Infermiere condannato a otto anni per abusi su pazienti fragili in clinica del ravennate

Infermiere condannato a otto anni per abusi su pazienti fragili in clinica del ravennate

Infermiere di 34 anni condannato a otto anni per abusi su quattro giovani pazienti vulnerabili in una clinica psichiatrica di Riolo Terme; sospensione professionale e interdizione dai pubblici uffici.
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A Riolo Terme, un infermiere è stato condannato a otto anni per abusi sessuali su quattro giovani pazienti vulnerabili in una clinica psichiatrica, con sospensione dall’albo e interdizione dai pubblici uffici. - Gaeta.it

A Riolo Terme, un infermiere di 34 anni ha ricevuto una pena di otto anni per avere abusato sessualmente di quattro giovani pazienti vulnerabili tra novembre 2022 e gennaio 2023. Le vittime avevano poco più di vent’anni e si trovavano in una struttura specializzata in disturbi psicologici. La sentenza ha previsto anche la sospensione dall’albo professionale e l’interdizione dai pubblici uffici.

dettagli della condanna e misure accessorie

Il Tribunale ha emesso la condanna in rito abbreviato. Oltre alla pena detentiva di otto anni è stata definita l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la sospensione per tre anni dall’esercizio della professione infermieristica. La decisione arriva dopo le indagini coordinate dal pubblico ministero Stefano Stargiotti e condotte dai carabinieri della compagnia locale. Le accuse si riferiscono a episodi avvenuti principalmente durante i turni notturni nella clinica ove l’imputato lavorava ai tempi dei fatti.

la clinica e la posizione assunta

La clinica coinvolta fa parte di un gruppo specializzato in problemi psichiatrici e psicologici. Essa aveva subito preso posizione allontanando il professionista fin dal momento in cui si era diffusa la notizia degli abusi. La tutela delle pazienti ha trovato risposta anche nella costituzione di parte civile da parte di due giovani vittime e del gruppo proprietario della struttura.

reazioni delle vittime e risarcimenti

Tra le quattro pazienti coinvolte, due si sono rivolte alla giustizia come parte offesa. Una delle ragazze, rappresentata dall’avvocato Maddalena Introna, ha ricevuto un risarcimento provvisionale di 17 mila euro stabilito dal giudice per l’udienza preliminare Janos Barlotti. L’altra, inizialmente parte civile, ha deciso di ritirare la costituzione dopo aver raggiunto un accordo risarcitorio fuori dal processo.

Questi passaggi rispecchiano i percorsi legali intrapresi dalle vittime per ottenere un riconoscimento delle violazioni subite. La presenza sia dell’azione penale che delle istanze civili delinea un quadro complesso di tutela nei confronti di soggetti fragili, inseriti in un contesto sanitario che avrebbe dovuto garantire la loro sicurezza.

indagini e stato psicologico dell’imputato

Le investigazioni sono partite dal racconto di una delle giovani pazienti, elemento chiave per scoperchiare gli abusi. Le forze dell’ordine hanno ricostruito la dinamica degli episodi concentrandosi sui momenti in cui il personale infermieristico era meno sorvegliato, cioè durante i turni serali e notturni.

L’infermiere, assistito dall’avvocato Rita Nanetti, era stato inizialmente arrestato e ristretto in carcere. Successivamente il tribunale del riesame ha concesso i domiciliari, giustificando la decisione con l’avvio di un percorso terapeutico da parte dell’imputato e con la sua scelta di dimettersi spontaneamente dalla struttura. In seguito ha trovato impiego in un’azienda privata, con ruoli che gli permettevano limitati contatti con il pubblico.

perizia e capacità di intendere e volere

Una perizia psichiatrica ha valutato la sua situazione mentale riscontrando segni di immaturità affettiva e psichica, pur confermando la capacità di intendere e di volere. Ciò ha influito sulle scelte procedurali riguardo la custodia cautelare e le modalità di detenzione.

provvedimenti disciplinari e responsabilità professionali

L’ordine degli infermieri di Bologna, ente di appartenenza professionale dell’imputato, ha aperto un fascicolo disciplinare per valutare le azioni da intraprendere sul piano professionale. L’interdizione temporanea e la sospensione stabilite in sede penale rappresentano solo una parte delle conseguenze, mentre l’eventuale radiazione potrà essere decisa dopo gli ulteriori approfondimenti da parte del collegio.

Questo caso riporta l’attenzione sulla necessità di vigilanza nei contesti sanitari che trattano pazienti in condizioni di fragilità. La responsabilità degli operatori è fondamentale per garantire ambienti sicuri e rispettosi, specialmente quando si tratta di soggetti vulnerabili per motivi psichiatrici o psicologici.

La sentenza e le misure disciplinari rappresentano una risposta giudiziaria che tenta di arginare abusi e tutelare chi non può difendersi appieno. I riflessi di questa vicenda coinvolgono la struttura sanitaria, gli organi regolatori e più in generale il sistema di salute pubblica e privata che deve garantire standard di controllo e di etica professionale.

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