Il trittico ricomposto all’Opera di Roma: suor Angelica e il prigioniero nel segno del Novecento

Il trittico ricomposto all’Opera di Roma: suor Angelica e il prigioniero nel segno del Novecento

Due opere al Teatro dell’Opera di Roma dal 23 aprile al 2 maggio, unendo Puccini e Dallapiccola in un progetto che esplora sofferenza, isolamento e speranza tradita nel XX secolo.
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Dal 23 aprile al 2 maggio all’Opera di Roma, il regista Calixto Bieito presenta "Suor Angelica" di Puccini e "Il prigioniero" di Dallapiccola, due opere che esplorano la sofferenza e l’isolamento del XX secolo in un allestimento intenso e coinvolgente. - Gaeta.it

Due opere legate da un filo che racconta la sofferenza del XX secolo tornano a calcare il palco dell’Opera di Roma. Dal 23 aprile al 2 maggio va in scena Suor Angelica di Giacomo Puccini insieme a Il prigioniero di Luigi Dallapiccola. La regia di Calixto Bieito cerca di evidenziare il dolore e l’illusione infranta dei protagonisti, inserendo queste opere in un progetto che unisce il repertorio pucciniano al Novecento musicale.

un accostamento emblematico tra orrore e speranza tradita

Il regista Calixto Bieito sottolinea come Suor Angelica e Il prigioniero siano un riflesso delle tragedie del secolo scorso. Entrambe le opere spaziano dal trauma della prima guerra mondiale fino agli orrori della seconda. Il punto in comune tra le storie dei personaggi principali è un viaggio interiore che mette a nudo la falsità della speranza che avevano coltivato, rivelandosi manipolati dalle illusioni. Questo viaggio emotivo accomuna un soprano e un baritono protagonisti, entrambi impegnati a rappresentare la solitudine, il dolore e il conflitto interiore descritto con un linguaggio musicale e scenico che rende vivi questi sentimenti.

La scelta del direttore musicale Michele Mariotti di affiancare i brani pucciniani a composizioni di metà Novecento fa parte di un percorso artistico chiamato “Trittico ricomposto”. Questo progetto, che si chiude con questa ultima tappa, intende evidenziare il rapporto tra melodie classiche e influenze più moderne. La presenza dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’Opera di Roma, diretti da Ciro Visco, garantisce un’interpretazione curata, che amplifica le sfumature di queste opere.

protagonisti e team artistico dietro la scena

I due personaggi principali sono affidati al soprano Corinne Winters, protagonista di Suor Angelica, e al baritono Mattia Olivieri, che interpreta Il prigioniero. Entrambi portano in scena sensibilità e forza nei ruoli che raccontano storie di sofferenza e lotta. Il lirismo delicato di Puccini trova un equilibrio con le tonalità più cupe e drammatiche del linguaggio di Dallapiccola.

Le scenografie di Anna Kirsch contribuiscono a rendere palpabile l’atmosfera claustrofobica a cui accenna Mariotti. I costumi realizzati da Ingo Krügler arricchiscono il racconto, sottolineando il contrasto tra i mondi rappresentati: quello interiore delle protagoniste di Suor Angelica e lo scenario crudele de Il prigioniero. Le luci di Michael Bauer separano con precisione le singole scene, amplificando il pathos e le dinamiche emotive.

Il coro del teatro aggiunge un ulteriore livello di profondità alle performance, sostenendo o contrastando i protagonisti a seconda dello sviluppo drammatico. La collaborazione tra queste professionalità artistiche crea un allestimento che invita lo spettatore a vivere il senso di prigionia e isolamento che domina entrambe le opere.

la condizione claustrofobica che unisce le due opere

Il direttore Michele Mariotti evidenzia la chiave tematica che tiene insieme Suor Angelica e Il prigioniero: la condizione mentale di chi si sente prigioniero e soffocato. Nei due lavori è palpabile una sensazione di isolamento che non riguarda solo lo spazio fisico ma un vero annientamento della persona, accompagnato da un desiderio disperato di libertà e speranza.

Nel caso di Suor Angelica, Puccini dipinge con dolcezza e colori pastello un mondo femminile variegato fatto di donne che vivono vite segnate da regole rigide e sacrifici. Nonostante il voto monastico, ogni personaggio mostra la propria umanità fatta di fragilità, rimpianti e sogni spezzati. La trama ruota attorno al dramma personale della protagonista, che viene colta nell’attimo in cui si confronta con la realtà dolorosa della sua esistenza.

Il Prigioniero di Dallapiccola si distingue per la sua atmosfera cupa e violenta. Il dramma si sviluppa nel tormento di una madre che assiste alla tortura del figlio e lotta con domande strazianti sulla sopravvivenza emotiva e sulla possibilità di conservare la speranza. Il linguaggio musicale riflette la tensione estrema e il delirio, accompagnando lo spettatore in un’esperienza intensa e crudele.

il contesto storico e il valore del “trittico ricomposto”

Il “trittico ricomposto” nasce dall’idea di celebrare due anniversari importanti: il centenario della morte di Puccini, avvenuta nel 2024, e i cinquanta anni dalla scomparsa di Dallapiccola, a Firenze nel 1975. Queste date fanno da sfondo a un progetto artistico che reinventa frammenti di repertorio per creare nuovi accostamenti.

Dopo gli accostamenti proposti in stagioni recenti, come Il tabarro con Il castello del Principe Barbablù di Bartók e Gianni Schicchi con L’heure espagnole di Ravel, l’ultima tappa mira a mettere in luce elementi comuni e contrasti tra compositori e linguaggi differenti. Il titolo “trittico” richiama tradizioni teatrali e musicali consolidate, qui usate per costruire un dialogo tra emozioni e storie diverse.

Il pubblico romano ha quindi l’occasione di riscoprire due visioni intense della condizione umana nella prima metà del secolo scorso, proposte in un allestimento che unisce decoro e crudezza, passione e disillusione. Il lavoro di Calixto Bieito e degli artisti coinvolti offre un racconto vivido e diretto, privo di artifici e ricco di umanità.

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