Il Tar Abruzzo annulla lavori costieri a Pineto: bocciate le opere per la difesa della costa nord

Il Tar Abruzzo annulla lavori costieri a Pineto: bocciate le opere per la difesa della costa nord

Il TAR annulla il progetto della Regione Abruzzo per la difesa della costa di Pineto, accogliendo il ricorso del WWF che evidenzia gravi carenze procedurali e rischi ambientali nelle opere previste.
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Il Tribunale amministrativo regionale ha annullato le autorizzazioni della Regione Abruzzo per il terzo lotto delle opere di difesa della costa di Pineto, accogliendo il ricorso del WWF che ha evidenziato gravi irregolarità procedurali e rischi ambientali nelle aree protette coinvolte. - Gaeta.it

La decisione del Tribunale amministrativo regionale segna una battuta d’arresto nel progetto della Regione Abruzzo per proteggere la costa di Pineto. Il ricorso del WWF, accolto dopo mesi di battaglie legali, ha smascherato carenze procedurali e criticità ambientali legate al terzo lotto delle opere previste. Il nodo centrale riguarda l’impatto sul litorale, l’area marina protetta “Torre del Cerrano” e il sito Natura 2000, tutti ambienti con tutele specifiche. Vediamo nello specifico cosa è successo.

il ricorso del wwf contro il progetto di difesa della costa

Il WWF Italia ha impugnato le autorizzazioni emesse dalla Regione Abruzzo relative al terzo lotto dei lavori lungo la costa di Pineto, una zona particolarmente delicata dal punto di vista ambientale. L’avvocato Francesco Paolo Febbo ha assistito l’associazione nella causa, ottenendo oggi, 18 aprile 2025, la sentenza che annulla sia le autorizzazioni regionali sia i pareri favorevoli espressi dal Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale .

La Regione aveva previsto di realizzare sei scogliere emerse, ciascuna lunga 90 metri, proprio nella parte nord della foce del Torrente Calvano, un punto che si collega direttamente al centro di Pineto e alle aree marine protette circostanti. Queste opere avrebbero inciso su un tratto costiero inserito nel sistema di tutela Natura 2000, vincolo europeo volto a proteggere gli habitat naturali, e sull’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”.

Il TAR ha riconosciuto che le procedure seguite non rispettavano le normative ambientali previste, portando all’annullamento di ogni autorizzazione. Non solo. La Regione Abruzzo dovrà pagare anche le spese legali, pari a 3.000 euro, a favore del WWF. Un segnale chiaro sulla serietà delle mancanze emerse.

criticità ambientali e procedurali evidenziate dal wwf

Il ricorso ha puntato sia sulla mancata corretta procedura di valutazione ambientale sia sul concreto rischio di danno per l’ecosistema locale. Il Comitato VIA della Regione ha prima escluso la necessità di una valutazione di impatto ambientale per l’intervento, ottenendo un parere favorevole anche sulla Valutazione di Incidenza Ambientale. Questo passo è risultato irregolare e ingiustificato.

Nel settembre 2024 il WWF era riuscito ad ottenere una sospensiva di quei giudizi, bloccando temporaneamente i lavori. Nel corso del processo, la Regione ha prodotto documentazione supplementare che non ha smentito i dubbi espressi. Anzi, ha confermato il rischio concreto di erosione costiera.

L’intervento poteva portare a un arretramento della linea di riva stimato in 18 metri nel tratto a nord dell’Area Torre di Cerrano. Per compensare questo arretramento, lo studio preliminare ambientale della Regione indicava la necessità di continui ripascimenti del valore di 700 mila euro l’anno. Una spesa onerosa e un tentativo, non certo risolutivo, di affrontare l’erosione con opere che a loro volta avrebbero modificato in modo drastico l’ambiente.

Secondo il WWF, la presenza di aree protette di alto livello avrebbe dovuto indurre alla massima cautela. La Regione avrebbe dovuto adottare misure alternative o almeno procedere con valutazioni più accurate, invece ha ignorato i segnali di deterioramento ambientale.

le reazioni del wwf e le critiche alla regione abruzzo

Filomena Ricci, delegata regionale del WWF Abruzzo, ha commentato che la giunta regionale continua a proporre atti errati, non solo sotto il profilo tecnico, ma anche per le procedure scelte. Il problema non è solo il progetto in sé, ma il modo in cui tenta di aggirare la legge.

Il WWF ha risorse limitate in termini di tempo e fondi per ogni battaglia legale da sostenere. Però ogni volta che si interviene emerge che le autorizzazioni sono state concesse in maniera poco trasparente o senza adeguate verifiche. Ricci ha sottolineato che questo sistema rallenta gli interventi che invece servono per la tutela del territorio.

L’opera contestata, secondo lo studio preliminare della stessa Regione, avrebbe richiesto opere di ripascimento costante, una soluzione che si traduce in costi altissimi per i cittadini senza risolvere realmente il problema erosivo. Il dissesto esiste davvero, ma andare avanti con scogliere lunghe e invasive provocherebbe più danni che benefici.

Il WWF sollecita soluzioni alternative e un confronto più serio, rispetto a forzature che hanno portato a sentenze negative e ritardi. Il caso di Pineto si presenta come una lezione per evitare nuovi progetti simili senza il necessario rispetto delle regole ambientali.

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