L’emergere dell’intelligenza artificiale ha portato a un’evoluzione nelle dinamiche del mondo del lavoro, soprattutto nel campo della formazione. Durante il convegno “Trasformazione digitale, dentro l’Ai“, organizzato da Adnkronos, il CEO di Engineering, Maximo Ibarra, ha evidenziato la necessità di una riformazione radicale per le persone che lavorano da anni in settori tradizionali, in risposta all’accelerazione delle tecnologie digitali. Questo tema centrale ha suscitato un forte dibattito su come preparare le attuali e future generazioni per un mercato in rapida evoluzione.
La necessità di una nuova educazione
Ibarra ha messo in luce che il modello formativo tradizionale non è più sufficiente per rispondere alle esigenze del mercato. La formazione deve evolversi per abbracciare competenze digitali e STEM, altrimenti si rischia di avere un significativo calo occupazionale con difficoltà nella rioccupazione. Attendere esclusivamente il supporto dell’università per formare adeguatamente la popolazione non è una strategia sostenibile, secondo Ibarra. Con circa 30.000 giornate di formazione offerte ogni anno dalla propria “academy“, Engineering si propone come un esempio di come le aziende possano attivamente partecipare alla formazione continua, coinvolgendo sia docenti interni che esterni.
La diversificazione dei corsi è fondamentale, poiché essa non si rivolge solamente a chi ha una base scientifica, ma mira anche a chi non ha mai avuto accesso a una formazione digitale. Questa apertura è cruciale, poiché le aziende non riescono a trovare le competenze richieste nel mercato attuale. L’interesse dei giovani verso la tecnologia, non solo come strumento ma anche come mezzo per migliorare la quotidianità, rappresenta una risorsa preziosa.
L’agilità come chiave di competitività
Nel contesto attuale, caratterizzato da rapidi cambiamenti, Ibarra ha suggerito che l’incertezza sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni richiede una notevole capacità di adattamento. Per mantenere una posizione competitiva è fondamentale essere agili e reattivi. Investire in ricerca e innovazione rappresenta un passo decisivo per i sistemi Paese, che devono agire con tempestività e impegno per non restare indietro.
Investimenti corposi possono fare la differenza, ma devono essere realizzati in modo strategico e consapevole. Anche se le risorse necessarie non devono essere necessariamente enormi, devono essere concentrate su progetti significativi per ottenere risultati tangibili. L’obiettivo non è solo quello di superare Paesi più avanzati, ma anche quello di mantenere una traiettoria di crescita positiva, evitando di perdere il contatto con le tendenze globali.
Investimenti in ricerca e innovazione necessarie
Comunicando la sua visione, Ibarra ha enfatizzato che è imperativo per i gruppi industriali e istituzionali investire significativamente in questi settori, per garantire non solo la sopravvivenza ma anche l’evoluzione delle attività economiche. Le risorse necessarie per il settore pubblico, pur non essendo esorbitanti, devono essere allocate con attenzione per massimizzare l’impatto sul sistema economico e sociale. Le aziende e le istituzioni devono collaborare per formare un ecosistema innovativo, dove la ricerca diventi parte integrante della strategia operativa.
La sfida è duplice: da un lato c’è la necessità di un’educazione allineata alle esigenze del mercato, dall’altro quella di creare un sistema innovativo che possa, se non superare, almeno rimanere al passo con i principali attori globali. Solo così sarà possibile affrontare le sfide del futuro, facendo leva su competenze moderne e su una governance d’impresa reattiva e adattabile.
Ultimo aggiornamento il 19 Novembre 2024 da Elisabetta Cina