Un’indagine di polizia ha coinvolto un primario dell’ospedale regionale di Torrette, situato ad Ancona, con l’accusa di truffa aggravata. Il medico, ben noto nel panorama sanitario locale, è al centro di un’inchiesta condotta dai Carabinieri del Nas che ha portato, nella giornata di ieri, al sequestro di diverse evidenze materiali. Questo caso solleva domande serie sulla libertà di esercizio della professione medica in contesti ospedalieri e sulla gestione delle attività private da parte dei professionisti del settore.
Le accuse mosse al primario
Il primario, un medico-chirurgo di oltre sessanta anni, è accusato di aver effettuato interventi chirurgici su pazienti privati all’interno della struttura ospedaliera senza le necessarie autorizzazioni. L’intramoenia, ovvero la possibilità di svolgere attività professionale extra durante l’orario di lavoro, è riservata a specifici casi e deve seguire regole precise. Secondo le informazioni disponibili, il professionista non avrebbe rispettato tali normative, portando a una serie di irregolarità nel regime di prenotazione e nelle liste d’attesa.
Le indagini hanno evidenziato come il medico non si limitasse a operare in ospedale, ma fosse anche attivo in vari centri medici privati, creando, di fatto, una rete di pazienti che lo seguivano per interventi e cure. Questo comportamento avrebbe causato un’alterazione nel normale funzionamento delle liste d’attesa, in quanto i suoi pazienti non passavano attraverso il Centro Unico di Prenotazione , realizzando così una corsia preferenziale.
La perquisizione e il sequestro di materiale probativo
La perquisizione condotta dai Carabinieri del Nas ha portato al sequestro di faldoni, documenti, computer e cartelle mediche che ora saranno soggetti a scrutinio approfondito. Le autorità indagano al fine di chiarire se ci siano altri reati a carico del medico, tra cui peculato e corruzione. Il materiale sequestrato, comprensivo delle cartelle cliniche, potrebbe rivelarsi cruciale per sostenere o confutare le accuse formulate nei confronti del primario.
Sotto la direzione della Procura, rappresentata dalle pm Irene Bilotta e Valentina Bavai, il materiale raccolto sarà analizzato per accertare la validità delle accuse e per valutare l’eventuale coinvolgimento di altre figure professionali. La posizione legale del medico rimane delicata, dato che le indagini potrebbero portare a esiti significativi.
La reazione dell’ospedale di Torrette
Nonostante le gravi accuse, il primario ha continuato a esercitare le proprie funzioni all’interno dell’ospedale, dato che non sono stati adottati provvedimenti disciplinari nei suoi confronti. Il direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria, Armando Marco Gozzini, ha confermato l’operazione del Nas, evidenziando come storicamente si siano verificate situazioni simili in passato, dove le forze dell’ordine avessero prelevato documenti per indagini non direttamente attribuibili all’ospedale stesso.
Gozzini ha dichiarato che le indagini non coinvolgono necessariamente l’istituzione, ma sono legate a fatti o persone specifiche. Ha quindi mandato la direzione sanitaria a valutare attentamente i documenti e le informazioni riguardanti le aree interessate dalle perquisizioni, dimostrando una proattività nel garantire la trasparenza e la correttezza all’interno della struttura.
In attesa degli sviluppi degli accertamenti, il caso continua a tenere alta l’attenzione sull’integrità delle pratiche professionali nel settore sanitario anconetano.