La tragedia ferroviaria di Pioltello, avvenuta il 25 gennaio 2018, continua a tenere col fiato sospeso le famiglie delle vittime e l’intero sistema ferroviario italiano. Oggi, il collegio della quinta sezione penale del tribunale di Milano, presieduto da Canevini, è riunito in Camera di consiglio per deliberare sulla causa che potrebbe portare a severe condanne per alcuni dirigenti di Rete Ferroviaria Italiana. L’udienza rappresenta un momento cruciale nel percorso giudiziario che ha seguito l’incidente in cui un treno regionale uscì dai binari, causando la morte di tre persone e oltre 100 feriti.
Risvolti del disastro ferroviario di Pioltello
L’incidente di Pioltello è quello che rimarrà impresso nella memoria collettiva. Quel tragico giorno, il treno regionale 10452, diretto da Cremona a Milano Porta Garibaldi, si trovava in corsa quando un giunto difettoso fece deragliare il convoglio. Sul mezzo viaggiavano circa 350 passeggeri, molti dei quali subirono gravi conseguenze fisiche e psicologiche. I settori coinvolti nell’indagine hanno messo in luce problematiche relative alla manutenzione delle infrastrutture e alla sicurezza, facendo emergere punti critici che hanno alimentato il dibattito sulla responsabilità delle strutture ferroviarie.
Il disastro ha avuto un forte impatto non solo sulle persone direttamente coinvolte, ma anche sulle famiglie delle vittime. Le tre donne che hanno perso la vita, Ida Milanesi, Giuseppina Pirri e Pierangela Tadini, sono diventate simboli di una battaglia per la giustizia e la sicurezza. Inoltre, è stata registrata una stima di danni economici superiori ai 6,2 milioni di euro, mettendo a nudo le conseguenze devastanti di simili incidenti.
Le richieste di condanna
I pubblici ministeri Leonardo Lesti e Maura Ripamonti hanno chiesto pene severissime per i dirigenti accusati. Le richieste di condanna vanno da 6 anni e 10 mesi a 8 anni e 4 mesi di reclusione per i vari responsabili, tra cui Maurizio Gentile, Umberto Lebruto, Vincenzo Macello e i tecnici Marco Albanesi e Andrea Guerini. Inoltre, si è proposta una multa di 900.000 euro per Rete Ferroviaria Italiana, evidenziando la gravità dell’errore umano e delle carenze strutturali che hanno condotto a questo dramma.
Le accuse formulate dai pubblici ministeri comprendono disastro ferroviario, omicidio plurimo e lesioni plurime colpose, con ulteriori contestazioni riguardanti violazioni delle norme di sicurezza sul lavoro. Si tratta di un ventaglio di responsabilità che tocca aspetti cruciali della gestione della rete ferroviaria e della manutenzione dei mezzi di trasporto. La richiesta di condanna getta un’ombra sulla credibilità delle misure di sicurezza adottate da RFI e suggerisce la necessità di una revisione complessiva delle pratiche operative.
Assoluzioni richieste per alcuni responsabili
Non tutte le posizioni, però, sono state giudicate allo stesso modo. Per alcune figure coinvolte sono state chieste l’assoluzione. Moreno Bucciantini, a capo del Reparto Programmazione e Controllo dell’Unità Territoriale Linee Sud della Direzione territoriale produzione Milano, e Ivo Rebai, responsabile della struttura ingegneria della DTP di Milano, così come Marco Gallini, responsabile della diagnostica della società, stanno vedendo sosfese le accuse nei loro confronti.
La discrasia tra le richieste di condanna e le istanze di assoluzione evidenziano la complessità del caso e l’intrecciarsi di varie responsabilità che possono far oscillare il verdetto finale. La giustizia si trova ora a un bivio, costretta a valutare non solo le azioni singole, ma anche la cultura della sicurezza che permea le istituzioni ferroviarie italiane.
Con il verdetto atteso nelle prossime ore, l’attenzione rimane alta su questo caso emblematico, simbolo della necessità di garantire maggiore sicurezza e responsabilità nel settore dei trasporti pubblici.