Un tragico incidente avvenuto a Roma, nella notte del 2 novembre 2011, ha visto coinvolti due giovani, Enis Kraja e Iana Dogot, che hanno perso la vita dopo aver urtato un cartellone pubblicitario abusivo con il loro scooter. Dopo oltre tredici anni di processi e indagini, la giustizia ha emesso una sentenza, condannando Salvatore Accetta, l’amministratore delegato della Pes, l’azienda proprietaria dell’impianto, a due anni e sei mesi di carcere. La condanna è stata per omicidio colposo, ma il cammino verso questa decisione è stato lungo e tortuoso.
L’incidente sulla Tuscolana: i dettagli dell’evento
Il drammatico incidente si è verificato in via Tuscolana, precisamente al civico 620, dove il cartellone pubblicitario si trovava al momento dell’impatto. Questo impianto pubblicitario era già stato dichiarato abusivo, tanto da essere sanzionato dalla polizia municipale nel febbraio 2011. Dopo quella multa, il compito di rimuovere il cartellone ricadeva sul Comune di Roma, e in particolare sull’ufficio Affissioni e Pubblicità. Tuttavia, la Procura ha messo in evidenza come il dirigente responsabile, Francesco Paciello, avesse a disposizione solo 800 euro nel suo bilancio per gestire la rimozione delle pubblicità abusive su tutto il territorio romano.
La cifra era quindi insufficiente e ha rimarcato la difficoltà di dare seguito a una rimozione efficace di tali strutture pericolose. La responsabilità, dunque, si sposta anche verso l’amministrazione comunale, incapace di fornire le risorse necessarie per un’azione significativa contro l’abusivismo pubblicitario.
Il processo e la lunga attesa di giustizia
Riguardo al processo, è importante sottolineare come i tempi siano stati notevolmente dilatati. La Procura, nel 2014, aveva chiesto l’archiviazione del caso, ritenendo che il tragico evento fosse imputabile esclusivamente all’elevato tasso alcolico del conducente, verificato essere del 3,9%. Tuttavia, questa linea di difesa non è stata accettata in toto dal giudice per le indagini preliminari, portando alla nomina di un consulente tecnico, ingegner Fabrizio Ceramponi, per analizzare con attenzione la dinamica dell’incidente e investigare su eventuali responsabilità collegate.
Il lavoro del consulente ha fornito una nuova luce sulle responsabilità, contribuendo in modo significativo alla formazione della sentenza di primo grado, emessa solo recentemente dopo un lungo percorso giudiziario. Il presidente del collegio ha espresso preoccupazione per i tempi di attesa, sollecitando una riflessione su come sia fondamentale garantire che la giustizia arrivi in tempi più brevi, soprattutto in casi di accertata gravità come questo.
Responsabilità e decisioni giudiziarie
La sentenza ha portato a un chiarimento su chi fosse da ritenere responsabile dell’incidente. Da un lato, Salvatore Accetta ha ricevuto una pena detentiva per omicidio colposo, mentre dall’altro, Vincenzo Frustaci, passato amministratore delegato della Pes, è stato assolto in quanto non presente al momento del fatto, avendo lasciato l’azienda nel 2010. Il giudice ha dato ragione alle difese, sottolineando che non vi erano prove sufficienti per ritenere colpevoli Paciello e Frustaci nell’ambito di associazione di responsabilità nel tragico evento.
Esprimendo un parere sulla situazione, l’avvocato Bregasi Zamir, che rappresenta le famiglie delle vittime, ha sottolineato come i tempi lunghi del processo siano un aspetto critico, criticando la lentezza della giustizia in casi così gravi. Dall’altra parte, l’avvocato Cesare Gai, difensore di Accetta, ha evidenziato le complessità giuridiche emerse nel corso del processo, difendendo la posizione del suo assistito e affermando che le vere negligenze non possano essere attribuite a lui.
La vicenda resta aperta, segnata dalla perdita di due vite giovani, e solleva interrogativi sul regime di controllo e sulla gestione degli impianti pubblicitari abusivi che, in caso di mancata risposta adeguata, continuano a rappresentare un pericolo per la collettività.
Ultimo aggiornamento il 19 Dicembre 2024 da Sofia Greco