L’operazione che coinvolge la ‘ndrangheta ha preso avvio in Alto Adige, dove si trovava una famiglia di imprenditori provenienti dalla Calabria. Questi individui, dopo un periodo di residenza a Egna, hanno fatto ritorno nella loro regione d’origine. Gli inquirenti, secondo quanto riportato dall’ANSA, avevano già avviato accertamenti su un imprenditore locale sospettato di mantenere legami con l’imprenditoria della zona. Questo ha fatto emergere notevoli discrepanze tra il patrimonio ufficialmente dichiarato e il reale tenore di vita del soggetto. Ciò ha così dato il via a un’inchiesta approfondita che coinvolge il R.O.S. di Catanzaro, la Procura distrettuale di Trento e la Procura di Catanzaro, sotto la supervisione della Procura nazionale antimafia.
Dettagli dell’inchiesta in Alto Adige
L’attenzione degli investigatori si è concentrata sulla famiglia calabrese attiva in Alto Adige per via della loro crescente influenza economica. Inizialmente, l’interesse era rivolto a possibili illeciti legati all’attività imprenditoriale. Le indagini hanno rivelato che le fonti di reddito dichiarate non coincideranno con il tenore di vita ostentato, suggerendo attività illecite e possibili collusioni con la criminalità organizzata. Questa rilevazione ha spinto le autorità a sviluppare un caso più ampio, non limitato solo a un’imprenditoria locale, ma anche a collegamenti all’interno di una rete ben più vasta di interessi illeciti.
Grazie al supporto di squadre specializzate nel contrasto alla criminalità organizzata, le indagini hanno progressivamente svelato un quadro complesso. L’approfondimento sul patrimonio degli indagati ha dimostrato l’esistenza di beni non giustificabili rispetto ai redditi percepiti. Ciò implica non solo una problematica di evasione fiscale, ma anche potenziali fondi frutto di attività illecite, alimentando il sospetto di una rete di sostegno per la ‘ndrangheta in contesti insospettabili come l’Alto Adige.
Espansione delle indagini e sequestri all’estero
Con il proseguire della inchiesta, le autorità hanno avviato operazioni anche oltre confine, in particolare in Svizzera. L’obiettivo è quello di identificare e sequestrare ulteriori beni, che si stima possano includere patrimoni immobiliari, conti correnti e veicoli di lusso. Queste azioni sono state coordinate con le forze dell’ordine svizzere, che hanno mostrato una notevole disponibilità a cooperare. La complessità delle transazioni e la tipologia dei beni coinvolti indicano la possibilità di un’ampia rete di operazioni illecite che si estende oltre i confini nazionali.
Attualmente, esecuzioni dei sequestri sono in corso. Gli investigatori stanno monitorando attivamente tutti i movimenti finanziari sospetti, cercando di accumulare prove concrete da presentare in aula. La collaborazione tra diverse procure, in particolare quella distrittuale di Trento e quella di Catanzaro, segnala l’importanza attribuita a questa indagine nella lotta contro la ‘ndrangheta. Le autorità italiane stanno seguendo attentamente gli sviluppi, poiché ogni nuovo dettaglio potrebbe rivelarsi cruciale per contenere l’influenza della criminalità organizzata in territori fino ad ora percepiti come sicuri.