Negli ultimi mesi, la Siria ha registrato una serie di rapimenti ai danni di donne appartenenti alla comunità alawita, fenomeno collegato alle tensioni in corso nelle regioni della costa occidentale. Secondo una relazione diffusa dal Comitato per i diritti umani in Siria con sede a Ginevra, almeno 62 donne alawite sono state sequestrate da milizie sunnite legate al nuovo governo di Damasco. Questo dato si affianca a quello di altre organizzazioni impegnate nel monitoraggio delle violazioni dei diritti umani nel paese.
Il numero dei rapimenti e le fonti di conferma
La cifra di 62 donne alawite rapite negli ultimi tempi in Siria arriva da un rapporto dettagliato del Comitato per i diritti umani in Siria. Il documento si basa su raccolte di testimonianze dirette e fonti incrociate, ottenute da ricercatori e attivisti sul terreno. Questo lavoro di verifica conferma i dati pubblicati nei giorni precedenti dall’Osservatorio per i diritti umani in Siria, che aveva indicato un numero poco inferiore, parlando di più di 50 sequestri da marzo a oggi.
Le rapite sono state prelevate principalmente tramite posti di blocco gestiti da miliziani sunniti legati al governo di Damasco. Le vittime appartengono alla comunità alawita, che da decenni abita soprattutto le province di Latakia e Tartus. Le operazioni di rapimento sembrano far parte di un disegno più ampio di intimidazione e controllo sulla popolazione civile nelle zone costiere.
Violenze sistematiche nelle regioni di latakia e tartus
Il fenomeno delle sparizioni forzate di donne nella comunità alawita si inserisce in un quadro di violenze ripetute e prolungate contro civili nelle province occidentali della Siria. Diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani parlano di veri e propri attacchi mirati a componenti chiave di questa minoranza. Le milizie coinvolte godono di un legame con le forze che sostengono il nuovo corso politico a Damasco.
Secondo la relazione del Comitato per i diritti umani in Siria, quello che sta avvenendo sul territorio è descritto come una pulizia etnica, una strategia volta a ridurre la presenza alawita nelle aree costiere controllate dalla propria comunità da decenni. Le violenze includono non solo rapimenti, ma anche uccisioni, arresti arbitrari e intimidazioni estese. Questi atti si sono intensificati subito dopo la fine del regime Assad, segnato dalla dissoluzione dopo 54 anni lo scorso dicembre 2024.
L’impatto sociale e le vittime degli attacchi armati
Nei primi giorni di marzo 2025, i gruppi armati filo-governativi hanno portato avanti una serie di attacchi che hanno causato la morte di circa 1.500 civili alawiti. Tra le vittime, molte donne, bambini e anziani. I dati, raccolti da varie organizzazioni indipendenti attive in Siria, confermano l’alto costo umano di queste operazioni.
Questa ondata di violenza ha sconvolto le comunità locali, minacciando la stabilità nelle province di Latakia e Tartus. Le forze armate irregolari hanno preso di mira abitazioni e villaggi interi, esasperando le tensioni già elevate nella regione. I residenti si trovano così intrappolati in una spirale di paura e sospetto, oltre alla perdita di loro cari in un contesto di conflitto sempre più complesso e frammentato.
Scontri a jaramana e tensioni nella periferia di damasco
Parallelamente alla crisi nella costa occidentale, si sono registrati scontri violenti a Jaramana, sobborgo di Damasco abitato prevalentemente da miliziani drusi. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, il bilancio delle vittime è salito a nove morti. La situazione resta ancora in fase di sviluppo e le ostilità continuano.
Il ministero degli Interni di Damasco ha escluso il coinvolgimento diretto delle forze governative negli scontri, attribuendo gli eventi a conflitti locali tra gruppi armati presenti nella zona. L’episodio evidenzia il clima di instabilità che permane in diverse aree della città , anche a distanza di mesi dal cambio di governo. La complessità del quadro siriano continua a causare violenze e tensioni tra comunità diverse, nonostante le dichiarazioni ufficiali.