Nel contesto dell’incidente probatorio che si è svolto al tribunale di Latina, nuove informazioni cruciali emergono sulla dinamica del trasporto del corpo della vittima verso la sua abitazione. Le rivelazioni della partner della vittima, insieme agli interrogatori degli avvocati della difesa, gettano luce su aspetti inquietanti e complessi di questo tragico caso che ha scosso la comunità locale.
Testimonianza di Soni: racconti di dolore e dettagli inquietanti
Durante l’audizione davanti al gip Giuseppe Molfese e alla pm Marina Marra, Soni, partner della vittima, ha fornito un racconto dettagliato e emotivo della tragedia vissuta. L’audizione, che si è protratta per tre ore, ha permesso alla donna di esprimere le sue emozioni e di chiarire ogni fase dell’incidente. Soni ha utilizzato un interprete per garantire che ogni parola fosse compresa nel dettaglio.
Ha descritto la triste realtà del trasporto del corpo, sottolineando momenti di particolare dolore e confusione. Secondo l’avvocato della donna, Gianni Lauretti, Soni ha mostrato segni di emozione mentre rievocava la sofferenza del marito e le circostanze dell’incidente. In particolare, ha fatto riferimento a un particolare significativo: durante il trasporto del corpo nel furgone, ha toccato la testa del compagno e ha notato che essa non era sanguinante. Tuttavia, ha osservato che, quando il corpo fu lasciato davanti all’abitazione, la testa presentava evidenti segni di sanguinamento.
Questo dettaglio è cruciale per il prosieguo del procedimento, in quanto suggerisce che ci siano state circostanze non del tutto chiare su come il corpo sia arrivato in quelle condizioni davanti alla loro residenza. Soni ha insinuato la possibilità che il corpo, dopo essere stato gettato, potesse aver urtato un cordolo di cemento, con conseguente danno alla testa.
Domande della difesa: interrogatori su lavoro e responsabilità
L’aspetto legale del caso è ulteriormente complicato dall’atteggiamento degli avvocati della difesa, che hanno posto numerose domande a Soni riguardo al contesto lavorativo del compagno. Le domande si sono concentrate sulla natura del rapporto di lavoro, chi impartiva le direttive all’interno dell’azienda e la lingua utilizzata per comunicare. A quanto pare, Soni ha chiarito che il macchinario coinvolto nell’incidente era di tipo artigianale e non era una macchina di uso quotidiano nell’attività aziendale.
Questi interrogatori sono stati mirati a stabilire eventuali responsabilità nell’incidente e a chiarire se ci fosse una negligenza da parte del datore di lavoro, sotto accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. È evidente che i legali intendano dimostrare che la vittima non fosse adeguatamente formata per l’uso di macchinari potenzialmente pericolosi e che il datore di lavoro avesse delle responsabilità nel garantire la sicurezza sul lavoro.
In questa fase delicata del processo, le testimonianze e le prove raccolte rappresentano elementi fondamentali che influiranno sul corso delle indagini e sul potenziale esito del processo. La comunità locale attende con ansia sviluppi su questo tragico caso che ha sollevato interrogativi sulla sicurezza sul lavoro e sulle responsabilità legali in simili incidenti.