L’indagine interna condotta dalle Forze di difesa israeliane sui fatti accaduti il 23 marzo 2025 a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, ha chiarito le circostanze che hanno portato alla morte di 15 operatori di emergenza palestinesi. Secondo il rapporto ufficiale, i soldati israeliani hanno aperto il fuoco su ambulanze e autopompe palestinesi durante un evento militare, causato da un “malinteso operativo”. Il documento, diffuso quasi un mese dopo, ricostruisce le fasi dell’episodio e avvia un dibattito acceso tra Israele e organizzazioni umanitarie palestinesi.
tre episodi armati e la risposta dei militari a rafah
Il rapporto dell’Idf riconosce che nella giornata del 23 marzo si sono svolti tre distinti scontri armati a Rafah. Il secondo episodio ha visto un’azione diretta contro veicoli di soccorso palestinesi, identificati erroneamente come minaccia. I soldati hanno creduto di affrontare forze nemiche, e hanno reagito aprendo il fuoco su mezzi con operatori di emergenza a bordo. Il comando militare spiega che la confusione è derivata da valutazioni errate nel contesto di un ambiente ad alto rischio e dal rapido susseguirsi degli eventi.
chiarimenti sul comportamento dei militari e responsabilità
Il rapporto sottolinea inoltre che i militari non hanno agito con un fuoco indiscriminato, ma secondo le procedure percepite in quel momento. Dai dettagli emerge come, a seguito degli errori, il vicecomandante del battaglione di ricognizione coinvolto è stato rimosso per aver presentato un rapporto incompleto e impreciso. Il documento raccomanda anche provvedimenti disciplinari verso altri ufficiali superiori, in risposta alle responsabilità amministrative e operative di quella azione.
le ambulanze con luci accese e il filmato ritrovato dalla mezzaluna rossa
La dinamica dell’azione ha riservato sorprese alla comunità internazionale. Inizialmente l’Idf aveva sostenuto che le ambulanze colpite non fossero contrassegnate né avessero acceso le luci lampeggianti, condizioni fondamentali per garantire il riconoscimento dei mezzi di soccorso. Tuttavia, quindici giorni dopo l’attacco, la Mezzaluna Rossa palestinese ha rinvenuto un telefono cellulare appartenente a uno dei paramedici uccisi.
video che cambia le prospettive
Il contenuto del file video recuperato mostra chiaramente che le ambulanze erano segnalate e stavano transitando con le luci di emergenza accese. Questa scoperta ha spinto l’Idf ad aprire un’indagine formale per verificare le modalità dell’incidente. Nel resoconto pubblicato, l’esercito israeliano manifesta “rammarico per i danni a civili non coinvolti” e conferma di aver individuato sei vittime come membri di Hamas, classificandoli come terroristi.
i commenti del generale yoav har-even e la questione dell’errore militare
Il generale Yoav Har-Even, responsabile dell’indagine militare israeliana, ha definito l’evento un errore da parte dei militari impegnati nell’operazione. Il generale ha risposto a domande sulla frequenza di questo tipo di incidenti, ammettendo che non si tratta di un fenomeno ricorrente, ma appunto di un episodio isolato dovuto a valutazioni sbagliate sotto pressione. Har-Even ha inoltre confermato che un operatore di soccorso è stato trattenuto dall’esercito dopo lo scontro.
dibattiti sulla trasparenza e responsabilità
Questa dichiarazione ha sollevato dibattiti riguardo alla correttezza e trasparenza nella gestione di situazioni complesse sul terreno. Il riconoscimento ufficiale di un errore ammette una responsabilità militare, anche se le Idf negano una violazione etica sistematica, insistendo su un confronto limitato alla linea gerarchica del battaglione dipendente.
le reazioni della mezzaluna rossa palestinese: accuse di contraddizioni e richieste di giustizia
Yunis al Jatib, direttore della Mezzaluna Rossa Palestinese, ha definito la versione offerta dall’indagine israeliana “falsa” e “contraddittoria”. Ha contestato con forza l’affermazione che i militari avessero ignorato il fatto di trovarsi davanti soccorritori, ricordando che i soldati erano stati avvisati prima dell’attacco. Al Jatib ha evidenziato come un video dimostri l’operato corretto delle ambulanze, contrassegnate e con luci accese, e ha accusato Israele di aver sommariamente seppellito i corpi in una fossa comune con modalità definite “criminali” e “incomprensibili”.
appello per un’indagine indipendente
La Mezzaluna Rossa ha esortato a un’indagine indipendente supervisionata dall’Onu, giudicando le misure israeliane ancor oggi insufficienti e limitate a provvedimenti amministrativi. Gli operatori uccisi furono trovati una settimana dopo l’attacco, mentre i veicoli di emergenza distrutti da mezzi pesanti dell’esercito. Il rapporto israeliano ha riconosciuto l’errore nel distruggere i mezzi, pur giustificando l’evacuazione dei corpi in condizioni difficili.
sparizione del tecnico di ambulanza assad al nasasrá e le accuse di sequestro
L’episodio ha un ulteriore sviluppo: la Mezzaluna Rossa palestinese denuncia la scomparsa del tecnico di ambulanza Assad al Nasasrá, presente a Rafah nel momento dell’attacco. Dal 23 marzo, non si hanno notizie sul suo destino. L’organizzazione accusa le autorità israeliane di averlo probabilmente sequestrato.
nuova tensione e richieste di trasparenza
Questa denuncia aggiunge una nuova tensione a un episodio già carico di conflitto tra le autorità israeliane e palestinesi. Il caso del tecnico disperso è un punto chiave nelle richieste di trasparenza e responsabilità sulle conseguenze dell’azione militare a danno di chi opera nei servizi di emergenza civile.