Innovativi sensori per rilevare le nanoplastiche: un passo avanti per la salute dei corsi d'acqua

Innovativi sensori per rilevare le nanoplastiche: un passo avanti per la salute dei corsi d’acqua

Un progetto dell’Università di Bolzano sviluppa sensori innovativi per rilevare le nanoplastiche negli ecosistemi acquatici, affrontando la crescente minaccia per l’ambiente e la salute umana.
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Innovativi sensori per rilevare le nanoplastiche: un passo avanti per la salute dei corsi d'acqua - Gaeta.it

La questione delle nanoplastiche negli ecosistemi acquatici è al centro di molte ricerche scientifiche, e un recente progetto della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bolzano, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, promette di fare un significativo passo avanti in questo campo. Utilizzando sensori innovativi e facili da usare, gli studiosi mirano a localizzare queste micro particelle per affrontare la crescente minaccia che rappresentano per l’ambiente e la salute umana. Secondo le previsioni del World Economic Forum, nel 2050 si accumulerà più plastica nei mari che pesci, rendendo urgente la necessità di interventi efficaci.

La partecipazione dell’Università di Bolzano e l’innovazione nei sensori

Il team di ricerca della Libera Università di Bolzano include nomi noti come il Prof. Andrea Gasparella e la giovane biotecnologa Giulia Elli, insieme ai professori Paolo Lugli e Luisa Petti del Sensing Technologies Lab. La loro ricerca ha già trovato spazio sulla rivista ACS Applied Materials & Interfaces, testimoniando l’importanza e l’innovatività del lavoro svolto. I sensori sviluppati sono concepiti per affrontare la problematica delle nanoplastiche, ovvero particelle inferiori ai 1.000 nanometri, che si infiltrano rapidamente negli ambienti acquatici e si accumulano negli organismi viventi, ponendo seri rischi per la salute degli ecosistemi.

Tradizionalmente, la rilevazione di queste nanoplastiche era un compito laborioso e costoso, spesso richiedente l’uso di tecniche come la spettroscopia. Tale complessità rappresentava un freno all’efficace monitoraggio degli ambienti. È in questo contesto che si inserisce l’innovazione proposta dai ricercatori: un sensore basato su un transistor a effetto di campo con nanotubi di carbonio. Questo dispositivo non solo consente di identificare velocemente le nanoplastiche, ma anche di farlo in modo accessibile, consentendo a un numero maggiore di operatori di monitorare la qualità delle acque.

Sviluppi in laboratorio e collaborazioni internazionali

Attualmente, i test sui nuovi sensori vengono condotti in laboratorio, dove vengono riprodotte condizioni simili a quelle dell’acqua di mare, di fiume e di lago per valutare il loro funzionamento. Questo lavoro di ricerca ha progressi significativi ha coinvolto anche L’Université Paris Cité in Francia, dove si sta ampliando la ricerca sulla selettività del sensore. L’obiettivo finale è di sviluppare dispositivi in grado di identificare specifici tipi di nanoplastiche inquinanti, affinando ulteriormente il monitoraggio delle acque.

Un traguardo importante sarà il test dei sensori in situ, ovvero la raccolta di dati direttamente in natura tramite imbarcazioni, rendendo le rilevazioni molto più utili e pratiche per garantire un intervento tempestivo e mirato. Le sfide da affrontare rimangono, ma l’ottimismo attuale dei ricercatori è alto, evidenziando il potenziale di trasformazione del monitoraggio delle acque.

Un problema crescente: la plastica nei mari

L’aumento della presenza di plastica nei mari è un problema di cui si parla sempre di più, ma spesso la gravità della situazione non è pienamente compresa. Le nanoplastiche, in particolare, sono difficili da monitorare e quantificare. Diverse ricerche indicano che l’inquinamento da plastica sta raggiungendo livelli critici, spesso trascurati, e le aree marine rimangono scarsamente esplorate.

Il nuovo sistema di rilevazione dei ricercatori di Bolzano ha il potenziale di cambiare le carte in tavola nella lotta contro l’inquinamento marino. L’approccio appena descritto permette di ottenere risultati rapidi e accessibili, rendendo opportuno monitorare una maggiore quantità di dati provenienti dalle acque. Rimuovere le nanoplastiche non è solo una questione di salute ambientale, ma anche di sicurezza alimentare e benessere umano, poiché molte di queste particelle possono filtrarsi attraverso la catena alimentare. La lotta contro l’inquinamento da plastica, dunque, continua, con l’auspicio che le anticipazioni scientifiche possano portare a soluzioni più efficaci.

Ultimo aggiornamento il 18 Dicembre 2024 da Sara Gatti

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