Il 27 giugno 2022, i 72 dipendenti del Melograno, un’importante azienda di Santarcangelo, hanno vissuto un’inaspettata crisi quando l’azienda ha interrotto le sue attività senza preavviso. Specializzata nella produzione di frutta e verdura di quarta gamma e in altri prodotti alimentari, Melograno era stata fondata nel 1987 da Claudio Coli. Dopo un anno di tensioni, oggi l’azienda è al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza, che ha avviato accertamenti in merito a presunti atti di bancarotta fraudolenta.
La chiusura improvvisa dell’azienda
La crisi del Melograno
Il Melograno ha rappresentato per decenni un punto di riferimento nel settore alimentare, contribuendo attivamente all’economia locale. Tuttavia, nel giugno del 2022, il clima nell’azienda è cambiato drasticamente. I dipendenti si sono trovati di fronte alla triste realtà di una sospensione improvvisa delle attività, con decine di famiglie che si sono trovate a fare i conti con l’incertezza lavorativa. La direzione dell’azienda non ha fornito spiegazioni chiare e concrete, lasciando i propri lavoratori in uno stato di preoccupazione e confusione.
La situazione dell’azienda è rapidamente peggiorata, culminando in un’enorme accumulo di debiti che sembrerebbe ammontare a milioni di euro. La sentenza del 14 dicembre 2023 del giudice Francesca Miconi ha segnato il punto di non ritorno: l’apertura della procedura di liquidazione ha portato alla nomina del curatore Davide Gattei, segnando così una fase di crisi profonda. Per i lavoratori e le famiglie coinvolte, si tratta di un capitolo doloroso e difficile da affrontare, mentre ci si interroga sul futuro.
L’indagine della Guardia di Finanza
Dettagli dell’operazione di sequestro
Negli ultimi giorni, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Rimini ha dato avvio a una vasta operazione di controllo, culminata nel sequestro preventivo di ben 41 unità immobiliari associati all’azienda. Questo provvedimento, convalidato dal Gip del Tribunale di Rimini, ha un valore stimato di 17 milioni di euro e comprende uffici, stabilimenti industriali e terreni edificabili. Il sequestro è parte di un’indagine più ampia volta a far luce sulla gestione patrimoniale dell’azienda prima della sua chiusura.
Le indagini hanno rivelato che ci sono quattro indagati coinvolti nel procedimento. Tra di essi, tre consulenti finanziari collegati a un cittadino bulgaro e a uno svizzero, così come a un italiano residente in Calabria con uffici anche negli Emirati Arabi. Questi individui sono accusati di aver messo in atto un piano per sottrarre il patrimonio immobiliare dell’azienda al controllo del giudice fallimentare, aggravando ulteriormente la già critica situazione patrimoniale del Melograno.
Prospettive future per i dipendenti e l’azienda
Il futuro incerto dei lavoratori
Mentre l’inchiesta prosegue, i lavoratori del Melograno si trovano dinnanzi a un futuro incerto. L’abbandono da parte dell’azienda ha indotto una forte preoccupazione non solo per la perdita del posto di lavoro, ma anche per l’assenza di risposte su eventuali indennizzi o tutele. La comunità locale sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione, poiché il Melograno aveva rappresentato una fonte di occupazione e sviluppo per il territorio.
In questo contesto, si prefigurano interrogativi più ampi sulla sostenibilità e la trasparenza delle aziende nel settore alimentare. La gestione della crisi da parte della dirigenza dell’azienda, ora sotto i riflettori della giustizia, rappresenta un monito per il futuro. L’auspicio è che si possano trovare soluzioni che tutelino non solo gli ex dipendenti, ma anche i creditori e i fornitori che potrebbero risentire del fallimento di una realtà storica come il Melograno.
Di fronte alle difficoltà attuali, il cammino verso la rinascita e un eventuale risanamento dell’azienda sembra lungo e tortuoso, ma la storia di Melograno non termina qui. Le indagini, i processi e le eventuali strade legali intraprese dai lavoratori e dai creditori potrebbero rivelarsi determinanti nel delineare il futuro di questa storica realtà dell’agroalimentare romagnolo.