Mirco Gasparetto presenta il suo libro “Manes. Tombe di alpinisti e pensatori“, un’opera che si propone di unire la passione per l’alpinismo con la narrazione culturale. Attraverso dieci anni di ricerche, l’autore ha esplorato vari luoghi, dalle Alpi Apuane fino alla Stiria, raccogliendo storie di 40 figure emblematiche del mondo della montagna. Non si tratta solo di un semplice elenco di nomi, ma un vero e proprio percorso che collega le gesta alpinistiche di queste persone con le loro espressioni artistiche e culturali.
Lo scopo di Gasparetto è quello di dimostrare come, anche dopo la morte, queste personalità continuino a comunicare. Con il termine “Manes“, che in latino significa “anime” o “fantasmi”, si fa riferimento a un’idea di continuità e di presenza che va oltre il confine della vita. La scrittura di autori come Nooteboom, che parla della voce dei poeti, viene richiamata per mettere in luce l’importanza di mantenere viva la memoria delle figure alpinistiche attraverso le loro opere e filosofie.
la ricerca delle tombe e le storie da raccontare
Gasparetto ha dedicato anni a trovare e descrivere le tombe di alpinisti, raccogliendo testimonianze e frammenti di vita che si intrecciano con la natura e l’arte. Nel libro, ci sono profili di alpinisti noti e meno noti come Antonio Berti, Lorenzo Massarotto, Jeanne Immink, Fosco Maraini, Edward Whymper e Gino Buscaini. Ogni tomba racconta una storia, una vita che ha lasciato un segno. Ma non solo: l’autore ha anche integrato nei suoi racconti riferimenti a opere letterarie, artistiche e musicali che hanno influenzato queste figure, creando così un tessuto narrativo ricco e sfaccettato.
Il libro non si limita a descrivere i luoghi di sepoltura, ma esplora anche il significato profondo di queste vite, ponendo interrogativi sul rapporto fra l’individuo e la montagna. Ogni alpinista è invitato a raccontarsi attraverso le immagini e le parole, con l’intento di far rivivere le loro aspirazioni e le loro esperienze.
l’autore nel mondo dell’alpinismo
Mirco Gasparetto non è un nome nuovo nel campo dell’alpinismo. La sua storia personale si intreccia con quella dei grandi alpinisti che ha studiato. Ha iniziato a scalare da giovane, imparando da chi aveva più esperienza, come Mario Crespan, con cui ha affrontato vie storiche nel cuore delle Dolomiti. Questo legame personale con il mondo della montagna non solo arricchisce la sua scrittura, ma costituisce un importante elemento di autenticità nel suo lavoro.
Oggi Gasparetto ricopre il ruolo di caporedattore presso “Le Alpi Venete“, una rivista storica dedicata al mondo dell’alpinismo, evidenziando una carriera che unisce passione e professione. La scelta di approfondire le storie delle tombe non è casuale; è una risposta a un desiderio di condivisione e di valorizzazione della cultura alpinistica, alla ricerca di quell’identità che lega alpinisti, pensatori e artigiani della montagna.
l’eredità culturale degli alpinisti
La narrazione di Gasparetto va oltre il mero racconto biografico: fa emergere come l’alpinismo influenzi la cultura, l’arte e la letteratura. Ogni profilo biografico diventa così un’opportunità per riflettere su come le persone, tramite le loro azioni e le loro opere, possano continuare a vivere anche dopo la morte. L’autore invita i lettori a vedere le tombe come i punti di partenza per comprendere l’importanza di queste esistenze.
Il libro, quindi, non è solo un tributo al passato, ma un invito a esplorare la relazione profonda fra l’alpinismo e la cultura, una riflessione su come i valori dell’arte e della natura possano illuminare le generazioni future. La ricerca di Gasparetto nutre il legame che si costruisce attorno a ciascuna vita, evidenziando quanto l’alpinismo possa essere un simbolo di libertà e di espressione.
Ultimo aggiornamento il 4 Gennaio 2025 da Donatella Ercolano