Inchiesta sulla morte del bracciante indiano: nuovi sviluppi nell'incidente probatorio

Inchiesta sulla morte del bracciante indiano: nuovi sviluppi nell’incidente probatorio

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Inchiesta sulla morte del bracciante indiano: nuovi sviluppi nell'incidente probatorio - Gaeta.it

Dopo la richiesta della Procura e del pm Marina Marra, il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese è pronto a cristallizzare e blindare le testimonianze cruciali di Soni, moglie di Satnam Singh, e di un altro testimone nell’ambito dell’inchiesta sulla morte del bracciante agricolo indiano. Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Latina si sviluppano su diversi fronti, focalizzandosi sul chiarire i dettagli dell’infortunio avvenuto il 17 giugno scorso.

La deposizione di Soni: aspetto chiave dell’inchiesta

La testimonianza di Soni assume un ruolo centrale nelle indagini in corso, fungendo da perno per gli inquirenti nell’individuare il contesto circostante l’incidente. La sua versione degli eventi, particolarmente rilevante per gli sviluppi dell’indagine, rappresenta un tassello fondamentale nella ricostruzione dei fatti avvenuti dopo l’infortunio sul lavoro.

Richieste di soccorso ignorate

Soni ha dichiarato di aver chiesto urgentemente aiuto alla presenza di altre persone quando ha visto il marito gravemente ferito, ma nessuno ha reagito prontamente. Nonostante le sue suppliche di chiamare un’ambulanza di salvataggio, la situazione è rimasta immutata con due presenti che sono rimasti immobili di fronte alla tragedia in atto.

Cambiamento nel quadro indiziario

L’imprenditore, attualmente detenuto con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, ha visto la sua posizione aggravarsi alla luce delle prove accumulate durante le indagini. Il sospetto di omicidio colposo e omissione di soccorso si è trasformato radicalmente, seguendo un’analisi dettagliata delle prove raccolte.

Richiesta di revoca della custodia cautelare

La difesa dell’imputato ha sollevato la questione della custodia cautelare, sostenendo l’assenza di rischio di fuga, contaminazione delle prove o ripetizione del reato. Tuttavia, il giudice Molfese, nel suo provvedimento, ha sottolineato come il comportamento dell’imputato nel liberarsi del corpo e dell’arto amputato abbia contribuito a modificare radicalmente la percezione dell’accaduto.

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