La decisione del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, di rimuovere la statua di Giacomo Mancini, inaugurata soltanto nel 2022, ha scatenato una forte reazione da parte della fondazione intitolata all’ex ministro e sindaco. Questa statua, collocata davanti al Municipio, simboleggia un importante legame con la storia della città e rappresenta il decennale impegno di Mancini nel guidare Cosenza. La situazione ha suscitato un acceso dibattito tra gli abitanti e le istituzioni locali.
La lettera del sindaco e il piano di rimozione
L’8 gennaio, il sindaco Caruso ha inviato una comunicazione formale alla fondazione intitolata a Giacomo Mancini, chiarendo le motivazioni alla base della sua decisione. È emerso che il sindaco intende procedere con l’installazione di nuove opere d’arte, donate dalla famiglia Bilotti, nell’ambito del progetto Mab, il Museo all’aperto Bilotti. Questo piano si concentra sull’area del centro di Cosenza, che è stata definita come il contesto adeguato per queste opere.
La situazione ha colto di sorpresa la fondazione e i cittadini, visto che nello stesso anno precedente, Caruso aveva approvato una delibera di Giunta che confermava la posizione attuale della statua. La lettera di Caruso suggerisce che la fondazione proponga una nuova collocazione per la statua di Mancini entro dieci giorni; in caso contrario, la statua verrà restituita. Questa affermazione ha ulteriormente alimentato il malcontento tra i sostenitori di Mancini, molti dei quali considerano la statua come una parte fondamentale dell’identità culturale della città.
La reazione della fondazione e della comunità
La fondazione presieduta da Pietro Mancini, il figlio dell’ex sindaco, ha espresso la propria indignazione attraverso un comunicato stampa. Con toni forti, hanno dichiarato di essere senza parole di fronte a una mossa che definiscono come un’offesa per i cosentini. Questo sentimento di sorpresa si riflette in un’opinione diffusa tra i cittadini, molti dei quali vedono la statua di Giacomo Mancini non solo come un’opera d’arte, ma come un simbolo di appartenenza e memoria storica.
A Cosenza, il nome di Mancini è intrinsecamente legato alla politica locale e alla sua storia. La figura dell’ex sindaco è spesso celebrata per il lavoro svolto a favore della comunità, e la statua posizionata di fronte al Comune è vista come un tributo alla sua eredità. La decisione di spostarla non può non generare interrogativi sul futuro del patrimonio culturale della città e su come la comunità intenda preservare il ricordo dei suoi leader storici.
Un’operazione controversa tra arte e memoria
Il caso della statua di Giacomo Mancini non è isolato in Italia, dove numerosi dibattiti si sono accesi attorno all’arte pubblica e ai monumenti. Spostare opere d’arte che ricordano figure storiche diventa un’operazione delicata e controversa. Essa solleva questioni su ciò che una città decide di onorare e cosa rappresenta per la comunità. La scelta del sindaco Caruso di rimuovere la statua potrebbe essere interpretata anche come un tentativo di riorganizzazione del patrimonio artistico cittadino, compromettendo però il legame affettivo della popolazione con la figura di Mancini.
Questa vicenda mette in evidenza come il rapporto fra arte e spazio pubblico non si limiti a considerazioni estetiche, ma vada a intaccare direttamente il vissuto e la storia di una città. La trasformazione degli spazi urbani richiede una sensibilità particolare, considerando i sentimenti delle comunità locali e l’importanza di mantenere vive le memorie storiche. La reazione della fondazione a questa decisione del sindaco serve dunque a richiamare l’attenzione sul valore della storia condivisa e sull’impatto delle scelte politiche sulle identità culturali delle città.
Ultimo aggiornamento il 9 Gennaio 2025 da Laura Rossi