Il Trono del Palazzo Reale di Napoli, pregiata testimonianza del secolo XVIII e simbolo della storicità borbonica, si prepara a intraprendere un viaggio di restauro. Questo importante evento fa parte del programma Restituzioni promosso da Intesa Sanpaolo e coincide con il prestigioso G7 della Cultura, che da poco si avvicina. La ristrutturazione del trono non solo promette di riportare alla luce la sua bellezza originaria, ma costituisce anche un’opportunità per riscoprire la storia dei monarchi che hanno regnato su Napoli.
Il viaggio del trono: partenza e restauro
La partenza per Torino
Il Trono lascerà Napoli il 12 settembre, pronto a essere ‘impacchettato’ per il suo viaggio verso Torino, dove sarà affidato alla Fondazione Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale”. Il restauro comprenderà tanto la parte lignea quanto la sontuosa tappezzeria, con l’auspicio che sarà completato entro la conclusione dell’estate del 2025. Successivamente, il trono tornerà a Napoli, dove sarà esposto in una mostra temporanea intitolata Restituzioni, prevista per febbraio 2026. Questo progetto di recupero non solo rivitalizzerà un elemento fondamentale della storia aristocratica della città ma servirà anche a valorizzare l’Appartamento di Etichetta nel suo complesso.
L’importanza della sala del trono
La Sala del Trono è un ambiente emblematico del Palazzo Reale, testimone di momenti decisivi della storia politica e culturale di Napoli. Secondo le parole del direttore del sito, Mario Epifani, questo spazio ha rappresentato per secoli un luogo cruciale per la trasmissione di simboli e messaggi delle diverse dinastie regnanti. Ospitando il trono, la sala si impegnerà a ricostruire l’atmosfera che caratterizzava la monarchia, rendendo l’esperienza dei visitatori a dir poco affascinante.
Le caratteristiche del trono
Un’opera d’arte straordinaria
Originario della metà dell’Ottocento, il Trono del Palazzo Reale è realizzato in legno intagliato e dorato e presenta un rivestimento in velluto color cremisi, impreziosito da galloni metallici e frange di seta. L’elemento decorativo di maggior spicco è la presenza di braccioli con teste leonine, simbolo di regalità e forza. Dopo l’Unità d’Italia, sul trono è stato aggiunto lo stemma sabaudo, amplificando il potere evocativo dell’opera.
La protezione del baldacchino
Un’altra caratteristica significativa è il baldacchino che protegge il trono, realizzato anch’esso in velluto cremisi e adornato con galloni argentati e nastri intrecciati. Questa scenografia non solo salvaguardava il trono ma creava anche un’atmosfera magica e imponente, attraverso il tappeto finemente decorato su cui si poggia. Attraverso il restauro, l’obiettivo è di preservare non solo il trono stesso, ma anche l’intero contesto in cui opera, rendendo ogni visita un viaggio nel tempo.
Le istituzioni uniscono le forze
La collaborazione per la cultura
Il progetto di restauro rappresenta un lavoro congiunto tra la Fondazione “La Venaria Reale” e il Palazzo Reale di Napoli. Michele Coppola, direttore Generale Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, ha evidenziato come dal 1989 l’iniziativa Restituzioni abbia permesso il recupero di oltre 2.000 opere d’arte. Questo restauro segna un altro passo avanti nella protezione e promozione del patrimonio artistico nazionale, sostenendo la connessione culturale tra diverse istituzioni.
Un messaggio di orgoglio e responsabilità
Sara Abram, segretario generale del Centro conservazione e restauro, ha espresso soddisfazione per la sinergia attuata e per il riconoscimento del valore storico e culturale di questo progetto. La collaborazione tra le istituzioni non solo si propone di risolvere le problematiche legate alla conservazione, ma anche di attestare l’importanza della cultura come patrimonio comune da valorizzare e trasmettere alle future generazioni.
Questo atteso restauro del Trono è solo l’inizio di un lungo percorso di valorizzazione del patrimonio storico e culturale di Napoli, che continua a scrivere la sua storia attraverso simboli di grande significato e bellezza.