Il recente studio di Deloitte, intitolato “Globalizzare la solidarietà“, offre un’analisi allarmante riguardante il costo economico dell’inazione rispetto a questioni cruciali come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione e la polarizzazione della ricchezza. Durante l’evento “Giubileo 2025 – 100 giorni all’apertura della Porta Santa“, che si svolgerà presso la sede di Deloitte, verranno presentati i dati di ricerca che evidenziano come il mancato intervento su tali problematiche costi circa il 63% del PIL globale annualmente.
Costo economico dell’inazione su questioni cruciali
L’ammontare dei danni economici
Secondo la ricerca di Deloitte, l’inazione sui grandi problemi sociali, come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione e le disuguaglianze, comporta un costo straziante pari a circa 66 mila miliardi di dollari ogni anno. Questo ammontare rappresenta non solo un peso per i governi e le istituzioni, ma anche per l’intera collettività mondiale. Se non vengono adottate misure adeguate, si stima che questa cifra possa crescere fino a 1,1 milioni di miliardi di dollari nei prossimi trent’anni.
Le implicazioni di questi problemi variano da problemi ambientali che interessano il nostro clima, a questioni sociali come la povertà e l’analfabetismo. L’impatto dell’inazione non colpisce solo le varie nazioni in maniera differente, ma minaccia anche la stabilità economica globale nel lungo termine.
La necessità di un intervento coordinato
Questa situazione richiama una necessità urgente di un’interazione coordinata a livello internazionale. Organizzazioni, governi e cittadini devono collaborare per sviluppare strategie efficaci e investire nel futuro. È fondamentale non solo per affrontare i costi immediati dell’inazione, ma anche per garantire un futuro migliore per le generazioni a venire. L’azione non è solo raccomandata, è imprescindibile.
La percezione della complessità nelle società moderne
Dati demoscopici e sfiducia globale
Oltre ai dati economici, lo studio mette in luce anche la percezione da parte della popolazione riguardo la complessità crescente delle sfide contemporanee. Un’indagine condotta in paesi come Italia, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti ha rivelato che circa l’80% degli intervistati considera la nostra epoca caratterizzata da una maggiore complessità rispetto al passato. In particolare, il dato più allarmante proviene dall’Italia, dove il 91% dei partecipanti condivide questa percezione.
Questa situazione di sfiducia emerge dal riconoscimento che, rispetto alle sfide attuali, meno della metà della popolazione crede che si stia facendo il necessario a livello internazionale per affrontarle. Tuttavia, un elemento positivo è rappresentato dal 65% degli intervistati che ritiene che la situazione possa ancora essere recuperata con le giuste politiche e azioni.
Le aspettative delle nuove generazioni
Le tensioni e le preoccupazioni esprimono un panorama variegato, specialmente tra le nuove generazioni. Di fronte a questioni rilevanti come guerre e povertà, gli individui appartenenti alla Generazione Z e ai Millennial mostrano una maggiore fiducia rispetto alle generazioni più anziane. Questo divario di percezione mette in evidenza la necessità di un cambiamento significativo e di un approccio rinnovato nella gestione delle crisi globali.
Le preoccupazioni dominanti e il futuro delle giovani generazioni
Analisi delle preoccupazioni comuni
All’interno dei risultati emersi dalla ricerca, le problematiche di guerra e instabilità politica si rivelano tra le maggiori preoccupazioni degli intervistati. In Italia, il 92% degli intervistati ha identificato questa come una questione critica, seguita dalla povertà e dalle migrazioni forzate. Le statistiche mostrano un consenso simile anche in altri paesi analizzati; ad esempio, l’83% degli intervistati nel Regno Unito considera la guerra una priorità.
La percezione di queste problematiche non è uniforme tra le diverse fasce di età. Le ricerche evidenziano una tendenza preoccupante: la fiducia in un futuro migliore diminuisce con l’aumentare dell’età. Gli ottimisti rappresentano il 63% tra i Gen Z, ma solo il 29% tra i Baby Boomer.
Sfide e opportunità per il futuro
Questi risultati non solo tracciano un’immagine chiara dello stato attuale delle cose, ma evidenziano anche l’urgenza di intraprendere azioni significative per affrontare le sfide globali. La responsabilità ricade su tutti, dai giovani ai leader globali, per garantire che il futuro non sia segnato unicamente da costi insostenibili e da conflitti irrisolti. Dare voce a questa dinamica è fondamentale per assicurare che le nuove generazioni possano prospettare un avvenire più sereno e stabile, libero dai timori che oggi vengono vissuti.