Il sindacato di Polizia Penitenziaria ha recentemente chiesto un’indagine approfondita sull’uso dei cellulari all’interno delle carceri. Questa richiesta è seguita alla denuncia dei genitori di Michelle Causo, la 17enne uccisa un anno fa a Roma, secondo la quale il ragazzo accusato dell’omicidio comunicherebbe attraverso i social dal carcere minorile di Treviso, dove attualmente è detenuto. La situazione solleva questioni di sicurezza e controllo all’interno delle istituzioni carcerarie.
Preoccupazioni sulle misure di sicurezza: la voce dei familiari delle vittime
Il segretario generale del S.Pp., Aldo Di Giacomo, ha sottolineato che le dichiarazioni del sottosegretario Ostellari e del direttore del carcere di Treviso, che escludevano il collegamento internet all’interno dell’istituto, non sono sufficienti a garantire il controllo sull’uso dei dispositivi mobili all’interno delle celle. La denuncia dell’utilizzo di telefoni cellulari, compresi quelli di ultima generazione con accesso a internet, solleva preoccupazioni soprattutto per le famiglie delle vittime di gravi crimini, che potrebbero essere ulteriormente colpite dalla comunicazione dei detenuti tramite i social network.
Casi emblematici e richiesta di condanne esemplari: l’importanza della sorveglianza
Di Giacomo ha evidenziato diversi casi emblematici di detenuti che hanno utilizzato i social network per promuovere sé stessi o per comunicare con l’esterno. La recente condanna di un detenuto sorpreso con un telefonino a Secondigliano-Napoli, ad esempio, dimostra la necessità di condanne severe per scoraggiare l’uso non autorizzato di dispositivi mobili all’interno delle carceri. La sorveglianza e il controllo sull’uso dei cellulari sono cruciali per garantire la sicurezza all’interno delle strutture penitenziarie e per evitare ulteriori traumi alle vittime e alle loro famiglie.
Approfondimenti
– Sindacato di Polizia Penitenziaria: È un’organizzazione sindacale che rappresenta gli agenti di polizia penitenziaria e che si occupa di tutelare i loro interessi e promuovere migliorie nelle condizioni di lavoro e sicurezza all’interno delle carceri.
– Michelle Causo: Una giovane di 17 anni che è stata uccisa a Roma, il cui caso ha portato all’attenzione il problema dell’uso dei cellulari nelle carceri.
– Roma: La capitale d’Italia, dove si è verificato l’omicidio di Michelle Causo.
– Treviso: Città in Veneto, dove si trova il carcere minorile citato nel testo come luogo dove è detenuto il presunto assassino di Michelle Causo.
Il segretario generale del S.Pp. (Sindacato di Polizia Penitenziaria), Aldo Di Giacomo, ha evidenziato che le dichiarazioni delle autorità penitenziarie riguardo all’assenza di collegamento internet nelle carceri non sono sufficienti a garantire il controllo sull’uso dei cellulari all’interno delle celle. La preoccupazione è che detenuti con accesso a dispositivi mobili possano comunicare con l’esterno tramite i social network, causando ulteriori traumi alle famiglie delle vittime.
– Aldo Di Giacomo: Segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria.
Si fa riferimento anche a un caso di un detenuto a Secondigliano-Napoli che è stato sorpreso con un telefonino, il che ha portato ad una condanna come esempio per scoraggiare l’uso non autorizzato di dispositivi mobili nelle carceri.
– Secondigliano-Napoli: Quartiere di Napoli, dove è stato sorpreso un detenuto con un telefonino.