Incidenti sul lavoro: la lotta di una madre per riconoscere il diritto di un figlio

Incidenti sul lavoro: la lotta di una madre per riconoscere il diritto di un figlio

Paola, compagna di Lorenzo Cubello, vittima dell’esplosione alla Toyota di Borgo Panigale, racconta il suo dolore e le sfide burocratiche per garantire i diritti al loro neonato figlio.
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Incidenti sul lavoro: la lotta di una madre per riconoscere il diritto di un figlio - Gaeta.it

L’episodio drammatico del 23 ottobre scorso ha lasciato una scia di dolore e molte domande senza risposta. Paola, compagna di Lorenzo Cubello, uno dei due operai deceduti nell’esplosione alla Toyota Material Handling di Borgo Panigale, ha voluto condividere la sua storia con il Corriere di Bologna. Attraverso il suo racconto, emerge non solo il dolore per la perdita e l’impatto sulla sua vita, ma anche le difficoltà burocratiche che ha affrontato nel garantire i diritti al neonato figlio, il cui nome porterà quello del padre scomparso.

La ricerca della verità dopo la tragedia

“Sono passati quasi cinque mesi dall’esplosione”, commenta Paola, evidenziando la mancanza di risposte concrete in merito all’incidente. Ancora oggi, l’angoscia di non sapere il motivo di una tale perdita pesa sul suo cuore. “Le domande sono tante, ma le risposte scarseggiano. So che non possiamo pretendere un processo chiuso da un giorno all’altro”, aggiunge, “tuttavia, un perché è fondamentale per affrontare un dolore così grande.”

Questo tragico evento ha messo in luce una problematica ben più ampia riguardante la sicurezza sul lavoro in Italia. “Dopo l’esplosione alla Toyota MH, abbiamo assistito ad altre vittime in diversi contesti lavorativi,” continua Paola. “In un Paese civile non dovrebbe essere tollerato che simili incidenti accadano così frequentemente. La sicurezza dei lavoratori non è semplicemente un aspetto da discutere, ma un diritto inalienabile.”

La difficile burocratizzazione della paternità

Oltre al dolore, Paola si trova a dover fronteggiare un iter burocratico complesso e sconvolgente per riconoscere i diritti di suo figlio. “Lorenzo ed io non eravamo sposati,” spiega. La scelta di non formalizzare il loro legame ha reso tutto più complicato. Per garantire i diritti al neonato, Paola ha dovuto affrontare spese e procedure onerose. “Solo per il test di riconoscimento di paternità, ho dovuto sborsare oltre quattromila euro,” racconta, esprimendo la sua frustrazione per il sistema.

La situazione burocratica, già pesante in condizioni normali, diventa insostenibile in un momento di lutto. “Vorrei chiedere allo Stato italiano di semplificare queste procedure per le compagne di lavoratori deceduti. È doloroso navigare in un labirinto burocratico mentre si affronta la perdita di una persona cara.”

Il supporto dei colleghi e l’amore che sostiene

Nonostante le difficoltà, Paola ha ricevuto un grande sostegno dalla comunità di lavoratori. “L’azienda e i colleghi di Lorenzo all’inizio sono stati molto vicini. Non solo coloro che lo conoscevano,” sottolinea. La solidarietà si è estesa a tutti i colleghi, anche quelli di altre filiali internazionali. “Sentirci supportati in un momento così difficile ha fatto la differenza,” prosegue.

L’amore per Lorenzo e il desiderio di offrire un futuro migliore a loro figlio sono i motivi principali che spingono Paola a continuare nella sua battaglia. “Una famiglia non la fa solo una firma,” afferma con determinazione, “ma l’amore che ci unisce.” La speranza di Paola è che la sua esperienza possa fungere da spinta per un cambiamento reale in merito alla sicurezza sul lavoro e alle procedure burocratiche in Italia, affinché nessun altro debba affrontare simili difficoltà.

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