Nell’ambito della medicina moderna, le innovazioni nei trattamenti delle malattie vascolari sono fondamentali. Recentemente, un équipe di medici della radiologia interventistica dell’azienda ospedaliera di Padova ha messo a segno un risultato straordinario, sviluppando una nuova procedura per trattare aneurismi giganti dell’arteria splenica. Questa tecnica, che presenta un accesso arterioso trans-splenico, ha permesso di affrontare con successo un caso clinico complicato, riducendo i rischi associati a interventi più invasivi.
La storia della paziente e l’intervento
La protagonista di questa vicenda è una donna di 60 anni, che ha dovuto affrontare un aneurisma di ben 8 centimetri di diametro. Un problema di salute decisamente serio, che fino a pochi anni fa avrebbe portato probabilmente alla rimozione della milza, con conseguenti gravi complicazioni. Dopo l’intervento, avvenuto con grande successo, la paziente ha potuto tornare a casa dopo soli due giorni, con la sola necessità di un follow-up regolare per monitorare la situazione.
Nei dettagli, la milza della paziente era cresciuta fino a raggiungere un ingrossamento di circa 30 centimetri di diametro, un’eventualità che richiede un approccio innovativo. La tecnica tradizionale prevede un accesso attraverso l’arteria femorale, ma in questo caso specifico, non era praticabile. Questo ha spinto i medici a ricorrere all’accesso tramite la milza stessa, permettendo così di trattare l’aneurisma senza compromettere l’organo.
La tecnica innovativa e la sua pubblicazione
Il professore Giulio Barbiero, assieme ai dottori Michele Battistel e Stefano Groff, ha spiegato che la procedura ha “salvato la milza”, un risultato significativo rispetto agli approcci classici, dove l’organo viene solitamente sacrificato. Questo intervento, che si distacca dalla prassi abituale a causa delle dimensioni problematiche dell’aneurisma, segna un progresso notevole nella radiologia interventistica.
La tecnica realizzata è stata descritta in uno studio pubblicato nel Journal of Vascular and Interventional Radiology, una rivista di riferimento del settore a livello internazionale. La pubblicazione non solo testimonia l’importanza dell’innovazione tecnologica in campo medico, ma evidenzia anche il lavoro pionieristico svolto dai professionisti dell’Azienda Ospedaliera di Padova.
Il contributo dell’unità di radiologia interventistica
L’unità di radiologia interventistica di Padova è specializzata in diagnostica invasiva e tecniche terapeutiche. Nonostante l’intervento sull’aneurisma rappresenti un traguardo, non è l’unico riconoscimento di cui possono vantarsi gli specialisti padovani. Infatti, i medici sono stati anche i primi a eseguire un campionamento venoso surrenalico con CO2 in un paziente allergico al contrasto iodato, nonché la prima crioablazione percutanea di reninoma.
Giulio De Conti, direttore della UOC Radiologia, ha sottolineato come la ricerca di nuove metodologie sia essenziale per il futuro della radiologia interventistica, con un impegno che si traduce in oltre 200.000 prestazioni annue. L’approccio multidisciplinare, che unisce le competenze di medici e sanitari, è il segreto per fare di Padova un punto di riferimento in questa area della medicina, con l’obiettivo di migliorare continuamente le procedure e salvaguardare la salute dei pazienti.
Ultimo aggiornamento il 18 Dicembre 2024 da Marco Mintillo