Negli ultimi anni, il settore vitivinicolo ha affrontato significative sfide a causa del cambiamento climatico e dell’evoluzione dei gusti dei consumatori. Un nuovo sviluppo scientifico dall’Università di Milano sta cambiando radicalmente la situazione. Attraverso l’implementazione dei portainnesti M, questi studi rappresentano un passo avanti drammatico nella gestione della risorsa idrica nei vigneti, promettendo vantaggi non solo ambientali ma anche qualitativi per il vino prodotto.
La nasciata dei portainnesti M
La tecnica dei portainnesti M è il risultato di oltre vent’anni di ricerca condotta da un team coordinato da Attilio Scienza e Lucio Brancadoro all’Università di Milano. Questi ricercatori, grazie al supporto di Winegraft, hanno lavorato instancabilmente per testare questa innovazione in dieci differenti aree vitivinicole italiane, da nord a sud, dal Piemonte alla Sicilia. L’obiettivo principale era quello di sviluppare un sistema che potesse resistere sia alla siccità che agli attacchi della fillossera, un insetto patogeno per le viti.
I portainnesti M non solo si configurano come una soluzione a problemi storici dei vigneti, ma puntano a una gestione dell’acqua molto più efficiente. Studi recenti hanno dimostrato che questi portainnesti possono ridurre il consumo idrico fino al 40%, permettendo agli agricoltori di affrontare le sfide legate alla disponibilità d’acqua in un contesto di crisi climatica.
Risparmi idrici significativi
Marcello Lunelli, presidente di Winegraft, ha enfatizzato l’importanza di questa innovazione, evidenziando come il suo impiego nei vigneti della Lombardia possa generare un risparmio annuale di circa 426 milioni di ettolitri di acqua. Questa cifra è impressionante, corrispondente a due volte e mezzo il volume del Lago d’Iseo, suggerendo un impatto potenzialmente trasformativo per la regione vitivinicola. Con l’insorgere di periodi di magra e la necessità di una gestione più responsabile delle risorse idriche, le tecniche innovative come quelle dei portainnesti M si rivelano fondamentali.
Evidentemente, il risparmio idrico non è l’unico vantaggio. La ricerca suggerisce che l’adozione di questi portainnesti potrebbe migliorare anche la qualità delle uve, influenzando positivamente il gusto e le proprietà organolettiche dei vini. Ciò si traduce in vantaggi sia per i produttori che per i consumatori, i quali possono aspettarsi prodotti finali di qualità superiori.
Una visione rivoluzionaria per i vigneti
La scoperta dei portainnesti M sta cambiando il paradigma tradizionale riguardo l’uso dei portainnesti nelle viti. Lunelli ha fatto notare che, con questa nuova tecnologia, non si devono più considerare esclusivamente i portainnesti come una protezione contro i parassiti o la siccità. Piuttosto, questi devono essere visti come strumenti biologici strategici, capaci di elevare la qualità dell’uva e, di conseguenza, del vino.
La distribuzione dei portainnesti M è gestita da Vivai Cooperativi Rauscedo, che si è attivata per accelerare l’adozione di questa tecnologia tra i viticoltori. Questa evoluzione nel modo di coltivare le viti potrebbe rappresentare una risposta significativa ai problemi ambientali attuali, configurando un futuro più sostenibile per l’industria vinicola, non solo in Italia ma potenzialmente in tutto il mondo.
Il cambiamento climatico, la pressione sulle risorse idriche e le mutate preferenze dei consumatori sono solo alcune delle sfide che il settore deve affrontare. Tuttavia, innovazioni come quella dei portainnesti M non solo offrono soluzioni pratiche, ma promuovono una nuova narrativa per il mondo del vino, che potrebbe continuare a prosperare in un contesto sempre più complesso.
Ultimo aggiornamento il 11 Gennaio 2025 da Sofia Greco