate ai cambiamenti climatici. Gli operatori chiedono soluzioni urgenti e misure di protezione efficaci per difendere le produzioni nostrane. Questa situazione rappresenta una minaccia significativa per un comparto che nel 2024 ha raggiunto un valore di esportazione record, evidenziando la necessità di azioni immediate.

Dazi usa e guerra commerciale: una prospettiva complessa

Secondo Minguzzi, rappresentante del settore ortofrutticolo, i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti italiani potrebbero compromettere gravemente le esportazioni. Egli sottolinea l’importanza di evitare una guerra commerciale, paragonandola a uno scontro tra Davide e Golia. Invece, propone un approccio collaborativo che coinvolga sia il governo italiano che le istituzioni europee per affrontare la questione in modo costruttivo. La rimozione di divieti sull’uso di molecole per la protezione delle colture potrebbe rappresentare una via d’uscita per sostenere e difendere le produzioni ortofrutticole italiane, che si trovano a fare i conti con una competitività sempre più agguerrita.

Questo appello evidenzia non solo la fragilità del mercato, ma anche la necessità di politiche agrarie più adattabili e favorevoli. La richiesta di difesa della frutticoltura è chiara e urgente, e risuona tra gli operatori del settore, che si sentono sempre più vulnerabili di fronte a sfide esterne e interne.

Un record infranto e produttività in calo

L’anno passato ha segnato un traguardo importante per la frutticoltura italiana, con oltre 6 miliardi di euro di valore all’export per i prodotti freschi. Un risultato che assume una rilevanza particolare considerando le difficoltà crescenti che stanno colpendo gli operatori. Minguzzi mette in evidenza l’aspetto paradossale di questo successo: nonostante il valore delle esportazioni, il settore sta sperimentando una progressiva riduzione delle produzioni.

Negli ultimi dieci anni, i raccolti di pere, kiwi e pesche hanno mostrato flessioni drammatiche, rispettivamente del 80%, 75% e 25%. Questi dati allarmanti evidenziano come il problema non sia più solo il posizionamento sul mercato, ma la capacità di offrire un prodotto da vendere. La crescita della domanda internazionale, contrapposta alla diminuzione dell’offerta, sta creando una situazione di stallo che mette a rischio tutta la filiera.

Un contesto sempre più complicato

Il settore ortofrutticolo italiano si trova al centro di una tempesta perfetta, causata da fattori climatici e ambientali. Minguzzi ha sottolineato i cambiamenti climatici, evidenziando le periodiche siccità e le alluvioni che danneggiano le coltivazioni. Ma non è solo una questione climatica: l’aumento delle fitopatie e degli attacchi di insetti alieni sta compromettere ulteriormente le raccolte.

In aggiunta, le politiche europee, spesso influenzate da un ambientalismo ideologico, hanno limitato l’uso di agrofarmaci, infliggendo un ulteriore colpo agli agricoltori. Senza strumenti di difesa adeguati, i produttori si trovano in una situazione difficile, e la mancanza di soluzioni alternative praticabili aggrava il quadro. La riduzione dei principi attivi disponibili per l’agricoltura, da circa 1000 a meno di 300, rappresenta una diminuzione drammatica, superiore al 70%.

Politiche agricole da ripensare

La denuncia di Minguzzi si rivolge direttamente all’Unione Europea, accusata di avere abbandonato i produttori senza mezzi di difesa efficaci. La critica si concentra sulla mancanza di alternative pratiche per supportare gli agricoltori in un contesto sempre più sfidante. Le scelte compiute fino ad oggi hanno portato a una situazione difficile per chi lavora la terra, lasciando alla mercé di condizioni climatiche avverse le produzioni di un’intera nazione.

Con le conseguenze di queste politiche sotto gli occhi di tutti, gli operatori del settore chiedono un cambio di rotta. Se non si interviene con urgenza per correggere queste politiche, il futuro dell’ortofrutticoltura italiana resterà in bilico, rischiando di compromettere un patrimonio agroalimentare di esempio per il mondo intero.

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