Due donne di origine rumena sono al centro di un’inchiesta della Procura di Brescia che ha scoperchiato una rete di cliniche illegali dedicate alla medicina estetica. Le indagate, che si presentavano come medici estetici, avrebbero effettuato trattamenti con botulino, acido ialuronico e filler senza alcuna abilitazione, mettendo a rischio la salute delle clienti.
Cliniche clandestine nel bresciano e bergamasco
Le operazioni della Guardia di Finanza hanno portato alla scoperta di due ambulatori illegali, uno situato a Pisogne, nel Bresciano, e l’altro a Costa Volpino, nella provincia di Bergamo. Le perquisizioni, svolte nelle ultime settimane, hanno rivelato una situazione allarmante: si utilizzavano sostanze e strumenti non autorizzati per effettuare interventi estetici. Le due donne avevano attratto l’attenzione grazie a una particolare strategia di marketing sui social network, dove pubblicizzavano i loro servizi a prezzi molto competitivi.
Particolarmente preoccupante è emerso il coinvolgimento di donne giovani, ventenni, che si sono fatte attrarre da queste offerte allettanti. Le investigazioni hanno cercato di comprendere non solo l’operato di queste due cliniche, ma anche il potenziale rischio che corrono le persone che si sottopongono a trattamenti estetici in contesti privi di ogni forma di autorizzazione.
Materiale e pratiche pericolose
Durante le perquisizioni, le forze dell’ordine hanno rinvenuto un ampio arsenale di strumenti utilizzati per i trattamenti, molti dei quali erano riutilizzati senza alcuna sterilizzazione. Questa prassi, oltre a essere illegale, rappresenta un serio pericolo per le pazienti, esponendole a infezioni e altre complicazioni sanitarie. La Guardia di Finanza ha anche trovato sostanze mediche, tra cui alcuni flaconi di botulino e acido ialuronico, a conferma dell’attività svolta negli ambulatori clandestini.
L’aspetto più inquietante dell’inchiesta è emerso quando, in uno dei frigoriferi delle cliniche, è stata rinvenuta dell’adrenalina. Questa sostanza, notevole per il suo utilizzo in situazioni di emergenza come lo shock anafilattico, non avrebbe dovuto trovarsi in mani non qualificate. La presenza di tali materiali ha sollevato ulteriori interrogativi sul tipo di interventi che venivano realmente eseguiti e sui rischi che correvano le clienti.
La risposta delle autorità e il quadro normativo
La Procura di Brescia ha avviato un’indagine più ampia, ponendo attenzione non solo sulle due donne ma anche su eventuali reti di complici e sull’organizzazione delle cliniche clandestine. Le autorità compongono un quadro normativo disciplinare che vieta l’esercizio abusivo della professione medica ed è di fondamentale importanza far rispettare questi standard per garantire la sicurezza dei pazienti.
In questo contesto, le indagini rimandano a una questione più ampia che riguarda la crescente diffusione di pratiche estetiche non controllate, sull’importanza della regolamentazione nel settore e sul ruolo dei social media nel legittimare attività potenzialmente dannose. La Guardia di Finanza, coinvolta attivamente nella sorveglianza di questo settore, rientra tra le forze che si pongono l’obiettivo di tutelare la salute pubblica e fermare attività illegali nel campo della medicina estetica, spesso nascoste da una facciata di modernità e validità .