Il signore degli anelli: il dibattito sul canone tolkieniano dopo il finale della seconda stagione

Il finale della seconda stagione de “Gli Anelli del Potere” ha riacceso il dibattito sul canone tolkieniano, con Corey Olsen che sostiene la fluidità delle opere di Tolkien e l’importanza della reinterpretazione.
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Il signore degli anelli: il dibattito sul canone tolkieniano dopo il finale della seconda stagione - Gaeta.it

Il finale della seconda stagione di “Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere” ha scatenato un acceso dibattito tra i fan della saga di Tolkien, soprattutto in merito alla rivelazione che lo Straniero, interpretato da Daniel Weyman, si identifica come Gandalf. In un contesto in cui i fan cercano di comprendere il rispetto del canone stabilito dall’autore nei suoi testi più celebri, è intervenuto il Dr. Corey Olsen, esperto di Tolkien e presidente della Signum University, per chiarire che non esiste un canone rigoroso nel lavoro di questo autore.

L’interpretazione di Corey Olsen sul canone tolkieniano

Il professor Corey Olsen ha preso parte alla conversazione relativa al rincorrere di questa rivelazione, affermando che l’idea di un canone fisso nelle opere di Tolkien è una concezione errata. Secondo Olsen, le opere di Tolkien sono caratterizzate da un’evoluzione continua. Questo significa che, sebbene alcune narrazioni siano ben documentate nei testi, l’autore in realtà ha esplorato diverse versioni e possibilità durante la sua carriera. In effetti, nei suoi scritti più noti, come “Il Signore degli Anelli”, si fa riferimento al fatto che Gandalf sia giunto nella Terra di Mezzo attorno all’anno 1000 della Terza Era. Tuttavia, Olsen indica che Tolkien ha lasciato aperta la possibilità che i Maghi, tra cui Gandalf, avessero potuto influenzare eventi più remoti, risalenti alla Seconda Era.

Tale riflessione non deve essere sottovalutata, poiché rivela una certa fluidità nel pensiero dell’autore riguardo alla cronologia e alla presenza di questi personaggi nelle ambientazioni descritte. Quindi, l’assunzione di un’identità da parte dello Straniero non rappresenta, secondo Olsen, una violazione del canone ma piuttosto un’espansione dei confini narrativi del mondo tolkieniano. Questo pensiero sottolinea una dimensione più ampia della narrativa, dove le interpretazioni possono variare, arricchendo l’universo creato da Tolkien senza necessariamente deviarsi dalle sue fondamenta.

Il nome Gandalf e le sue molteplici identità nel mondo di Tolkien

Un altro aspetto che Olsen sottolinea è la varietà di nomi che Tolkien ha dato a Gandalf nel corso dei suoi lavori, a seconda del contesto culturale e dei popoli con i quali il personaggio interagisce. Gandalf è conosciuto come Mithrandir tra gli Elfi, Tharkûn per i Nani, e il nome Incánus è usato nel Sud. Questa ricchezza di appellativi suggerisce che Gandalf è un personaggio che si adatta, evolve e si reinventa a seconda delle circostanze e dei luoghi in cui si trova.

Olsen spiega che, considerando come la varietà di nomi e identità di Gandalf venga utilizzata nel mondo narrativo, è possibile che la scelta di adottare il nome Gandalf da parte dello Straniero quindi rappresenti non una contraddizione, ma una riconferma della complessità di questo personaggio. Si tratta di un processo che rientra nel modo in cui Tolkien ha costruito il suo universo, e che può supportare la visione di un Gandalf presente non solo nella Terza Era, ma anche in periodi precedenti.

In questo contesto, il professor Olsen ribadisce che i fan non devono percepire questo cambiamento come una deviazione non autorizzata dalla tradizione tolkieniana, ma piuttosto come un’opportunità di riconsiderare il materiale originario e vedere come nuove interpretazioni possano arricchire l’esperienza complessiva dell’opera.

L’importanza della reinterpretazione nel mondo narrativo di Tolkien

Il discorso su come la reinterpretazione dei personaggi e degli eventi possa influenzare la visione più ampia dell’opera tolkieniana è fondamentale. Stando alle dichiarazioni di Olsen, la rivelazione finale della seconda stagione di “Gli Anelli del Potere” può essere letta come un tentativo di rimanere fedeli ai temi e ai valori dell’opera di Tolkien, piuttosto che come un tradimento della sua eredità.

Mentre alcuni puristi potrebbero opporsi a cambiamenti significativi rispetto agli eventi canonici, la relazionalità dei personaggi e la loro rappresentazione offre un’opportunità per esplorare nuovi aspetti della narrazione. La sfida, quindi, risiede nel non rimanere imbrigliati in una visione troppo rigida e nell’accettare la possibilità che le storie possano essere reinterpretate in modi che rispettino l’essenza dell’opera, pur offrendo un respiro nuovo alla sua narrativa.

Le discussioni tra appassionati continuano e il dibattito su quello che costituisce il “vero” canone tolkieniano persiste. Qualunque sia la posizione assunta riguardo alla rivelazione dello Straniero come Gandalf, è chiaro che l’universo di Tolkien ha dimostrato una notevole capacità di accogliere nuove interpretazioni, un concetto che continua a stimolare l’interesse e la creatività.

Ultimo aggiornamento il 4 Ottobre 2024 da Marco Mintillo

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